Eraserhead-La-mente-che-cancella

PLAY MUSPAC OTTOBRE ART e Cinema, Teatro, Musica

07 - 23 Ottobre 2014

A partire dal mese di ottobre e per tutto il 2015, l’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta” e il MU.SP.A.C., per festeggiare i trent’anni di attività, intendono promuovere una serie di iniziative ed eventi culturali, con una programmazione multidisciplinare a cadenza mensile dal titolo PLAY MUSPAC, che vedrà l’alternarsi di rappresentazioni teatrali, concerti, laboratori didattici, workshop con artisti di fama internazionale, convegni, rassegne cinematografiche e mostre di artisti della collezione permanente, dai nomi più noti alle nuove generazioni, che sosteniamo con il nostro quotidiano lavoro di ricerca.

 

 

PROGRAMMA

 

ART e CINEMA
“Buona la Prima!”
Rassegna cinematografica sulle opere prime dei grandi registi

Martedì 7 ottobre – ore 20,15
Wes Anderson – “Rushmore”

Martedì 14 ottobre – ore 20,15
Christopher Nolan – “Following”

Martedì 21 ottobre – ore 20,15
Alejandro González Iñárritu– “Amores Perros”

Martedì 28 ottobre – ore 20,15
David Lynch – “Eraserhead”

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ART e TEATRO

Giovedì 16 ottobre ore 21,00
Titolo: “Dov’è Desdemona?”
Compagnia: “Teatro delle viti – I Nuovi”
Regia: Michele Galasso
Drammaturgia e aiuto regia: Antonio Careddu
Attori: Simone Bobini, Eugenio Coppola

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ART e MUSICA

Giovedì 23 ottobre ore 22,00
Toni Fidanza e Gianluca Caporale Jazz duo

locandina Play Music
locandina Mancinelli

SEGNI E SOGNI. PERCORSI DIGITALI mostra di Pierpaolo Mancinelli

21 - 29 Agosto 2014

Labirinti della Mente

Andrea Domenico Taricco

 

 

Lo spirito fondante di quella scimmia evoluta che nel corso del tempo si è distinta dalle altre creature divenendo Uomo è caratterizzato dal desiderio e dalla volontà di dominare le cose mimandole sino a riprodurle e ricodificarle. Secondo queste premesse sono stati manipolati gli elementi sino a colonizzare le terre emerse, a vincere la forza degli oceani od a volare oltre le stelle. Intere città verticali decantano questa potenza sconfiggendo le barriere dello spazio e del tempo e le macchine così come le tecnologie più avanzate consentono questa dilatazione ideale che annienta lo stato reale delle cose virtualizzando il contingente in una nuova fede. Sono deceduti gli antichi valori e la solenne verità è stata proclamata in nome dell’individualismo egotista. L’uomo oltre l’uomo. Il nuovo millennio propone questo anelito privando l’uomo delle sue tradizionali abitudini o riconvertendole secondo le tendenze effimere del momento così come vengono offerte dai mass media. In un simile momento storico crollano gli stereotipi del passato e quella che definiamo crisi è solo la transizione tra un modo di pensare ed un nuovo modo di concepire sé stessi. L’arte, intesa come forma di poesia vivente, affronta direttamente questo cambiamento. Se il suo valore consisteva nel rappresentare oggettivamente la realtà, innalzandola persino alle sfere divine, da due secoli ha intrapreso le vorticose strade dell’interiorità volontaria od involontaria sino a smarrirsi in concettualismi nefandi, tramutati in prigioni dello spirito, in gabbie senza vie d’uscita. Labirinti della mente, appunto. È a questo punto che possiamo introdurre la figura di Pierpaolo Mancinelli. L’indagine che compie l’artista aquilano consiste essenzialmente nel percorrere in termini cerebrali il flusso quantistico delle emozioni, convertendo i surrogati della realtà remota in matrici direzionali atte a svelarne l’immanenza latente. Estrapola dal mondo ordinario i suoi codici archetipici e li converte in grammatiche programmate. Pensiamo al ciclo delle Città robotiche in cui improbabili forme geometriche, magniloquenti edifici futuribili o propulsori megatomici di civiltà avanzate, si intersecano in meccanismi sofisticati quasi come se geroglifici d’una lingua aliena fossero innescati nell’opera per riconfigurare codici millenari. Ma il culmine di questi labirinti sono le figure umane. Le sagome di un uomo e di una donna, di un Adamo e di un’Eva, di un Cristo e di una Sophia. Il grande padre e la grande madre dell’umanità intera vengono posti in un punto indefinito dello spazio, l’uno accanto all’altro, pronti per scattare e muoversi nel marasma delle forme e delle linee. Ogni volta che lo sguardo dello spettatore si ferma su queste opere, le sagome iniziano a muoversi e a disperdersi nell’apparente baratro della casualità. Apparente perché l’artista ne ha tessuto il destino e si ricongiungeranno per tornare eternamente a cercarsi. Crollano le distanze ed alla velocità della luce sembra che tutto sia immediatamente raggiungibile mentre ciò che è in prossimità sembra decadere nell’indifferenza. Esattamente come capita agli internauti della contemporaneità, pronti a perdersi nei social network ma a smarrire il contingente. Un salto ulteriore viene compiuto da Mancinelli nel ciclo intitolato Urban Map, in cui si libra nell’aere e scruta come un dio il mondo sottostante. Scorrono in sequenza le splendide visioni planimetriche delle architetture umane, dei ponti, dei corsi d’acqua, in cui pullula la vita microcosmica dei padroni del mondo ridotti ad insetti insignificanti. Anche in questo caso gli elementi del mondo ordinario vengono scardinati dalla loro diretta essenza acquisendo nuove significazioni.  In questa tipologia di indagine artistica nulla viene lasciato al caso ma viene preordinato mediante una logica attiva, brillante, efficace. Lo stravolgimento del punto di vista è la linea guida della sua ricerca formale. Mentre le Città Robotiche indagano interiormente le possibilità aggregative attraverso lo spazio ed il tempo, gli Urban Map lo compiono esteriormente, descrivendo il mondo dall’alto. Ma la sintesi espressiva giunge attraverso il ciclo degli Astratti, in cui Mancinelli destrutturalizza i preordini riconosciuti naufragando nel marasma cosmico sino ai caledoscopici frattali convertiti in simboli segnici ove si originano le emozioni. Il libero sfogo creativo genera così vorticosi rimpasti delle verità configurate precedentemente, con la stessa immediatezza dei sogni che frammentano particelle di realtà memorizzata scardinandosi in nuovi agglomerati dedotti logicamente. Siamo nella fase sperimentale. Big Bang dai quali germoglieranno nuovi orizzonti pittorici. L’universo artistico di Mancinelli è questo. Un serbatoio di idee che prendono progressivamente forma attraverso l’ausilio dell’arte digitale. Sappiamo di lui che ha sempre sperimentato tecniche diverse pensando all’olio, alle tecniche miste e serigrafie sino alla realizzazione di opere digitali stampate su tela. Indipendentemente da ciò che utilizza naviga attraverso la materia penetrando sé stesso sino alle zone più misteriose ove la logica soccombe. Discende in profondità e scopre mondi paralleli portandoli alla luce con quel sapiente distacco che induce l’osservatore a divenire protagonista assoluto. I suoi lavori rappresentano questo viaggio interiore in cui smarrisce il proprio ego e lo congiunge alle vastità arcane. Nei labirinti della mente ritrova il gusto per le cose, l’essenza, l’armonia. Un po’ come l’Ulisse omerico che navigando alla cieca per i mari posidonici smarrì sé stesso ed il suo equipaggio, scoprendo i segreti della bellezza, dei profumi e dell’avventura. Ma il valore supremo era l’amata Itaca, terra dei ricordi, della famiglia o della fedele Penelope. Per Mancinelli ogni opera costituisce un tornare a sé stessi, alla propria Itaca in cui denuncia i paradossi di una civiltà giunta al culmine della sua idealità e di cui i suoi figli ne sono il frutto acerbo. L’individuo è colto nella sua solitudine emotiva e per quanto lotti per uscire dalle insormontabili pareti neurali di questo labirinto psichico ne resta sempre più imbrigliato. Solo fermandosi un attimo troverà la via d’uscita.

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Cent'anni Mazzone

CENT’ANNI concerto dell’artista Giampiero Mazzone

07 Giugno 2014

Presso il MU.SP.A.C. è stato presentato il concerto dell’artista Giampiero Mazzone.

Un’occasione per conoscere il suo nuovo disco “Cent’anni”.

A distanza di sette anni da “L’avvicinamento”, il cantautore siciliano propone il nuovo lavoro che comprende dieci brani scritti nell’arco di molti anni ma che ben disegnano il suo percorso artistico, umano e culturale, la sua evoluzione stilistica, la ricerca di sonorità diverse rispetto alle esperienze precedenti.
Il concerto si muove tra momenti di impegno civile, con brani in cui viene più volte toccato l’argomento della mafia – è il caso di “Gramigna”, dedicato a Graziella Campagna o “Il mare soltanto” (canzone con la quale ha vinto il Premio Città di Recanati nel 1998), scritta all’indomani delle stragi di Capaci e Via D’Amelio, ad altri più aperti verso il futuro (è il caso di “Cent’anni”, il brano che da il titolo a tutto il disco), ad altri ancora di riflessioni personali sulla vita, il trascorrere del tempo (“Quando scende la sera”), la solitudine di chi è considerato in qualche modo diverso dal comune sentire e che in “Pazzo”, invece, assume lui il ruolo di giudice di noi “normali” e canzoni d’amore come “Che domani sia migliore” e “Luminaria”. Proporrà anche suoi vecchi “cavalli di battaglia” come “Dormi e vola” o “Gira gira”.

 

I musicisti che accompagneranno Giampiero Mazzone (voce, chitarra, tamburello) sono Gianni Cilia alle chitarre, Leonardo Mattiello al basso e Giulio Porega alle percussioni.

Cent'anni locandina Giampiero Mazzone