sabina alessi

Alessi Sabina

sabina alessi

Nata a Bruges nel 1968.

Nel 1986 termina i suoi studi secondari e consegue il Baccalaureat Européen a Bruxelles. In seguito si trasferisce a Roma dove studia all’Accaemia di Belle Arti conseguendo il diploma di Decorazione . Attualmente vive e lavora a Roma

 

 


sabina alessi

 Senza titolo

 acquerello su carta

 74 x 56 cm

 1995

 

LA GIOVANE AVVENTURA DI UNO SPIRITO ORDINATORE

Vivacità immaginativa, coscienza storica, cortocircuito ironico, sapienza artigianale e rigore teorico, sono i cinque capisaldi dell’attività creativa di Sabina Alessi, giovane vestale di un’arte chiara ed essenziale, positiva e densa di energia poetica. Il suo già notevole percorso operativo si ricollega a quell’imperituro e lucido spirito ordinatore che, sia pur tra innumerevoli varianti, ha unito, tra gli altri, Seurat, Braque (“La regola che corregge l’emozione”), Malevic, Mondrian, Alberts, Van Doesburg, Max Bill (“Il fine dell’arte è di creare un tipo di verità elementare, non variabile”). In questo senso è stato fondamentale l’apprendistato svolto da Sabina a fianco di Antonio Passa, uno dei più rigorosi e fervidi artisti italiani di questi ultimi trent’anni, infaticabile demiurgo capace di creare, con immaginosa pazienza, veri e propri trasmettitori d’energia spirituale. Sabina Alessi ha compreso, fin dagli inizi della sua attività creativa, la necessità di salvaguardare la totalità del “corpo” dell’arte, senza separare teoria e prassi, manualità artigianale e volontà comunicativa. Il quadro è per lei, innanzi tutto, un “oggetto” nato dall’applicazione di una tecnica e di un patrimonio di conoscenze, è un nucleo plastico che unifica su uno stesso livello tela, telaio e colore, tanto da ispirare nell’osservatore il desiderio di toccarlo e soppesarlo per il piacere del contatto fisico e non soltanto visivo o contemplativo. E poiché la pittura è un linguaggio, Sabina Alessi ha saputo appropriarsi delle regole essenziali di una grammatica fondata sulla modulazione di forme elementari (quadrati, rettangoli, triangoli) in relazione dialettica con la variabile cromatica. Così gli spostamenti di “figure” geometriche dal loro asse “consueto” generano mutamenti nella sostanza dei colori, quasi tramite un gioco inizialmente ragionato che conduce poi verso evocazioni di inedite dimensioni. Lo spiazzamento ironico di equilibri apparentemente prestabiliti è dato, ad esempio, dall’invenzione sorprendente di uno spazio che prende avvio da una parte e termina dall’altra, la quale poi viene ad identificarsi con quella di partenza. Moduli numerici e matematici costituiscono, spesso, la base costruttiva delle opere di Sabina Alessi, caratterizzate da un ordine ritmico e dinamico che nasce da un minimo sommovimento compositivo, come un soffio leggero capace di scompaginare un delicato “castello di carte”. E poiché la nostra artista sa che la tecnica stimola la creatività, i suoi acquerelli rivelano un lirismo più inquieto, per certi versi, con quelle vaporosità di materia che sembrano voler quasi obnubilare i nitidi “cieli” dei suoi quadri. Sabina potrebbe ben condividere la celebre definizione data da Max Bill delle opere d’arte come “oggetti estetici concreti ad uso spirituale attraverso la realizzazione di idee astratte”. Ma c’è, nelle sue opere, tutta la freschezza entusiasta di un’avventura creativa appassionata eppur consapevole del fatto che i veri artisti sono oggi simili a naufraghi aggrappati ad una zattera minacciata da torbidi marosi, in un mondo privo di regole e certezze.

Gabriele Simongini

 



SABINA ALESSI

“In che stile nuota il colore blu” 

Mostra di pittura

24 / 30 GIUGNO 1995

 

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Carla Accardi

Accardi Carla

carla-accardi
All’anagrafe Carolina Accardi, Trapani, 9 ottobre 1924 Roma, 23 febbraio 2014.

 

Dopo aver conseguito sia la maturità classica che artistica, nel 1944 frequenta l’Accademia delle Belle Arti di Palermo. L’anno dopo studia all’Accademia di Firenze, dove conosce il pittore Antonio Sanfilippo. Insieme si trasferiscono a Roma nel 1946. Si sposeranno tre anni dopo. Del mondo artistico romano frequentano Ugo Attardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Achille Perilli, Giulio Turcato, con i quali, spinti da una comune visione dell’arte e della società, si proclamano formalisti e marxisti e nel marzo del 1947, fondano il Gruppo Forma Uno. All’interno di questo gruppo l’Accardi svolge una ricerca sul fronte dell’arte astratta contro uno spento realismo in direzione di una produzione artistica italiana aperta alle soluzioni formali internazionali, rivendicando la valenza anche politica delle sue scelte. Si dimostra quindi sensibile al clima di rinnovamento politico-sociale che si respira in Italia in quegli anni. Partecipa con il gruppo Forma Uno a numerose collettive in Italia e all’estero: Roma, Praga, Torino, e alla XXIV Biennale di Venezia. La sua prima personale si tiene alla Galleria Numero Uno di Firenze, seguita nel 1950 da una mostra presso la Galleria Libreria Age D’Or di Roma. L’anno successivo espone alla Libreria Salto di Milano, punto d’incontro degli artisti del MAC. Dopo un periodo difficile, durante il quale riduce drasticamente la sua produzione, riprende a lavorare a pieno ritmo nel 1954, rinunciando ai colori e limitando la gamma cromatica ai soli bianco e nero (“Duello Interrotto”, 1954). Questa nuova fase la vede volgersi verso una ricerca fondata sulla poetica del segno, documentata per la prima volta in una mostra personale alla Galleria San Marco di Roma nel 1955. << Un segno da solo non vale per sé, ma esso esiste in rapporto ad altri segni dal momento che forma con essi una struttura, e diventa espressione artistica (nella struttura) allorché porta (in una continuità compatta) il suo valore simbolico e individualistico, e perdendo ciò che ha di arbitrario acquista nel tutto un magico e intelligente significato di rigorosa necessità, ma insieme di gioco imprevedibile (ambiguo).>> (Celant 1999). Questa scelta espressiva la mette in relazione con le ricerche dei maggiori artisti della poetica informale. Tra il 1954 e il 1959 il critico Michel Tapié la invita alle mostre da lui curate in Italia e all’estero, che inseriscono l’ opera della Accardi nel contesto internazionale contemporaneo. Negli stessi anni, l’artista partecipa a numerose collettive curate da Michel Seuphor, Palma Bucarelli, Giulio Carlo Argan, Lionello Venturi. A partire dalla seconda metà degli Anni Cinquanta, comincia a reintrodurre gradualmente nelle sue opere i colori (“Labirinto con settori”, 1957- “Rossoviola”, 1963 – “Verdearancio”, 1964 – “Rosaverde”, 1964). Nel 1961 aderisce al gruppo Continuità e tiene una personale alla Parma Gallery di New York e al New Vision Center di Londra. Nel 1964 è presente con una sala personale alla Biennale di Venezia, in questa occasione instaura un importante sodalizio con Carla Lonzi, che la porterà alla militanza femminista. Dopo il 1965, l’interesse per la relazione tra opera e ambiente la porta a superare i limiti della dimensione chiusa del quadro, estendendo la sua pittura allo spazio. Ne sono emblematici i lavori “Tenda” (1965) e “Triplice tenda” (1969-71), delle vere e proprie strutture leggerissime dove lo spettatore può entrare, passare, stare, che vengono esposte alla Biennale di Venezia del 1976. Dalla prima metà degli anni Settanta, lavora alla serie dei “Lenzuoli”, grandi tele dipinte con segni geometrici, presentati in una mostra personale alla Galleria Editalia di Roma nel 1974. Partecipa alla Biennale del 1978 e a retrospettive del Gruppo Forma e dell’Avanguadia degli anni Cinquanta in Italia. Negli anni Ottanta la Accardi recupera la dimensione del quadro (serie “Parentesi e Capricci”) utilizzando prevalentemente la tela grezza. E’ di nuovo presente alla Biennale del 1988 con una sala personale e partecipa alle principali rassegne storiche sull’arte italiana del XX secolo, in Italia e all’estero. Nel 1999 Germano Celant pubblica un’importante monografia sulla sua opera.Partita dal dinamismo degli elementi pittorici astratti, C. A. ha spinto le proprie composizioni verso i margini della tela, quasi a catturare l’esperienza fenomenologica dello spazio che devia e si espande. Le sua forme fluttuano nello spazio con vibrante energia, mentre il colore nelle sue interazioni cromatiche, è esaminato con piglio scientifico, nell’emozionante provocazione visiva di una luminosità intensa, o di minuscoli bagliori. (Segno-dic.1995)


Carla Accardi

Senza titolo

serigrafia 73/100

23x23cm

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ATTORI IN PRIMO PIANO workshop di recitazione

13 - 17 Novembre 2017

Tutti recitano. Tranne qualche attore

“Attori in Primo Piano” è uno Stage Intensivo di Recitazione Cinematografica, ideato e diretto da Luca Antonetti (regista diplomato presso il Centro Sperimentale di Cinematografia) e Massimo Sconci (attore professionista laureato in Cinema, Televisione e Produzione Multimediale).Lo stage ha previsto 24 ore di formazione full immersion in tre giorni di lavoro nel corso dei mesi di novembre e dicembre 2017 e ha avuto come obiettivo quello di seguire gli allievi in un percorso formativo che va dalla presentazione di se stessi davanti allo schermo, fino all’allestimento di piccoli set per la riproduzione di singole scene tratte dai più grandi film della storia del cinema.L’obiettivo comune è stato quello di garantire una preparazione specifica, che permetta all’artista di muoversi sul set con maggiore disinvoltura. Il corso ha avuto lo scopo di aiutare gli allievi a prepararsi in maniera efficace ad un casting, oltre a lavorare su una scena seguendo il metodo della Recitazione Naturale.Durante il corso sono stati affrontati i dubbi e le problematiche più comuni come presentarsi ad un provino, quanto e come prepararsi, come informarsi sul personaggio, se sia giusto o meno essere se stessi, fino a dove spingersi… La priorità formativa è stata quella di guidare gli iscritti ad un ascolto di gruppo, in maniera tale da abbattere le barriere individuali in funzione della scena da preparare. A metà del percorso si sono svolti inoltre esercizi d’immaginazione/coordinazione con la musica, quale strumento funzionale alla costruzione del personaggio. Al termine sono stati forniti agli iscritti i video delle scene realizzate, come materiale utile da spedire per i casting in lavorazione su tutto il territorio nazionale.

(Eugene Ionesco)

locandina
Associazione genitori di Montessori durante il workshop

MONTESSORI associazione genitori

20 Ottobre 2017

Il Metodo Montessori è un sistema educativo sviluppato da Maria Montessori, praticato in circa 20.000 scuole in tutto il mondo, al servizio dei bambini dalla nascita fino a diciotto anni. La pedagogia montessoriana si basa sull’indipendenza, sulla libertà di scelta del proprio percorso educativo (entro limiti codificati) e sul rispetto per il naturale sviluppo fisico, pedagogico e sociale del bambino.

Il modello della Montessori ha due elementi fondamentali; in primo luogo, bambini e adulti si devono impegnare nella costruzione del proprio carattere attraverso l’interazione con i loro ambienti. In secondo luogo, i bambini, specialmente di età inferiore ai sei anni, subiscono un importante percorso di sviluppo mentale. Sulla base delle sue osservazioni, la Montessori credeva che concedere ai bambini la libertà di scegliere e di agire liberamente, all’interno di un ambiente preparato secondo il suo modello, avrebbe spontaneamente contribuito ad uno sviluppo ottimale.

Kounellis

JANNIS KOUNELLIS Un capitano di 15 anni

14 - 29 Ottobre 2017

In occasione della XIII Giornata del Contemporaneo indetta da AMACI il 14 ottobre alle ore 17.30, il Centro di Archiviazione e Promozione della Performing Art (CAPPA), insieme al Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea (MUSPAC) di L’Aquila e al Museo delle Genti d’Abruzzo di Pescara è lieta di presentare una mostra dedicata a Jannis Kounellis, uno dei più grandi protagonisti dell’Arte Povera.
Verranno esposte quattordici fotografie che ripercorrono i momenti più intensi dei dieci anni di mostre realizzate da Jannis Kounellis nella galleria di Lucio Amelio a Napoli e che compongono la cartella Un capitano di quindici anni: i viaggi straordinari di Jules Verne. Le fotografie sono state scattate da Claudio Abate, Mimmo Jodice e Werner Kruger e stampate a Roma nel gennaio 1980 presso lo studio Tipografico. La collezione, di proprietà del MUSPAC, è stata esposta per la prima volta nel 1989 presso la sede del Centro Multimediale “Quarto di Santa Giusta” di L’Aquila, in occasione della mostra Bianco/Nero-Freddo/Caldo .
La scelta di presentare le quattordici foto nel capoluogo adriatico è per riportare alla memoria la personale che l’artista greco tenne a Pescara nell’ottobre del 1975 nella galleria di Mario Pieroni alla Fondazione del Bagno Borbonico, sede attuale del Museo delle Genti che ospiterà la mostra fino al 29 ottobre. La Fondazione del Bagno Borbonico inaugurò nel 15 febbraio 1975 sotto l’egida della Regione Abruzzo, della Camera di Commercio e dell’Azienda di Soggiorno sotto la direzione artistica di Mario Pieroni, con l’intento di creare il primo anello del futuro Museo di arte contemporanea. In occasione della Giornata del Contemporaneo questo spazio torna idealmente alla sua originaria funzione.
La mostra, organizzata da CAPPA, è a cura di Ivan D’Alberto e Sibilla Panerai, ed è stata possibile grazie al contributo di Enrico Sconci, presidente del MUSPAC, Martina Sconci, direttrice artistica del museo aquilano e Roberto Marzetti, presidente del Museo delle Genti d’Abruzzo.
Per la sola giornata del 14 ottobre la mostra sarà ad ingresso gratuito.

 

 

 

Museo delle Genti d’Abruzzo, Via delle Caserme 24, Pescara.

cappa.artecontemporanea@gmail.com

Jannis Kounellis