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L’AQUILA NUOVA spettacolo teatrale

8 - 9 Aprile 2017

A pochi giorni di distanza dall’ottavo anniversario del terremoto dell’Aquila, l’attore Massimo Sconci porta in scena per la prima volta una lettura teatrale da lui scritta e diretta.Il capoluogo d’Abruzzo, come l’intera regione, da trop- po tempo, e soprattutto negli ultimi mesi, sta vivendo una condizione di durissima crisi. Ma forse, su un palcoscenico, assieme al pubblico, c’è la possibilità di cominciare a immaginare una città diversa, migliore. Di certo non perfetta…ma sicuramente…Nuova!!

locandina L'aquila Nuova 8-9 aprile 2017
Opera di Ornella Ricca e Pietro Spagnoli

EARTH – DUE PAROLE SUL FUTURO Installazione

7 - 12 Aprile 2017

L’installazione nasce per stimolare riflessioni e confronti sui problemi che minacciano il nostro pianeta e sulla speranza di salvarlo. L’opera è caratterizzata da un insieme di frammenti di ceramica, su ognuno dei quali sono incise due parole: una da ‘esiliare’, da non usare più, l’altra da ‘accogliere’ e quindi da sostenere, per il bene del Pianeta Terra. Prende spunto dagli ostraka, cocci su cui nella Grecia classica gli ateniesi votavano per condannare all’esilio, appunto all’ostracismo, i cittadini ritenuti pericolosi per lo Stato.  Le parole da incidere sugli ostraka sono state chieste a studiosi e ricercatori di novanta tra Accademie, Università e Centri di Ricerca di buona parte del mondo. Le risposte di cinquecentocinquanta studiosi hanno permesso di realizzare altrettanti frammenti di ceramica, su cui sono state incise più di millecento parole, che rappresentano una buona sintesi del pensiero contemporaneo su un tema così grande e importante.

All’iniziativa hanno aderito anche ventuno studiosi delle Università degli Studi dell’Aquila e dell’Università “Gabriele d’Annunzio” Chieti – Pescara. L’opera, creata da Ornella Ricca e Pietro Spagnoli, si presenta come una piazza aperta dove la luce e l’ombra, il pieno e il vuoto, le parole e il silenzio, dialogano in un equilibrio variabile, su un suolo fatto di frammenti, che circondano una scultura raffigurante un uomo – malridotto, consumato – colto in un momento di riflessione e di una forse tardiva presa di coscienza. L’installazione è itinerante e toccherà varie Città, Musei e Università italiane; è stata già presentata dall’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, al Museo di Paleontologia dell’Università della Calabria e, dopo L’Aquila, le prossime tappe saranno Pisa, Torino, Firenze e Venezia. Sullo stesso tema è stato realizzato un video, che sarà proiettato durante il periodo di esposizione. Un non luogo immobile, metafora di un mondo sfruttato e vilipeso. Cinque giovanissimi cercano di salvare il Pianeta. Due artisti costruiscono ostraka, con incise parole da esiliare e altre da sostenere, per il bene della Terra, suggerite da centinaia di studiosi. Sono grida d’allarme, spunti di riflessione. Hanno un appuntamento.

Si può vedere su you tube: https://youtu.be/RGEvlZ-Lv0Q

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Fotografie dell'evento

IMMOTA MANET Resta immobile - spettacolo teatrale

31 Marzo 2017

Una storia vera, o forse no. Una storia formata da tante altre piccole storie, ascoltate, inventate, vissute o quasi mai accadute. Una narrazione che gravita intorno a personaggi anonimi, intorno al terremoto e alla città dell’Aquila.  Una storia, forse, come tutte quelle che il nostro territorio vive ogni giorno. Per la rassegna “I Terremoti dell’Arte” organizzata dal MU.SP.A.C. lo spettacolo di Luigi Guerrieri è il primo appuntamento di una serie di iniziative che animeranno il nostro territorio durante tutto il mese di Aprile.

Va in scena al MU.SP.A.C. “Immota Manet – resta immobile”, spettacolo vincitore (ex equo con “Inossidabile miele” di Domenico Cucinot- ta) dell’ultima edizione del Festival Inventaria nella sezione monologhi/performance, che racconta attraverso una raccolta di storie e te- stimonianze il terremoto dell’Aquila del 2009. In scena un attore, un microfono, una sedia per un allestimento scarno ed essenziale cornice di un racconto evocativo fatto di tante piccole storie, ascoltate, inventate, vissute oppure mai accadute, intrecciate all’esperienza del narra- tore. Un uomo dall’altra parte dell’Europa, nato e cresciuto a L’Aquila e partito ormai da anni, che nello spazio immaginario della sua città natale, riporta un racconto anonimo e collettivo nato dall’ascolto di testimonianze, poesie, “cal- cinacci” e risultato della sofferta lontananza dalla sua terra così colpita dalla catastrofe. Punto cruciale dello spettacolo è l’uomo, il suo relazionarsi con qualcosa di ingestibile come il terremoto. La sua accettazione, adattabilità, disperazione oppure resistenza. Il risultato è una narrazione che vorrebbe essere lineare ma che inevitabilmente si frammenta. C’è la storia del narratore che vede il tutto da fuori e poi le storie di chi il terremoto l’ha vissuto e subito C’è la parola ma anche la danza, la musica, il movimento, il dialetto, il grammelot. Da questo groviglio emerge un personaggio, anzi un anonimo. Un poeta, un po’ filosofo, dal bicchiere facile. Il tizio del paese che tutti conoscono ma pochi frequentano. Lui è quello che ha resistito, che non ha voluto piegarsi alla realtà dei fatti, che ha parcheggiato la mac-china di fronte i resti di casa sua e lì dormiva, in un paese ormai fantasma. Un tema più che mai attuale dopo gli ultimi av-venimenti sismici che hanno colpito e distrutto diverse cittadine del centro Italia, che senza sfociare nella retorica o nella commiserazione, porta in primo piano una riflessione profonda e mai banale sull’uomo e sulla sua fragilità.

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Fotografie dell'evento

I MIGRATI presentazione del film e mostra fotografica

10-12 Marzo 2017

In prima nazionale al Muspac è stato presentato il film “I Migrati” . Diretto da Francesco Paolucci è stato prodotto dalla “Comunità XXIV luglio – handicappati e non”, riguarda il racconto di due fragilità che si incontrano: disabili e stranieri.

L’iniziativa si inserisce nelle numerose attività che la Comunità svolge all’Aquila fin dalla sua nascita in qualità di associazione di volontariato in campo assistenziale.

Alcuni incontri sul tema del reportage e del giornalismo, tenuti nella primavera del 2017 presso la sede della Comunità, hanno decretato l’inizio di questa avventura: realizzare un documentario in cui il ruolo del “giornalista” fosse assunto da alcuni degli ospiti della comunità.

Il film vuole raccontare di migranti, della loro storia, della comunità locali in cui vengono ospitati. Migranti è un racconto a più voci emerso da domande schiette e spontanee e risposte spesso difficili e frammentarie.

MOSTRA “I MIGRATI”

Viaggiare, per sentirsi a casa:

quali sono i colori del mondo?

Una domanda semplice

e centinaia di chilometri

per trovare una risposta

con una macchina da presa,

un taccuino

e una macchina fotografica.

L’incontro tra due diversità

che si avvicinano, si annusano,

si riconoscono e ci fanno capire

quanto sarebbe bello

avvicinarsi sempre così

a quello che non conosciamo.

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MONDO MAGICO libro-catalogo d’arte di Bruna Bontempo

MONDO MAGICO

Gran Sasso e Terre della baronia di Bruna Bontempo

28 Febbraio 2017

è stato presentato il libro-catalogo d’arte di Bruna Bontempo dal titolo “Mondo Magico. Gran Sasso e Terre della Baronia”.
Sono intervenuti:
Prof. Enrico Sconci, Presidente dell’Associazione Culturale “Quarto di Santa Giusta; Elisabetta Leone, Assessora alla Cultura del Comune dell’Aquila Goffredo Palmerini, giornalista e scrittore;

Annamaria Barbato Ricci, giornalista e scrittrice; Prof.ssa Liliana Biondi, critica letteraria;
Martina Sconci, direttrice artistica del MU.SP.A.C.

IL PIACERE DELLA PITTURA

In un’epoca in cui gli strumenti del fare artistico si con- frontano con nuovi linguaggi e con la sperimentazione di metodologie e processi comportamentali, Bruna Bontempo si concede il lusso di essere “fuori dal tem- po”, abbandonandosi all’inattualità della pittura. Con un linguaggio del tutto personale che spazia dalla figura- zione al gesto informale, si interroga sulla bellezza della natura, per mettere in risalto quella sinfonia essenziale delle forme che ci pone al riparo dal “rumore del mon- do”. Ai contenuti colti Bruna sostituisce sentimenti semplici: la montagna e la natura come resti felici di un paradiso terrestre mancato, metafora della conoscenza che de- riva dal salire verso il cielo. Per tornare ai valori d’origine, sceglie la montagna abruzzese, e precisamente il pae- saggio di Rocca Calascio, luogo ideale per l’isolamento e la riflessione, che la pone in perfetta sintonia – come per inseguire un percorso di riforma dell’anima – con lo spirito di suo figlio Franco, che da tempo ha scelto di vivere in questo microcosmo di montagna con pochis- simi abitanti, lontano dai falsi lussi vacanzieri del tempo presente. In questa montagna cosmica (“axis mundi”), metafora del divino, che sembra esprimere tensione dell’uomo verso il sacro, Bruna cerca di cogliere gli effetti di luce sulla natura, come se la guardasse per la prima volta e a una distanza ravvicinata, come una sorta di “Blow Up”. Ciò che le interessa non è descrivere il paesaggio ma le sensazioni che evoca. Questa scelta può in un certo senso paragonarsi alle stesse ragioni che spinsero gli artisti di fine Ottocento a frequentare da vicino la mon- tagna (come Pont– Aven in Bretagna), allora per una diffidenza verso la modernità industriale, come fuga e isolamento da un’Europa che faceva fumare le ciminie- re, ora per un reale fallimento dell’utopia del moderno.
Il paesaggio di montagna, in alcune opere di Bruna sem- bra quindi riferirsi inizialmente al tema della sensibilità romantica, come luogo del sublime e dello spirituale; in altre invece sembra farci pensare alla pittura di Céz- anne, la cui montagna di Sainte-Victoire (1904-1906) era divenuta per lui il soggetto privilegiato per la sperimentazione del colore e la semplificazione della forma: germe primario per la rivoluzione cubista. Altre opere si spingono verso il colore espressionista o verso il segno informale, una pittura istintiva, immateriale, dettata dal ritmo del gesto, lo stesso che ritroviamo in alcuni tor- menti pittorici degli espressionisti astratti. Ma in Bruna non c’è tormento bensì una serenità e una femminilità fuori dal comune, una poetica dell’intimità, della quiete, del silenzio e della luce.

Con lunghe e vigorose pennellate e macchie di colore, ora sfumate, ora brillanti, svela le infinite sfaccettature di una natura selvaggia e incontaminata. Fiori, mandorli e foglie sono sospesi su un abisso di sfumature e di riflessi, senza cielo, senza sponde, senza prospettive, sembrano fluttuare nell’aria. In ogni suo quadro si per- cepisce una certa “intuizione dell’istante”, lo splendore subito spento dell’attimo dell’”impressione”. Entra con tutta la forza del suo corpo e del suo spirito nel flusso di una natura inarrestabile, formata dalle luci, dalle brezze, dal vento, dagli alberi, dai prati, dalle montagne, dai fiori. Cerca di dipingere non solo i luoghi che la ispirano, ma le profondità naturali, per conoscere a fondo, attraverso la trascrizione pittorica, ciò che l’atto della visione le suggerisce, decifrando la realtà.La Rocca medievale del paese di Calascio è dipinta nelle sue mille sfaccettature e colori, fino a diventare, con un segno decorativo e grafico, quel “mondo magico” delle pecore bianche che pascolano nella valle. La Rocca è ora colorata in fondo oro, come un’icona, un’aureola di una madonna nella pittura medievale, che ci osserva dall’alto del cielo, per esprimere appunto un “non reale”, una magia, un simbolo, qualcosa di irraggiungibile che appartiene alla sfera celeste del sacro che, come l’arte, dobbiamo ammirare e proteggere.

Martina Sconci