Job Enrico

Job Enrico

Enrico Job

Enrico Job è nato nel gennaio del 1934, a Napoli, dove nel 1933, sfuggendo alle leggi razziali, i suoi genitori erano riparati da Lipsia. Alla persecuzione decretata dal regime nazista, sarebbe bastata anche solo l’origine ebrea del cognome Job. Dopo una prima, appassionata attività di pittore, intorno al 1961, passa alla scenografia e ai costumi per il teatro e per il cinema.

A Spoleto, al Festival dei due mondi, debutta nella regia con un testo di Ceronetti. A questa prima regia ne seguiranno altre, nell’opera lirica come in prosa, tra cui: Medea di Heiner Müller allo Spaziouno di Roma; Il Trovatore di Verdi allo Sferisterio di Macerata; Salomè di Strauss all’Opera di Roma; Elisabetta d’Inghilterra di Rossini al San Carlo di Napoli. Nel 1980 gli viene conferito il «Premio Ubu» per la scenografia de I giganti della montagna di Pirandello.

Contemporaneamente all’attività teatrale, dal 1966 a oggi, ha collaborato con scene e costumi a una trentina di film, tra i quali: Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto, Pasqualino Settebellezze, Film d’amore e d’anarchia, Io speriamo che me la cavo, Ferdinando e Carolina e Francesca e Nunziata per la regia di Lina Wertmüller.

Dal 1969 riprende l’attività nell’arte con varie mostre e performances in Italia e all’estero. Tra le più importanti: L’uomo di pane nel 1972 a Venezia; La pietà nel 1973 a Basilea; Autoritratto e Mappacorpo nel 1974 a Roma; La Confessione nel 1975 a Pescara; Until nel 1976 a New York e Metamorfosi nel 1995 alla mostra Impronte del corpo e della mente alla Biennale di Venezia. Nel Marzo del 1996, allo stadio Rigamonti di Brescia allestisce il palco per la visita di Papa Giovanni Paolo II. Il gigantesco Crocifisso ricurvo che ne era l’emblema troverà una sua collocazione stabile a Cevo, in Val Canonica, a circa 2000 metri d’altitudine.

DA SITO WEB: www.enricojob.com


Enrico Job_fotografia_edizione Lucrezia De Domizio Pescara_Foto Buby Durini_Serigrafie Lucio Carinci_hi

Senza titolo

Job Enrico

Senza titolo

Iaria Tersea_Transizione di Fase I

Iaria Teresa

Iaria-catalano

Teresa Iaria risiede a Roma. Diplomata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma. Laureata in Filosofia all’Università “La Sapienza” di Roma con una Tesi in Estetica. Viene selezionata dalla Fondazione Ratti di Como per il workshop con l’artista Giulio Paolini.  Negli ultimi anni si interessa di fisica teorica, i suoi lavori sono stati pubblicati in prestigiose riviste come “Nature Physics” e “Plastik art & science” dell’università Sorbona di Parigi. E’ Docente di Arti Visive all’Accademia di Belle Arti Brera di Milano.

 
Principali mostre personali e collettive: 2009 “Ogni sera con Elisabetta Catalano” Teresa Iaria/Bruna Esposito, Video installazione con Giulio Marzaioli, Galleria Pio Monti, Roma; “Cut-Up” Galleria Pio Monti Roma; 2008 “Cose mai Viste” a cura di Achille Bonito Oliva, Terme di Diocleziano Roma; 2007 “Frequence” testi in catalogo di Angelo Capasso e Ignazio Licata galleria Pio Monti Roma; 2006 INFN Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Frascati; 42° Mostra Internazionale del Nuovo Cinema, Pesaro; Il Buco, a cura di Achille Bonito Oliva e David Peat, Galleria Pio Monti, Roma; 2004 Ombre e fantasmi, testo in catalogo di Angelo Capasso, Galleria Pio Monti, Roma; 2003 Tracce di un seminario, a cura di Angela Vettese e Giacinto Di Pietrantonio, Viafarini, Milano; 2002 Outdoor, a cura di Lorella Scacco, Ascherslebener Kunst und Kulturverein, Aschersleben, Germany; Via libera, a cura di Angela Vettese, Giacinto Di Pietrantonio e Anna Daneri, Fondazione Ratti, Como; Tre Artisti in Barca, a cura di Luca Beatrice, Galleria Pio Monti, Roma; 2001 Fra cielo e terra, testo in catalogo di Angelo Capasso, Galleria Pio Monti, Roma; 2000 Della Notte, Galleria Pio Monti, Roma; 2000 Interstizi, a cura di Patricia Howie, Galleria Spazio Blu, Roma; 1998 Traumwelten, a cura di Tomas Friedmann, Literaturhaus, Salzburg.
Art fairs: stand Pio Monti Gallery: 2010 Miart, Milano; ArtFirst Bologna;2009 MiArt; 2007 Artfirst, Bologna; 2006 Artissima 13; 2005 Artissima 12 Torino, ArtFirst, Bologna 2004: Artissima 11Torino, Milano Flash Art Fair

Sito web: www.teresaiaria.it


Iaria Tersea_Transizione di Fase I

Transizione di Fase I

acrilico su tela

59 x 100 cm

2010

 

 

L’opera è stata gentilmente donata dall’artista al MUSPAC, per la ricostituzione

della collezione permanente, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009

“Per me è stato un piacere donare l’opera. E’ metaforicamente un gesto di solidarietà per la città dell’Aquila duramente provata dal disastroso terremoto del 2009.
Non ho scelto a caso, a mio avviso anche il tema dell’opera era metaforicamente rilevante, infatti fa parte di un ciclo di ultimi lavori in cui ho riflettuto sulla tassellatura dello spazio.
L’opera ” Transizione di Fase I” mostra una proiezione dinamica, composta da tanti piccoli attrattori, in cui ordine e disordine concorrono insieme verso una nuova configurazione.”
“Nell’opera “ Transizione di Fase I” 2010 la grande varietà di pattern di ordine e disordine mostra di emergere da una stessa matrice, traccia profonda di correlazioni universali che saturano le possibilità di tassellatura dello spazio”.

Teresa Iaria
ottobre 2011

Franco Giuli_hi

Giuli Franco

images
Componibili a incastro, Franco Giuli di Carlo Belloli

Le superfici di Franco Giuli si presentano come frammenti ricomponibili di successioni a innesto, di limiti spaziabili rinnovabili, di decostruzioni materiche progressive. Giuli ripartisce i suoi dipinti in aree compenetrabili, quasi spezzoni di zone a incastro per un inesauribile puzzle spaziale cui aspirano nel cadenzato proporsi di orchestrazioni polifoniche inedite. Sono settori di colore diverso, o consonanza tonale equivalente, che si propongono in aggressive aperture laterali irregolari di condizione espressionista ma non strutturalmente drammatica. Una pittura che aspira all’esplosione di forme elementari ravvicinate, al crollo di piani equidistanti che si sbrecciano, all’espansione del limite regolare della composizione strappata con violente separazioni dei lati. Già gli Itinerari prospettici del 1968 (cm. 140×120) ci suggerivano effetti scalari di singolare compenetrazione visiva e di estrema sintesi lineare. Da quegli anni Giuli andava confrontandosi con lo strappo, virtuale o reale, della superficie dipinta che all’inizio del 1980 si presentava con crude violenze di scheggiature laterali o di piani ravvicinati ad angolature irregolari e contundenti. Così assistiamo ad eventi sensibilistici di incastri e di disincastri su tavola e in rilievo che il pittore marchigiano situa con impeto espressionista di considerevole fluenza lirica. Anche se il proposito inoggettivista di Giuli si scontra con l’irruenza formaie di un decostruire pirotecnico, la sua posizione di ricerca si connette a quel neoelementarismo schematico e compresso di incidenza nordica. Tessere irregolari di un vasto mosaico decomponibile e trasognato in iconostasi permutabili che si offrono a Giuli in accorta complicità visiva per assumere il ruolo di spartiti cromo-sonori transpercettivi. Sono zone connettibili di possibilità ricomposte dell’azione espansiva del colore in continuo fremito dialettico. Ne risultano dipinti piuriespansivi a composizione frammentata che accertano il decostruirsi della superficie in zone mobili, ricomponibili e interspaziali. Una convergenza di strappi programmati a protensione di linee rette che denegano le curve e si risolvono in rigide traiettorie spazio-ambientali. Una pittura che non rinvia a modelli preesistenti o a pratiche desuete del tardo costruttivismo, ma inaugura un suprematismo selvaggio di alta sollecitazione percettiva. Franco Giuli promuove sonorità visive in graduale successione espansiva del raccordo lineare che si dispone in fughe triangolari di aggressiva incidenza ottica. Con questo procedere Giuli ottiene risultati di considerevole difesa contro il morire della luce che diventa irruzione e tumulto di articolazioni segnaletiche pluridirezionali. Così assistiamo a una prevalenza di arti I colazioni aggressive che evidenziano l’urto spigoloso di superfici in lotta continua disposte a confrontarsi | in tempi successivi di profondità relazionale. Un reticolato di fughe che non dovrà far intendere l’opera come cosa compiuta ma in quanto decostruzione intenzionale di, schianti lineari multitensivi. Si determinano lividi mitologemi che esplodono senza ferire per frammentarsi in mosaici a ventaglio suggerendo alternanze a I rimando percettivo simultaneo. Sono linee archetipe di una legge che compone e si ricompone in campi cromatici squillanti dove Giuli sposta da un punto focale all’altro la struttura basica ricorrente. Un dipingere che irrompe nello spazio ma sul quale non di” scende mai la sera. Nell’ambito di queste commistioni lineari a bivalenza di congiunzione si articola una scrittura apodittica e irriferente che Giuli propone come superamento del postcostruttivismo cromovisuale. La ricerca di Franco Giuli promuove pulsioni ottiche intermittenti per uno spettacolo spazio-ambientale multipercettivo. Dobbiamo riservare a questo appartato operatore della dislocazione formale inoggettiva l’attenzione che merita e il rispetto dovuto agli accertatori dell’inedito sistematico. Percorsi lineari che prorompono senza aggredire innestandosi in ritmi cromatici squillanti di inabituale incidenza segnica. Immagini in perfetto, pur inabituale, equilibrio spaziale riportate a un livello nettamente topologico. Qui la percezione delle forme, tali e quali, è fissata, normalizzata, istituzionalizzata obbedendo a delle leggi di invenzione e di trasmissione culturale, non a quelle della fisiopsicologia. Corridoi senza fine con zone pietrificate di colore emblematico catapultato dalla luce in false solitudini spaziali. Siamo ancora sufficientemente giovani per stupirci delle soluzioni integrali proposte dalla pittura di Franco Giuli. Le pulsazioni intermittenti sono orientate in una esasperazione dello spirito di rivolta in una dialettica della volontà di vivere come controffensiva alla monotonia e alla persistenza lineare. Una pittura poderosa e incisiva che costruisce lo spazio con richiami ottici multipercettivi lampeggianti. Con la presenza di Giuli i segni diventano segnali che si trasmettono in tempi direzionali molteplici ma pianificati. Un procedere nuovo, se pur realizzato con mezzi tradizionali, che ci permettono di considerarlo oltre la pittura, tra il rilievo virtuale o reale. Non aspirando alla solennità Giuli percorre cammini australi. Una semiologia permutabile per il nuovo secolo.

SITO WEB


Franco Giuli_hi

Senza titolo

tecnica serigrafica

50 x 70 cm

Armando Gioia_hi_02

Gioia Armando

Nato a L’Aquila, dove vive e lavora, nell 1960. Mostre personali: 1986: Centro multimediale Quarto Santa Giusta, L’aquila. Centro Luigi Di Sarro, Roma. Mostre collettive: 1984: Centro Melarangelo, Teramo. 1985: Expò Arte, Bari. 1986 Gran Serata Furista 1909/1930 di Fabio Mauri, Teatro Goldoni, Venezia. Artetra, facoltà del Magistero, L’Aquila. XXXVIII Premio Michetti, Francavilla al Mare 1987: Alternative Attuali, Forte Spagnolo, L’Aquila. 1988: Laboratorio d’Abruzzo, Ripe San Ginesio, Macerata. 1989: Presenze tra Presupposti e Tendenze nell’Attuali, Avezzano. 1990: Concettualità dell’astrazione, castello Piccolomini, Celano. Quarta Biennale d’Arte Sacra, Pescara. 1992: XI Mostra d’Arte Città di Penne Biennale 1992/1993, Penne. Università degli studi di Urbino, XLII Rassegna d’Arte, Sassoferrato.


Armando Gioia_hi_02

Abbraccio

olio su tela

130 x 175 cm

1986

Armando Gioia_hi_03

Senza Titolo

olio su tela 

130 x 175 cm

1986

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Senza Titolo

tecnica mista

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Fiore in bocca

incisione linoleum

IL TEMPO E’ SULLA PELLE

Mostra d’arte di ARMANDO GIOIA

24 maggio – 13 giugno 1986

VEDI EVENTO
Gibilaro Jason

Gibilaro Jason

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Jason Gibilaro è un artista londinese che ha esposto in molte mostre sia personali che collettive in Inghilterra e all’estero. Alla base delle sue opere ci sono le immagini collezionate durante i suoi numerosi viaggi in Europa, Stati Uniti ed Estremo Oriente. Ha prodotto anche alcune istallazioni di “public art” in mostra permanente a Londra.

Un tema ricorrente nelle sue opere è la documentazione sociale: la produzione di serie di opere riguardanti eventi ed innovazioni di notevole impatto sulla vita della gente. Ad esempio quelli riguardanti l’introduzione della video sorveglianza nelle case popolari e le sommosse del 2009 in Islanda per la crisi delle banche.

Alcune mostre personali recenti:
Meltdown, Royal Commonwealth Club 2010.
Iceland, Subway Gallery, London 2010.
Meltdown, NO:ID Gallery, London 2009.
New York, Royal Over-Seas League, Edinburgh/London, 2008/9.
The True King of England, The Golden Heart, London, 2007.
Recent Paintings, Royal Commonwealth Club, London, 2004.

 

 

 

SITO WEB 


Gibilaro Jason

Funeral

charcoal on paper

36×54 cm

2014

 

 

 

L’opera è stata gentilmente donata dall’artista al MUSPAC, per la ricostituzione

della collezione permanente, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009