Stampone Giuseppe

Stampone Giuseppe

stampone

E’ nato a Cluses (Francia) nel 1972. Lavora fra Milano e New York. Stampone ha integrato l’uso dei nuovi media a progetti artistico-didattici rivolti a temi sociali e ambientali come è stato per Acquerelli per non sprecare la vita e Il perché dell’H2O, con la partecipazione di 10.000 bambini, in 30 Paesi del mondo in partenariato con ProgettoMondo MLAL. Con il Solstizio Project, di cui è uno degli ideatori, sta realizzando due progetti artistico-didattici, co-finanziati dall’Unione Europea, che si sviluppano nei territori di Italia, Polonia, Croazia, Spagna, Cipro, Slovenia, Burkina Faso e Benin, in cui saranno realizzate quattro installazioni permanenti in luoghi pubblici e tre installazioni di arte relazione con la partecipazione di 15.000 bambini. Ha appena avviato due opere di arte globale dal titolo “Global Education” e “Saluti da L’Aquila” che si trasfigureranno con la piattaforma di Solstizio project.
Collabora con lo IULM di Milano, l’Università degli Studi di Teramo, Federico II di Napoli, e il MCLuhan Program in Culture and Technology di Toronto. Progetta e realizza interventi di ricerca e sperimentazione su arte e new media con Alberto Abruzzese e Derrick De Kerchkove.

Giuseppe Stampone è un artista che da anni lavora utilizzando tutte le sinergie possibili tra il piano della realtà/reale e quello della realtà/digitale, creando un piano neodimensionale in cui l’opera espande le proprie capacità relazionali infiltrandosi in modo capillare nel nostro quotidiano. “Saluti da L’Aquila” è un’opera dal forte carattere etico, un impegno che Stampone ha già mostrato come fondamentale nel proprio lavoro realizzando progetti dalla chiara connotazione sociale come Acquerelli per non sprecare la vita a cura di Elena Forin e Maurizio Bortolotti, WHY? e Architecture of Intelligenceche hanno coinvolto più di diecimila bambini, e sono stati finanziati dall’Unione Europea (Non-State Actors and Local Authorities in Development). Dal 2011 al 2015 l’artista realizzerà installazioni nelle seguenti città europee ed extraeuropee:Cze?stochowa (Polonia), Osjiek (Croazia), Vicenza, Nova Gorica (Slovenia), Strovolos (Cipro), Avila (Spagna), Roma,Ouagadougou (Burkina Faso), Porto-Novo (Benin).

SITO WEB


stampone

Senza titolo

stampa digitale su forex

315 x 155 cm

2001

Stampone Giuseppe

Bye bye Ai Weiwei

Stampa fotografica

75 x 50 cm

2011

viaggio della speranza_2009

Viaggio della speranza

light box

200 x 47 cm

2009

 

Soldati-1

Soldati Roberto

foto

Nasce all’Aquila nel 1950, fin dal 1970 si occupa di Ricerca visiva applicata agli effetti speciali Cine-TV, sia all’Università Roma1, dove progetta e realizza apparati per la ripresa filmata, che per lo studio “IAF visualresearch” Wisconsin USA-Italy, per il quale sta conducendo una ricerca sulla stereoscopia dedicata alla VR (Virtual Reality) in modo particolare la stereo conversione, una sofisticata tecnica che consente di trasformare un qualsiasi dipinto o foto 2D, in un’immagine stereoscopica. La stereo-conversione è una tecnica largamente utilizzata anche nel campo artistico, scientifico e divulgativo. Soldati si è specializzato nella realizzazione di macchine volanti munite di apparati per ripresa cinematografica.


soldati

Totem per visori 3D ad alta definizionne

struttura in legno e ferro

163 x 41 x 41 cm

1985

Soldati-1

 Esempio di stereoscopia

Quando nell’82 con Carlo De Carolis e un gruppo di studenti iniziammo presso L’ENAIP di Avezzano un corso di disegno animato, ci rendemmo conto ben presto, data la complessità di questa materia, che sarebbe stato impossibile ottenere risultati soddisfacenti nel corso di un anno, saremmo al massimo riusciti a produrre qualche metro di pellicola. Basta pensare che tutto il materiale esposto in questa mostra è appena sufficiente per un film di 30 secondi, invece in soli 3 mesi siamo riusciti a produrre ben 40 minuti di filmato. In che modo? Voglio precisare che per preparare un discreto animatore ci vuole un lungo periodo di tempo. Uno studente deve prima imparare a disegnare, dopo deve diventare un animatore (deve cioè far muovere i suoi disegni) e solo dopo questo tirocinio di parecchi anni potrebbe realizzare il primo film. Se si pensa poi alla scarsa committenza in Italia di film animati le conclusioni sono disarmanti. L’unica soluzione era quella di affrontare il problema da “biologi” chissà, ci siamo chiesti se come in natura anche nella grafica non esista qualche possibilità di innescare una reazione spontanea che dà vita al segno. Abbiamo dunque provato a sovrapporre una certa quantità di fogli di carta: sull’ultimo foglio abbiamo poggiato un pennarello, il colore è stato assorbito dai fogli sottostanti. Quando abbiamo messo in fila i fogli, abbiamo visto che la macchia diventava via via più attenuata su ogni foglio. Filmando i fogli in sequenza abbiamo ottenuto una macchia rossa pulsante sullo schermo ­ chiamata scherzosamente cromocito (gene di colore). Il resto era solo compito della fantasia. I cromociti sono amebe grafiche, scarabocchi colorati che si muovono sullo schermo o forme casuali con morfologie naturali, patate ­ sassi ­ foglie, insomma bisogna solo mettere l’elemento da animare in cultura sotto la macchina a scattare i fotogrammi. L’unico intervento di tipo naturalistico consiste nell’accennare due occhi e la bocca per caratterizzare la forma o le mani e i piedi al momento giusto solo a fine narrativo non certo funzionale. Perchè mattere le mani ad un personaggio disegnato quando questo può muoversi ed esprimersi anche senza? Lo scopo del disegno animato è raccontare e a volte questo lo fanno meglio pochi segni elementari messi al momento e al posto giusto. E’ questa una ricerca che non solo noi stiamo conducendo ma tanti altri colleghi dentro e fuori la scuola. Questo modo di fare film animato avrebbe una maggiore diffusione se non ci avessero insegnato da sempre a pensare che il disegno animato è quel film che si chiama Via col Vento ricalcato furtivamente da qualcuno con penna a colore dall’originale omonimo e non invece pittura in movimento, o arte cinetica nel senso più vero del termine.

 

 

Roberto Soldati

OSSERVATORIO 3D A COLLIMAZIONE D’IMMAGINE

 

Installazione multimediale di Roberto Soldati

29 Agosto – 30 Ottobre 1997

VEDI EVENTO

NATURA E MONUMENTI D’ABRUZZO IN UN GRANDE MUSEO VIRTUALE

 

Laboratorio multimediale di Roberto Soldati

22 Novembre 1997 – 10 Gennaio 1998

 

VEDI EVENTO

 CYBERNAVIGANDO LE NUVOLE FRONTIERE DELLA COMUNICAZIONE VISIVA

 

Installazione multimediale di Roberto soldati

13 Dicembre 2007 – 21 Febbraio 2008

VEDI EVENTO
1. Courtney Smith_Iglù (particolare), 2008

Smith Courtney

Smith_Courtney_foto

When I was 22 years old I found myself pacing the hallucinogenic black & white sidewalks of Rio de Janeiro under a barbaric sun, very much alone, in an almost inexplicable relocation. Having been born and raised in France, then higher educated in the US, my migration to Brazil at the end of 1980s, without knowing a soul in that land, was pure instinct zero rational, a flash, a flight, both hypnosis and awakening. I left the rigor and discipline of my formal education (although I will never lose it) for Brazilian experientialism, immodest and immoderate, ensuring that my life’s work will be forever retracing its inherent Apollonian/Dionysian back and forth. Slipping in at the beginning, I grew up as an artist among my Brazilian peers though my own identity will remain unfixed. Inadvertently, yet befitting, my work began to consolidate around the idea of the movable element. By this I mean any element that is part of a syntactical system, but I also mean it quite literally: the “movable” (meuble, mueble móvel) or furniture. For a decade and a half I have been making work all around the idea of furniture – originally, and always, fascinated by the symmetry of its metonymical relationship to the human form that employs it and to the architectural form that contains it. Since I am working primarily in sculpture and installation, I have been breaking down existing furniture, reformulating and rebuilding it to transform its function and meaning in an evolutionary process that has ultimately spawned a new generation of derivative neo-furniture. My mimetic furniture strives for functionality but naturally falls short. I use these semi-fictional / semi-functional objects to perform a spatial syntax, fitting them together in multiple configurations to construct interior spaces, always betraying psychological intent.The same operations I perform in space I perform in language. From a bird’s eye view, my work seeks the intersection between construction in space and construction in language. Alongside my work in sculpture, I have worked with text in a similar way that I have worked with furniture: by taking existing material and reducing it to fragments that I then reconstruct to produce alternate narratives. Often I cross the two media, by making objects that form words in space or, inversely, by building texts that describe the activation of interior spaces.

Sito web: http://www.courtneysmith.info/

 


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Igloo

336 blocchi di mobili e compensato

 dimensioni variabili

 2008

Semmer Maria

Semmer Maria

portr_semmer

1979 born in Rothenburg ob der Tauber – Germany /based in Rome – Italy and Insingen – Germanystudies and education: 2000-2006 Graphic design, Georg Simon Ohm FH Nuremberg, Germany / 2004 Graphic design, Muchina – accademy of art and design, St. Petersburg, Russiasolo exhibitions: 2006 Kulturbrauerei Rothenburg ob der Tauber, Germany, curated by Waldemar Olesch / 2007″heimelig” Villa Mirafiori, Rome, curated by Lorenzo Cataldi and Daniele Puletto / 2007 “photosession”, Stamperia del Tevere, Rome / 2009 “dreamers”, Hybrida contemporanea gallery, Rome, curated by Martina Sconci group exhibitions: 2006 Photokina Cologne, Germany / 2007 Vecchia sala della ferrovia, Cosenza, Italy, curated by Co.Se.R. Calabria / 2008 Refugium 2 gallery, Berlin / 2008 “Beata Remix”, Palazzo d’Avalos, Vasto, Italy, curated by Davide W. Pairone / 2009 “Mater Terra”, Stamperia del Tevere, Rome / 2009 “venus in eco furs”, cell63 gallery, Berlin, curated by Res Pira / 2010 “venus in eco furs”, Esposta gallery, Verona, Italy, curated by Res Pira / 2010 “Photosensibilité”, Hybrida contemporanea gallery, Rome, curated by Concetta Catalano and Mireia Barrachina / 2010 “L’Arte Grafica – dalla tradizione all’innovazione”, Castel dell’Ovo, Naples, Italy, curated by Stamperia del Tevere and Alberto Dambruoso / 2010 “Naturae”, Galleria Miralli, Viterbo, Italy, curated by Agnese Miralli


Semmer Maria

Untitled

stampa lambda

60 x 90 cm

2008

 

 

L’opera è stata gentilmente donata dall’artista al MUSPAC, per la ricostituzione

della collezione permanente, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009

I sognatori di Maria Semmer

 

 

 

Le foto che Maria Semmer ha sapientemente selezionato per questa mostra sono delle visioni, parlano di un mondo parallelo, una dimensione “altra”, perfettamente speculare a quella reale. E’ dentro di lei che tutto accade. Sembra scavare nel profondo del proprio animo, cercando di esternare immagini che provengono dal lato oscuro della sua mente e che si schiariscono e si manifestano sotto i nostri occhi. Luoghi e situazioni perturbanti sono lo specchio del mondo interiore che anima l’artista. Ogni foto è ricca di queste atmosfere inevitabilmente surreali e trascendenti, mostra un gioco fatto di ambienti e simboli, un’estetica che muove i suoi passi tra suggestioni spaziali e momenti di riflessione psicologica. Maria Semmer racconta storie di “sognatori”, storie di pensieri, di immagini e di fantasmi. Il suo è un metalinguaggio che scompone e ricompone materiali letterari, teatrali e cinematografici.
Il corpo è un elemento costante per l’artista. Conduttore di flussi energetici, vive un rapporto intimo con lo spazio circostante e diventa un modo per riflettere sulla potenza e sulla fragilità dell’uomo. I suoi tableau vivant mettono in scena uomini e donne in pose sensuali, ripresi in evanescenti e fugaci attimi d’intimità, in bilico tra il tangibile e l’immaginato, in una dimensione spazio temporale indecifrabile che l’artista stessa costruisce con oggetti ed elementi naturali raccolti dalla quotidianeità. I luoghi appaiono degradati e la luce enfattizza il contrasto tra il bianco e il nero.
Una fragile malinconia e un senso di disperazione e drammaticità si diffonde in alcune foto cariche di simbologie. Un gatto nero compare come per avvisarci di qualcosa che sta per accadere. Nei miti pagani veniva associato al culto di Iside, la dea che aveva il proprio regno nella notte. Nero, silenzioso e furtivo si muove tra di noi, caccia abilmente, ha occhi che brillano e, come la dea notturna, veglia mentre altri dormono. La notte è il tempo del riposo, della vita animale che si sveglia e agisce di nascosto, dei boschi che vivono di mille movimenti furtivi e silenziosi. E’ un mondo misterioso e segreto, legato al femminile e alle divinità madri.
Alla donna è legata anche la tragica storia di Ofelia presente in altre foto. Nell’immagine famosa di J. Millais, è rappresentata come la fanciulla dei fiori, “bella come una sirena nella sua narrata morte per acqua. Ofelia è un corpo intatto di gentile superficie, che seduce lo sguardo e che va a comporsi come un fiore tra i fiori, nello specchio fluviale di una natura incorrotta. Sebbene solo per un attimo, prima di sprofondare in una morte fangosa che l’inghiotte” .Figura incorporea, che continua a tramandare di sé l’immagine di una donna inviolata nel corpo, ma violata nei sentimenti, ferita a morte dalle incongruenze maschili.
Le donne romantiche di Maria Semmer sono le Ofelie dei nostri giorni, giovani remissive, pure, vittime innocenti ed ignare, proiettate in un contesto contemporaneo, tra i banchi di un mercato romano cosparso di graffiti, oppure travolte da un liquido amniotico che le conduce verso l’oblio (il tragico richiamo dell’acqua scura compagna del viaggio eterno è, in letteratura, il simbolo della morte femminile). Sono figure incorporee, volti dolci e infantili che emergono dall’acqua tra fasci di rami, sirene trascinate via dalle correnti e avvolte da un senso di enigmatica ed impenetrabile fatalità. Accanto possiamo immaginare un Amleto contemporaneo che, simulando una tragica follia, si ribella alla malvagità del mondo e all’amara realtà della vita. Disperato  per aver proclamato troppo tardi il suo amore per Ofelia, lo vediamo trasformato in una sorta di vampiro.
Come in un teatro dell’irrappresentabile, è forte per Maria il desiderio di potenza dell’immaginario.
“E il poeta dice che ai raggi delle Stelle vieni a cercare, di notte, i fiori che cogliesti; e d’aver visto sull’acqua, distesa fra i suoi lunghi veli, la bianca Ophélia, come un gran giglio, ondeggiare.” (Arthur Rimbaud).

Martina Sconci

sassi

Sassi Corrado

Corrado-Sassi

Corrado Sassi nasce a Roma nel 1965, studia fotografia a New York ed ha al suo attivo numerose mostre in Italia e all’estero, tra cui ricordiamo Miradas Parallelas, nel 1995 a Lima, Where are all the people, nel 2001 a New York, Dieci al cubo a Torino nel ‘98, America, GNAM, 1999 e sempre a Roma, Inedito nel 2000 presso la Galleria S.A.L.E.S. Lavora tra Roma e New York anche se racconta di aver trovato grande ispirazione a Venezia dove ha vissuto per un anno.

Sito web: https://www.marcobagnoli.it/


sassi

Senza titolo

Stampa fotografica 10/20

2005