Fotografie dello spettacolo

DOV’E’ DESDEMONA? spettacolo teatrale

16 Ottobre 2014

ART e TEATRO
presenta

“Dov’è Desdemona?”
Spettacolo teatrale della compagnia “Teatro delle viti – I Nuovi”
Regia: Michele Galasso
Drammaturgia e aiuto regia: Antonio Careddu
Attori: Simone Bobini, Eugenio Coppola
Foto di scena: Valentina Mameli

 

All’interno del programma di ottobre di PLAY MUSPAC, la compagnia Teatro delle Viti – I Nuovi, hanno portato in scena presso la sede del MU.SP.A.C. in Piazza d’Arti lo spettacolo “Dov’è Desdemona?”, per la Regia di Michele Galasso e con la straordinaria interpretazione di Simone Bobini e Eugenio Coppola.

 

La storia la conosciamo tutti: Otello ha ucciso Desdemona, credendo di essere stato tradito e quando scopre l’inganno ordito da parte del ‘fidato’ Iago, si suicida.
In questo caso, invece, il regista vuole reinterpretare il dramma shakespeariano per presentare al pubblico un Otello imprigionato in un limbo metafisico, costretto a rivivere all’infinito il dramma dell’uccisione.
«Ridotto a larva di se stesso e regredito a uno stadio quasi infantile, Otello ripercorre tutta la vicenda con l’aiuto del suo fedele servitore Iago che, con la sua sapiente maschera, tesse le fila della sua trama, come se fosse lui l’unico e solo autore della tragedia in atto. Creando un vortice di passioni funeste, attira il suo padrone in una delirante spirale da cui sarà impossibile uscire. Egli incarna la duplice dicotomia che da sempre muove l’umanità: bene e male, vizio e virtù, razionalità e irrazionalità. L’esclusione dell’uno porta immancabilmente alla negazione dell’altro. E seguendo questa dualità che si fa carico del candore e della purezza di Desdemona in un gioco delle parti pericoloso e sadico» (Alessandra Sorrentino).

locandina-dove-desdemona-low
l'immaginazione al potere loc tagliata

L’IMMAGINAZIONE AL POTERE 1968 – 1978 mostra

11 - 25 Ottobre 2014

In occasione della 10° Giornata del Contemporaneo, per festeggiare i trent’anni di attività, l’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta” e il MU.SP.A.C. presentano sabato 11 ottobre, a partire dalle 18,30, “L’immaginazione al potere. 1968 – 1978”, prima di una serie di mostre che vogliono ripercorrere la storia dell’Associazione attraverso le opere della collezione permanente del museo. Il 1968, anno legato alla contestazione studentesca, segnò l’avvio a una serie di movimenti artistici chiamati “Neo avanguardie ” (arte povera, arte concettuale, fluxus, arte comporta mentale, ecc. ) le quali, riferendosi principalmente a Marcel Duchamp e John Cage – e naturalmente alle principali avanguardie storiche come il Futurismo e il Dadaismo – si sono estese fino ai nostri giorni. Sono gli anni in cui si afferma anche il concetto di “ Arte Totale ” di wagneriana memoria, inteso come coesistenza di vari linguaggi che si compenetrano e si integrano tra loro , e in cui l’arte diventa il principale medium per capire la vita. Tra i principali artisti, Joseph Beuys ha giocato un ruolo importante. Sciamano dell’arte, ha posto al centro del suo lavoro l’elemento antropologico: l’uomo in rapporto con una società in crisi e alienato dalla coscienza di se stesso può salvarsi solo grazie al mondo naturale che lo circonda e alle sue energie creative. Principale esponente dell’Arte concettuale italiana , Giulio Paolini ha sviluppato una complessa ricerca incentrata tanto sugli strumenti del fare artistico, quanto sulla figura dell’autore come operatore del linguaggio e complice dello spettatore. Fondamentali caratteristiche del suo modo operativo sono la citazione, la duplicazione e la frammentazione, impiegati come espedienti per inscenare la di stanza rispetto a un modello compiuto e per fare dell’opera un “teatro dell’evocazione”. Jannis Kounellis ha invece contrapposto la sua passione rivoluzionaria al freddo minimalismo e all’industrialismo americano, praticando “l’arte come urto e come urlo [ … ] come opposizione e critica al mostruoso universo del conformismo” (G. Celant) . Fabio Mauri ha impostato il proprio lavoro sull’analisi dei meccanismi che caratterizzano l’ideologia al potere durante il periodo delle dittature, facendone emergere la “manipolazione di cultura” e provocando una riflessione sul concetto di libertà e responsabilità. Alla fine degli anni Sessanta e negli anni Settanta il compito dell’artista all’interno della società era di produrre un rinnovamento culturale grazie allo sviluppo di ricerche e sperimentazioni che erano all’ordine del giorno: critici e artisti si scambiavano le opinioni ai tavolini dei caffè, durante l’inaugurazione delle mostre o tra le pagine delle riviste del settore. E’ proprio con questo spirito che il MU.SP.A.C. vuole festeggiare questo importante traguardo, tornando a respirare lo stesso clima culturale che aveva caratterizzato quegli anni.

 

 

vernissage: sabato 11 ottobre ore 18,30

 

OPERE DI:

 

Carla Accardi, Getulio Alviani, Franco Angeli, Marco Bagnoli, Carmelo Bene, Joseph Beuys, Sylvano Bussotti, Pier Paolo Calzolari, Tullio Catalano, Mario Ceroli, Giuseppe Chiari, Christo, Primo Conti, Gino De Dominicis, Giosetta Fioroni, Jannis Kounellis, G ino Marotta, Eliseo Mattiacci, Fabio Mauri, Albert Mayr, Mario Merz, Maurizio Nannucci, Giulio Paolini, Luca Maria Patella, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Santomaso, Mario Schifano, Dieter Schnebel, Ettore Spalletti, Giulio Turcato, Victor Vasarely, Gilberto Zorio.

l'immaginazione al potere
Eraserhead-La-mente-che-cancella

PLAY MUSPAC OTTOBRE ART e Cinema, Teatro, Musica

07 - 23 Ottobre 2014

A partire dal mese di ottobre e per tutto il 2015, l’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta” e il MU.SP.A.C., per festeggiare i trent’anni di attività, intendono promuovere una serie di iniziative ed eventi culturali, con una programmazione multidisciplinare a cadenza mensile dal titolo PLAY MUSPAC, che vedrà l’alternarsi di rappresentazioni teatrali, concerti, laboratori didattici, workshop con artisti di fama internazionale, convegni, rassegne cinematografiche e mostre di artisti della collezione permanente, dai nomi più noti alle nuove generazioni, che sosteniamo con il nostro quotidiano lavoro di ricerca.

 

 

PROGRAMMA

 

ART e CINEMA
“Buona la Prima!”
Rassegna cinematografica sulle opere prime dei grandi registi

Martedì 7 ottobre – ore 20,15
Wes Anderson – “Rushmore”

Martedì 14 ottobre – ore 20,15
Christopher Nolan – “Following”

Martedì 21 ottobre – ore 20,15
Alejandro González Iñárritu– “Amores Perros”

Martedì 28 ottobre – ore 20,15
David Lynch – “Eraserhead”

_____________________________________________

ART e TEATRO

Giovedì 16 ottobre ore 21,00
Titolo: “Dov’è Desdemona?”
Compagnia: “Teatro delle viti – I Nuovi”
Regia: Michele Galasso
Drammaturgia e aiuto regia: Antonio Careddu
Attori: Simone Bobini, Eugenio Coppola

____________________________________________

ART e MUSICA

Giovedì 23 ottobre ore 22,00
Toni Fidanza e Gianluca Caporale Jazz duo

locandina Play Music
locandina Mancinelli

SEGNI E SOGNI. PERCORSI DIGITALI mostra di Pierpaolo Mancinelli

21 - 29 Agosto 2014

Labirinti della Mente

Andrea Domenico Taricco

 

 

Lo spirito fondante di quella scimmia evoluta che nel corso del tempo si è distinta dalle altre creature divenendo Uomo è caratterizzato dal desiderio e dalla volontà di dominare le cose mimandole sino a riprodurle e ricodificarle. Secondo queste premesse sono stati manipolati gli elementi sino a colonizzare le terre emerse, a vincere la forza degli oceani od a volare oltre le stelle. Intere città verticali decantano questa potenza sconfiggendo le barriere dello spazio e del tempo e le macchine così come le tecnologie più avanzate consentono questa dilatazione ideale che annienta lo stato reale delle cose virtualizzando il contingente in una nuova fede. Sono deceduti gli antichi valori e la solenne verità è stata proclamata in nome dell’individualismo egotista. L’uomo oltre l’uomo. Il nuovo millennio propone questo anelito privando l’uomo delle sue tradizionali abitudini o riconvertendole secondo le tendenze effimere del momento così come vengono offerte dai mass media. In un simile momento storico crollano gli stereotipi del passato e quella che definiamo crisi è solo la transizione tra un modo di pensare ed un nuovo modo di concepire sé stessi. L’arte, intesa come forma di poesia vivente, affronta direttamente questo cambiamento. Se il suo valore consisteva nel rappresentare oggettivamente la realtà, innalzandola persino alle sfere divine, da due secoli ha intrapreso le vorticose strade dell’interiorità volontaria od involontaria sino a smarrirsi in concettualismi nefandi, tramutati in prigioni dello spirito, in gabbie senza vie d’uscita. Labirinti della mente, appunto. È a questo punto che possiamo introdurre la figura di Pierpaolo Mancinelli. L’indagine che compie l’artista aquilano consiste essenzialmente nel percorrere in termini cerebrali il flusso quantistico delle emozioni, convertendo i surrogati della realtà remota in matrici direzionali atte a svelarne l’immanenza latente. Estrapola dal mondo ordinario i suoi codici archetipici e li converte in grammatiche programmate. Pensiamo al ciclo delle Città robotiche in cui improbabili forme geometriche, magniloquenti edifici futuribili o propulsori megatomici di civiltà avanzate, si intersecano in meccanismi sofisticati quasi come se geroglifici d’una lingua aliena fossero innescati nell’opera per riconfigurare codici millenari. Ma il culmine di questi labirinti sono le figure umane. Le sagome di un uomo e di una donna, di un Adamo e di un’Eva, di un Cristo e di una Sophia. Il grande padre e la grande madre dell’umanità intera vengono posti in un punto indefinito dello spazio, l’uno accanto all’altro, pronti per scattare e muoversi nel marasma delle forme e delle linee. Ogni volta che lo sguardo dello spettatore si ferma su queste opere, le sagome iniziano a muoversi e a disperdersi nell’apparente baratro della casualità. Apparente perché l’artista ne ha tessuto il destino e si ricongiungeranno per tornare eternamente a cercarsi. Crollano le distanze ed alla velocità della luce sembra che tutto sia immediatamente raggiungibile mentre ciò che è in prossimità sembra decadere nell’indifferenza. Esattamente come capita agli internauti della contemporaneità, pronti a perdersi nei social network ma a smarrire il contingente. Un salto ulteriore viene compiuto da Mancinelli nel ciclo intitolato Urban Map, in cui si libra nell’aere e scruta come un dio il mondo sottostante. Scorrono in sequenza le splendide visioni planimetriche delle architetture umane, dei ponti, dei corsi d’acqua, in cui pullula la vita microcosmica dei padroni del mondo ridotti ad insetti insignificanti. Anche in questo caso gli elementi del mondo ordinario vengono scardinati dalla loro diretta essenza acquisendo nuove significazioni.  In questa tipologia di indagine artistica nulla viene lasciato al caso ma viene preordinato mediante una logica attiva, brillante, efficace. Lo stravolgimento del punto di vista è la linea guida della sua ricerca formale. Mentre le Città Robotiche indagano interiormente le possibilità aggregative attraverso lo spazio ed il tempo, gli Urban Map lo compiono esteriormente, descrivendo il mondo dall’alto. Ma la sintesi espressiva giunge attraverso il ciclo degli Astratti, in cui Mancinelli destrutturalizza i preordini riconosciuti naufragando nel marasma cosmico sino ai caledoscopici frattali convertiti in simboli segnici ove si originano le emozioni. Il libero sfogo creativo genera così vorticosi rimpasti delle verità configurate precedentemente, con la stessa immediatezza dei sogni che frammentano particelle di realtà memorizzata scardinandosi in nuovi agglomerati dedotti logicamente. Siamo nella fase sperimentale. Big Bang dai quali germoglieranno nuovi orizzonti pittorici. L’universo artistico di Mancinelli è questo. Un serbatoio di idee che prendono progressivamente forma attraverso l’ausilio dell’arte digitale. Sappiamo di lui che ha sempre sperimentato tecniche diverse pensando all’olio, alle tecniche miste e serigrafie sino alla realizzazione di opere digitali stampate su tela. Indipendentemente da ciò che utilizza naviga attraverso la materia penetrando sé stesso sino alle zone più misteriose ove la logica soccombe. Discende in profondità e scopre mondi paralleli portandoli alla luce con quel sapiente distacco che induce l’osservatore a divenire protagonista assoluto. I suoi lavori rappresentano questo viaggio interiore in cui smarrisce il proprio ego e lo congiunge alle vastità arcane. Nei labirinti della mente ritrova il gusto per le cose, l’essenza, l’armonia. Un po’ come l’Ulisse omerico che navigando alla cieca per i mari posidonici smarrì sé stesso ed il suo equipaggio, scoprendo i segreti della bellezza, dei profumi e dell’avventura. Ma il valore supremo era l’amata Itaca, terra dei ricordi, della famiglia o della fedele Penelope. Per Mancinelli ogni opera costituisce un tornare a sé stessi, alla propria Itaca in cui denuncia i paradossi di una civiltà giunta al culmine della sua idealità e di cui i suoi figli ne sono il frutto acerbo. L’individuo è colto nella sua solitudine emotiva e per quanto lotti per uscire dalle insormontabili pareti neurali di questo labirinto psichico ne resta sempre più imbrigliato. Solo fermandosi un attimo troverà la via d’uscita.

10565016_670571359696982_1963756834832953506_n