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FONDAZIONI DEL MUSPAC La fondazioni per la costruzione della nuova sede

25 Giugno 2010

MU.SP.A.C. Una nuova porta da aprire, un nuovo luogo da abitare.

Il terremoto del 6 aprile 2009 ha distrutto molti tetti e molte anime all’Aquila.
Ha distrutto anche il MU.SP.A.C. – Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea – che aveva sede in pieno centro storico, in via Paganica 17.  In quel luogo ci identificavamo, avevamo sviluppato un senso di appartenenza, sentivamo che le nostre azioni avevano trovato il posto adeguato in cui accadere. In quegli interni sentivamo di stare in pace, in un luogo protetto. Quelle stanze di lavoro erano divenute nel corso degli anni un centro di orientamento da cui sono partiti numerosi progetti ed eventi artistici. Sin dal 1984 abbiamo svolto un’intensa attività di ricerca, concependo l’arte come una pratica di esperienza globale. Nel corso degli anni sono stati coinvolti artisti e studiosi di varie discipline, con cui è stato possibile attraversare vari territori culturali, nella consapevolezza che sia proprio l’arte a consentire lo sviluppo della struttura dinamica dell’intera conoscenza.
Ora quel luogo è abbandonato a se stesso, senza luci, senza passi, senza voci. Solo vento, buio, tristezza e inquietudine. Sono state danneggiate molte opere di artisti di rilievo internazionale della collezione permanente e sono stati distrutti computer e banca dati.
Non bisogna però guardare tutto questo con malinconia. Non bisogna fermarsi o abbandonarsi al rimpianto.  E’ necessario pensare a questa ferita collettiva come a una cesura, un taglio da rimarginare, un punto fermo da cui poter ricominciare con un nuovo sguardo, un’altra prospettiva. La condizione del Terrae Motus è servita a tenerci svegli, a proporre nuove idee, nuovi progetti, nuove “messe in scena”, perché siamo consapevoli che solo attraverso le energie vitali dell’arte possiamo ri-abitare con spirito nuovo la città.
Grazie al sostegno e alla solidarietà di molti, tra cui la Fondazione Carispaq, l’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara, la Terna S.p.A. e il Comune dell’Aquila, abbiamo costruito una nuova sede (ancora in fase di ultimazione) in via Ficara – Piazza D’Arti (dove si trovano altre diciotto Associazioni Culturali), augurandoci che le nostre azioni possano servire ad attraversare nuovamente la soglia del nostro museo riguadagnando un luogo perduto. Una pianta a croce greca, simbolo di simmetria perfetta e citazione del motivo ornamentale della facciata della Basilica di Collemaggio, servirà ancora una volta a stabilire l’incontro tra il dentro e il fuori, in modo da ricucire relazioni fondamentali con la collettività. Stiamo ricreando una nuova collezione permanente e una nuova multimediateca che possano rendere un servizio pubblico ai cittadini. Per dare continuità ai nostri 27 anni di attività, continueremo a organizzare eventi d’arte, conferenze, presentazioni di libri, laboratori didattici, lezioni di storia dell’arte, cineforum ecc.. coinvolgendo tutte le Associazioni e le Istituzioni pubbliche e private.
Con questo spirito continueremo a usare la simbolica chiave del nostro logo per riaprire la “duchampiana” porta del museo, chiusa e aperta nello stesso tempo.
Consapevoli che “abitare non significa soltanto avere un tetto sulla testa” (Heidegger), pensiamo sia indispensabile orientarsi in un ambiente e identificarsi con esso. Avere una casa non basta perché non facilita la qualità del vivere, in quanto l’essere al mondo significa avere radici più profonde. L’Aquila è divenuta una città di “non luoghi” ed è proprio per questo che, per ricostruire un tessuto sociale, c’è bisogno di spazi di aggregazione che aiutino l’uomo ad “abitare”.
Questo modus operandi crediamo possa far riflettere su come, dopo la catastrofe e il naufragio, si possa trovare un approdo, una nuova possibilità per riprendere un cammino difficile, tortuoso ma necessario all’arte come alla vita.

 

Gli Operatori del MU.SP.A.C.

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LEGA’MI UN SEGNO NEL PARCO Un segno nel parco - III Edizione - Tivoli, area delle antiche cave del Barco

14-10 Maggio 2010

L’Associazione culturale Comitato promotore del Parco archeologico – ambientale dell’antica cava del Barco, dell’area dei travertini e delle Acque Albule, che ha come finalità la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione delle emergenze archeologico- ambientali presenti nel territorio dei Travertini delle Acque Albule, un tempo Tenuta di Caccia del Cardinale Ippolito II d’Este, e oggi Sito di Interesse Comunitario Proposto, è promotrice di una Manifestazione, che si svolgerà a Tivoli, in località Barco, dal 14 al 30 maggio 2010. La Manifestazione dal titolo “legA’mi, un segno nel Parco”, giunta quest’anno alla sua III Edizione, vede il patrocinio e la collaborazione dell’Accademia di Belle Arti di Roma, Corso di Scultura, professori Donato Bianco- Oriana Impei, da tempo promotori della scultura del travertino all’interno dell’Accademia, partecipando ad eventi d’Arte nel territorio.
Particolare rilievo durante l’evento sarà dato all’area di accesso al futuro parco: individuata nel Complesso Monumentale dell’antico Ponte Lucano – Mausoleo dei Plauzi oggi negato alla città insieme al Fiume Aniene, a causa di un quanto mai inutile muro di cemento che rende dal 2004 inaccessibile il sito. Qui,il professor Antonello Belli titolare del corso di Pittura dell’Accademia di Roma, realizzerà con i suoi studenti alcune performances.
In collaborazione con il Comitato per il Recupero di Ponte Lucano e con il contributo di altre Associazioni Culturali, performances saranno rappresentazione contro l’indifferenza ed il degrado in cui da troppo tempo versa l’area. Altri segni per la salvaguardia e valorizzazione dell’area saranno lasciati nella mattinata del 16 maggio anche da Associazioni sportive come Tivoli Marathon e Liberi di Fare Sport che insieme all’Associazione Vento di Tramontana condivideranno con noi le finalità del progetto. Alle ore 9,30 di Sabato 29 Maggio, oltre ad una visita archeologico – ambientale dell’area, sarà fatta un’escursione dimostrativa di navigazione dell’Aniene in canoa e gommone da raft. Condizioni metereologiche permettendo, si pagaierà dall’antico Ponte Lucano fino al canale d’Este (10 km), con il prezioso supporto di: Circolo Canottieri Tivoli, Canoanium Subiaco, Uisp Acquaviva – C.K. Assex Roma , alla discesa parteciperanno Legambiente, WWF e Italia Nostra.
Alla Manifestazione prenderanno parte studenti del Corso di Scultura dell’Università Der Kunste di Berlino accompagnati dal Prof. Yoshimi Hashimoto, presente già nel 1975, (come assistente universitario), al II Simposio Internazionale di Scultura in Travertino organizzato proprio al Barco.
Quest’anno interverrà anche l’Università H.G.B. di Lipsia (Germania), che con alcuni studenti delle classi di Fotografia (Prof.sse Tina Bara e Heidy Specker) e di Intermedia (Prof.ssa Alba D’Urbano) svilupperanno, in sinergia con il Progetto LegA’mi, parte di un lavoro interdisciplinare svolto con gli studenti della prof.ssa Laura Salvi dell’Accademia di Roma, dal titolo Schiuma Solida.
All’evento parteciperanno inoltre:il Mu.sp.a.c. di L’Aquila e gli artisti: Romolo Belvedere, Michele Flammia, Oriana Impei, Mathias Omahen, Isabelle Dehais, e le associazioni del territorio che vorranno lasciare con la loro presenza ed impegno un segno di condivisione dell’idea di parco, come TivoliArte con cui il Comitato condivide il progetto per una Casa delle Culture e dell’Arte in cui l’area del Barco riveste un ruolo importante per la scultura del Lapis Tiburtinus, intesa anche come azione economica sostenibile nel comparto, che diversificando il target, attraverso il segmento dell’arte darebbe vita ad una scuola di scultura unica, legata alle Accademie di Belle Arti d’Europa, e di una università di antichi arti e mestieri che potrebbe formare e specializzare scalpellini, artigiani, artisti e restauratori della nobile pietra, come anche auspicato da Fillea CGIL che sostiene l’iniziativa.
Durante la Manifestazione studenti di Roma e Berlino scolpiranno su blocchi di travertino e lastre messi a disposizione da cavatori dell’area e dal Centro di Valorizzazione del Travertino Romano, mentre performances e installazioni saranno realizzate da artisti e studenti delle altre Università presenti.
Nel pomeriggio di domenica 30 maggio, a conclusione della prima parte della manifestazione, ci sarà la visita guidata dell’Area, supportati dagli studenti dell’ITSCGT Pisano, e si vedranno le sculture realizzate e alcune performances ed istallazioni. Dopo la visita, si terrà un incontro-tavola rotonda nell’area a verde della Domus Patrizia in via del Barco 4, presenti il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Roma Gerardo Lo Russo, docenti e studenti delle varie Università intervenute, artisti coinvolti nel Progetto e critici d’arte.
Saranno invitati a partecipare inoltre Amministratori Comunali, Provinciali, Regionali, cittadini e associazioni, per dibattere e confrontarsi sulla proposta di parco archeologico ambientale con attività sostenibili e un museo in progress con dipartimenti Universitari di scultura legati al Lapis Tiburtinus e all’arte ambientale. Al termine, saranno proiettati filmati e frammenti del back stage della Manifestazione. A conclusione della serata sarà offerto ai partecipanti un Buffet a base di prodotti tipici offerti da alcune Aziende del Territorio cucinati secondo ricette della tradizione, consulenza e supervisione Slow Food, Condotta di Tivoli, con il contributo degli Studenti del Settore Ristorazione C.F.P. Rosmini.-TivoliForma s.r.l.
A Ottobre, presso le Scuderie Estensi a Tivoli,nel Convegno delle “5 giornate dell’arte”, il Comitato presenterà il Catalogo curato dall’Accademia di Belle Arti di Roma ed il Cortometraggio realizzato. La manifestazione avrà il patrocinio della Regione Lazio, dell’Accademia di Belle Arti di Roma, del Comune di Tivoli, del Centro di Valorizzazione del Travertino Romano, delle Terme Acque Albule. Si ringraziano fin d’ora gli sponsor che hanno reso possibile l’evento e TivoTV che ne seguirà le riprese.

 

I responsabili del Progetto

 

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IN DONO MICROGALLERIA dell'Accademia di Belle Arti dell'Aquila

23 Aprile 2010

Mostra a cura di Anna Maiorano e Cristina Reggio

 

Il dono dell’arte per abitare e/è guarire

 

Se penso in questo momento all’idea di dono, da condividere con le care amiche Anna e Cristina della MG, non posso che pensare alla possibilità di vedere ricostruito ciò che, prima del tremendo terremoto del 6 aprile, era parte fondamentale della mia esistenza: la mia casa, il Mu.sp.a.c., l’intero centro storico dell’Aquila da intendere come una grande casa, come una grande opera d’arte, un dono appunto.
Dentro il centro storico “abitavamo” il nostro museo nel senso heideggeriano del termine, e cioè come modo in cui gli esseri umani stanno sulla terra, che corrisponde a qualcosa di più che avere un semplice tetto sulla testa, qualcosa di più di un semplice “rifugio”.
Sappiamo bene che si apprezzano di più le “cose” quando c’è il rischio di perderle. Per questo penso al dono come a un luogo significativo dove poter continuare a svolgere la nostra vita, per sentirci di nuovo “a casa” abitando poeticamente, perché solo se abbiamo la capacità di abitare possiamo ricostruire.
Anche il Mu.sp.a.c. (Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea), la cui sede si trova all’interno del Centro Storico, era per noi un dono. In quel luogo ci identificavamo ed avevamo sviluppato un senso di appartenenza, sentivamo che le nostre azioni avevano trovato il luogo adeguato in cui accadere. Si era stabilita con quegli spazi una certa attitudine, un “buon” rapporto in senso fisico e psichico, un punto di appoggio esistenziale, qualcosa di più di una astratta localizzazione, una “stabilitas loci”, condizione necessaria per poter attraversare vari territori culturali compatibili con la dinamica del mutamento. In quegli interni sentivamo di “stare in pace” in un luogo protetto. Quelle stanze di lavoro erano divenute nel corso degli anni un “centro”, luogo di orientamento da cui sono partiti numerosi progetti ed eventi artistici, alcuni svolti in collaborazione con la MG. In quel luogo si metteva al riparo la “parola”, tutti potevano esprimere le loro idee fuori dal rumore del mondo. Lì abbiamo compiuto molti sacrifici, nel senso che abbiamo “fatto rivivere” e ridistribuito forza ed energia vitale.
Il terremoto ci ha fatto sentire invece come anime perse nella solitudine, senza più punti di riferimento garantiti dalla nostra città, dai monumenti, dalle strade, dalle piazze: tutti elementi fortemente collegati alla memoria individuale e collettiva. Questo significa che l’architettura comporta anche delle implicazioni psichiche, delle finalità terapeutiche, anche se queste non sono naturalmente scollegate agli aspetti funzionali. Non a caso soprattutto molte persone anziane, dopo il terremoto, sentendosi al di fuori del loro spazio vitale e affettivo, ci hanno lasciato, raggiungendo le anime di tutte le persone rimaste sepolte sotto le macerie.
Attraverso le energie vitali dell’arte possiamo però tenere vivo il ricordo, possiamo ri-abitare con spirito nuovo la città, possiamo costruire nuovi spazi, risollevarci ed avere più forza di chi non è mai caduto, possiamo risanare una frattura, guarire la ferita profonda provocata dal trauma del Terrae Motus (Beuys), per risvegliare ed ampliare le capacità creative e rigenerative del corpo malato della società, facendo delle nostre menti una scultura sociale, un grande dono.
Dovremo quindi continuare a donare arte con originalità, nel senso di origine, cioè ritorno alla sorgente, per poter recuperare il profondo significato spirituale del gesto del donare, come nel “dono del mantello” di Giotto nella Basilica di S.Francesco di Assisi o i dipinti su Celestino V di Ruther nella nostra basilica di Collemaggio. Opere che hanno rischiato con il terremoto di sgretolarsi, senza perdere però il senso profondo della loro arte che, seppure realizzata in periodi storici diversi, si compone di grande grazia negli atteggiamenti dei rispettivi Santi: con i loro gesti esprimono il valore umano che si è in grado di dare agli altri, mossi dalla necessità di amare. Quell’amare che nell’accezione nietzscheana significa in definitiva creare, nel senso di donare senso.
Per tale motivo, con alcune opere del Muspac, recuperate sotto le macerie, vogliamo insieme a Cristina e Anna intraprendere nuovi viaggi e varcare nuove soglie, per trovare quel luogo radunante dove le cose appaiono in “limpido splendore”, dove tutte le forze spirituali si concentrano.
Ma soprattutto vogliamo continuare ad amare e creare per donare senso.

 

Enrico Sconci