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Benci Jacopo

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Jacopo Benci vive e lavora a Roma. Il suo lavoro artistico comprende fotografia, installazione, video, film, performance; è stato esposto in gallerie, musei, festival e rassegne video, in Italia, Argentina, Ecuador, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Russia, Stati Uniti, Thailandia, Ungheria.

Le sue mostre personali più recenti sono: Débrayages (a cura di Maddalena Rinaldi), Centro Luigi Di Sarro, Roma;  Un itinerario possibile – A possible itinerary 1981-2011 (a cura di Lucrezia Cippitelli), MLAC Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea, Università ‘Sapienza’, Roma; Jacopo Benci. Itinerari in video (per il ciclo ‘Testi e Testimoni IV’ organizzato dalla Casa della Memoria e della Storia), Sala Santa Rita, Roma (2011); Sentieri invisibili (a cura di Martina Sconci), Hybrida Contemporanea, Roma (2010); L’infraordinario (a cura di Rossella Caruso), TraLeVolte, Roma (2008).


 

Ha tenuto conferenze sull’arte contemporanea presso British Academy, Londra; Cornell University, Roma; Temple University, Roma; Facoltà di Lettere e Facoltà di Architettura Valle Giulia, Università ‘Sapienza’, Roma; Facoltà di Scienze della Formazione, Università di Palermo; Estorick Collection, Londra. È stato ‘tutor’ e ‘critic’ presso Architectural Association School of Architecture, Londra; School of Design, Iowa State University, Rome Program; John Cabot University, Roma. Nel 2002 è stato ‘tutor’ e relatore nel workshop internazionale Architettura e arte oggi nel centro storico e nel paesaggio, Accademia Nazionale di San Luca, Roma. 
Ha tenuto conferenze sull’opera di Michelangelo Antonioni presso Winchester School of Art (2003); London Metropolitan University, Londra (2004); Institute for Research on Visual Culture, University of Nottingham (convegno internazionale Cinematic Rome, 2005); School of Architecture, University of Brighton; The Photographers’ Gallery, Londra (2006); Accademia Tedesca Villa Massimo, Roma (2009, 2010); Hochschule für Gestaltung und Buchkunst, Lipsia (2011). Suoi scritti sull’opera di Antonioni sono apparsi nella rivista inglese Filmwaves(numero 33, 2007), e nei volumi Cinematic Rome, a cura di R. Wrigley (Troubadour, Leicester, 2008), e Antonioni Centenary Essays, a cura di J.D. Rhodes e L. Rascaroli (Palgrave Macmillan / British Film Institute, Londra, 2011).
Ha tenuto una conferenza su Pasolini e Roma allo University College di Londra (2009), pubblicata nel volume Rome. Continuing encounters between past and present, a cura di L. e D. Caldwell (Ashgate, Farnham, 2011).
Ha inoltre collaborato all’edizione italiana di Andrej Tarkovskij, Martirologio. Diari 1970-1986 (Edizioni della Meridiana, Firenze, 2002).
Dal 1998 è Vicedirettore per le Arti Visive dell’Accademia Britannica, Roma; in questo ruolo ha coordinato oltre 40 mostre all’Accademia e in altri spazi espositivi a Roma e in Italia. Nel 2006 ha curato la mostra Responding to Rome. British artists in Rome 1995-2005, Estorick Collection, Londra

 

 

 

Sito web: https://www.jacopobenci.com/


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 Sguardo Luminoso

 stampa plotter professionale su carta 

Edizione di 9 + 1 esemplari

13,2 x 20 cm

2007-11

L’opera che ho deciso di donare alla collezione del MUSPAC si intitola Sguardo luminoso. 
Questa immagine riassume tutto il mio lavoro degli ultimi trent’anni e probabilmente anche degli anni a venire.
La prima versione fotografica di questa immagine risale al 1981-93, mentre questa seconda versione, digitale, è stata realizzata  nel 2007-11. 
Non c’è architettura senza presenza umana, e la relazione tra le due è fisica, mentale, emozionale. 
Ciò è mostrato anche dalla dolorosa esperienza dell’Aquila. La ricostruzione materiale non è possibile senza l’elemento – impalpabile ma prezioso, come la luce – dello sguardo, che è presenza, osservazione, conoscenza, relazione. 
Così il dono che faccio di questa mia opera vuole essere anche un auspicio per il museo e per la città.

Jacopo Benci, ottobre 2011


Uno sguardo nell’invisibile

Jacopo Benci non ama essere definito un fotografo ma “un artista che lavora con la fotografia”. Non si serve infatti dei tanti mezzi tecnici che la fotografia manuale o digitale può offrire ma, come per annotare piccole citazioni su taccuini, se ne va in giro a prendere appunti di immagini.
Ripercorrendo i luoghi della sua quotidianità, come un vero e proprio flâneur contemporaneo, passeggia silenziosamente e senza meta per le strade della città, soffermandosi sui suoi angoli più nascosti. Come se le vedesse per la prima volta, si interessa alle cose che possono sembrare in apparenza più banali: spazi severi di corridoi, di scale, di cortili, di porte chiuse e di porte aperte, spazi ritagliati entro altri spazi, luoghi di raccordo dove si aspetta e si pensa. Le sue foto invitano ad andare oltre la semplice rappresentazione del soggetto e ad immaginare storie. E’ come se il tempo si fosse fermato per restituirci la voce dei luoghi. C’è una sensazione di attesa per qualcosa che sta per accadere, attesa per qualcuno che sta per passare. La luce, come quella delle “piazze senza tempo” di De Chirico, arriva da lontano, pronta a svelarci una realtà trasfigurata. Dietro i muri, all’orizzonte, c’è una città che conosciamo ma che ci sembra irraggiungibile.
Lo spazio è il luogo nel quale perdersi e nel quale ritrovarsi per scoprire che non serve andare lontano per cercare la bellezza, la troviamo dietro l’angolo, basta saperla osservare. La normalità e la quotidianità diventano il viaggio più interessante, l’attraversamento dei luoghi del percorso consueto diventa un’Odissea. In questo senso Jacopo Benci si avvicina di più alla figura di uno Stalker che osserva il lato oscuro della città, le sue rughe e le sue cicatrici, gli spazi marginali, dimenticati. Il suo è uno sguardo in divenire, uno sguardo attento a ciò che fugge, uno “sguardo nell’invisibile”. Come accade nel film “Blow Up”, è solo fotografando e prestando attenzione ai particolari che si possono scoprire nuove realtà da di-svelare. D’altronde Heidegger sosteneva che “una cosa racchiude un mondo” e che l’arte si configura come “il porsi-in opera-della verità” nel senso che mostra il significato autentico delle cose e dei mezzi. Più che riprodurre la verità, l’opera d’arte istituisce la verità.
Attraverso i suoi Sentieri invisibili Benci ci indica un cammino, una strada da percorrere, per insegnarci che il limite non è il punto in cui una cosa finisce ma ciò a partire da cui una cosa inizia la sua essenza. Il rapporto dell’uomo con i luoghi e, attraverso i luoghi, con gli spazi, risiede soprattutto nell’abitare. La relazione di uomo e spazio non è null’altro che l’abitare pensato nella sua essenza. In questo senso dobbiamo imparare ad “abitare i luoghi”, conoscerli nell’infinità dei loro minimi particolari, perché attraverso essi possiamo scoprire la nostra vera identità, il nostro essere nel mondo.

Martina Sconci

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Aurorameccanica

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Aurorameccanica è uno studio di produzione audiovisivi fondato a Pisa nel 2007.

Nel gennaio 2008 aurora si trasferisce a Torino dove apre, insieme ad altri artisti, l’Ohne Titel Lab, laboratorio indipendente di ricerca artistica sito nel cuore del quartiere San Salvario.
Un vario e tortuoso percorso da autodidatta a cavallo tra sperimentazione tecnologica, ricerca estetica ed impegno sociale, porta il gruppo verso ambiti di carattere artistico: i lavori si concretizzano prendendo forma di installazioni interattive. Ogni esposizione, sia collettiva che personale, si trasforma in un progetto unico ed affascinante durante il quale aurora prende per mano il visitatore e lo accompagna in un percorso dove il protagonista non è l’opera ma lo spettatore stesso. L’estetica e la poetica si esprimono attraverso una partecipazione attiva del pubblico, stupore e coinvolgimento emotivo non sono il fine ultimo dei lavori ma diventano chiavi di lettura per una profonda riflessione etica prima che estetica del lavoro. aurora è composta da Fabio Alvino (1988), Roberto Bella (1983), Carlo Riccobono (1982), un Foggiano, uno Spezzino e un Milanese.

Sito web: https://www.aurorameccanica.it


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Come bere un bicchiere d’acqua

 cemento, luci e ombre

Installazione interattiva

2012

Nell’installazione “Come bere un bicchiere d’acqua” il processo di rielaborazione della realtà è reinterpretato nel rapporto tra l’oggetto reale e la sua ombra.
L’oggetto metonimico è proprio un bicchiere d’acqua poggiato al centro di un piccolo tavolo. Il bicchiere è illuminato dall’alto da una non definita fonte luminosa, l’ombra visibile sul tavolo si comporta in modo strano: è instabile, si muove e si frastaglia come se fosse soggetta a repentine variazioni luminose.
L’ombra del bicchiere risponde costantemente alle variazioni di emissioni di radioattività rilevate nei dintorni di Fukushima Daiichi. Il dato preciso e oggettivo – rilevato in Giappone e diffuso in tempo reale tramite la rete – viene reinterpretato per fornire una versione della rappresentazione della realtà che si trasforma ad ogni minima variazione.

Asquini opera Ninna Nanna

Asquini Claudio

Caudio Asquini

Nato a Roma nel 1963,vive e lavora a Roma.

Mostre personali

2008 Fotografia festival internazionale Vedere la normalità Roma; 2006 Galleria Next Door a cura di Augusto Pieroni Roma; 2004 Futura Gallery a cura di Bozena Margukievich Praga; Studio Luisa Klain, Mùnchen a cura di Bettina Pauly; 2003    Studio Lipoli & Lopez, Roma, a cura di Raffaele Gavarro; WEP Gallery, a cura di Guglielmo Gigliotti, Milano; 2000 Studio Luisa Klain, Mùnchen a cura di Luisa Klain; Galleria Le Pleiadi, Mola di Bari; 1999    Galleria Approdi, Roma, a cura di Francesca Petracci; 1997 Studio Luisa Klain, Mùnchen a cura di Andrea Petrecca; 1996 Fondazione Immart, Roma, a cura di Pietro Caporella; 1995 Galleria Roma & Arte, Roma, a cura di Balmas; Galleria Punto di vista, Mùnchen a cura di Andrea Petrecca; 1993 Spazio Immart, Roma a cura di Pietro Caporella; 1991 Galleria l’artista, Roma, a cura di ndrea Rossi.

 


Asquini opera Ninna Nanna

Ninna Nanna

stampa fotografica c-print

120 x 120 cm

2008

2. Claudio Asquini_Fuga

Fuga

stampa fotografica c-print

100 x 125 cm

2011

“Ho pensato di donarvi l’opera “Ninna Nanna”(che appartiene a una serie di ritratti),qui il desiderio di maternità e un desiderio forte,è quello di una nuova vita,così come la volontà e la speranza per il futuro della vostra città e della vostra gente.
Partecipare alla ricostruzione del museo è una cosa che faccio con tutto il cuore,è il modo per condividere i brutti momenti passati e per andare insieme verso il futuro del museo e della città perché senza arte non c’è bellezza”.

Claudio Asquini
ottobre 2011

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Arena Francesco

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Francesco Arena è nato nel / born in 1978 a Torre Santa Susanna, Brindisi. 
Vive e lavora a / lives and works in Cassano delle Murge, Bari

Principali mostre personali / Main solo shows: 
(C) denotes that a catalogue was published in conjunction with the exhibition

2011
Com’è piccola Milano, Peep Hole, Milano
2010 
Art Statement, Art Basel, Basel. (C)
Cratere, curated by Lorenzo Benedetti, De Vleeshal, Middelburg NL. (C)
Teste, Fondazione Ermanno Casoli, Fabriano. (C)
2009
18.900 metri su ardesia, Galleria Monitor, Roma
Canzone (povera patria), Cimitero di San Pietro in Vincoli, Torino
2008
Pallet sospeso su 7 raggi, Brown Project Space, Milano.
3,24 mq, Nomas Foundation, Roma. (C)
2006
Impannellamento, Galleria Monitor, Roma. (C)
2005 
Arena, De Marco, Schirinzi, G.A.M. Galleria d’arte Moderna Bologna (with De Marco and Schirinzi), Bologna. (C)
2004 
Laboratorio, Galleria Monitor, Roma

Principali mostre collettive / Main group shows: 
(C) denotes that a catalogue was published in conjunction with the exhibition

2011
Isole, Brown Project Space, Milano
100 di 50, NABA, Milano
Pleure qui peut rit qui veut – Premio Furla 2011, Palazzo Pepoli, Bologna (C).
2010
Ente comunale di consumo; curated by Claudio Libero Pisano, CIAC, Genazzano.
Temporaneo – contemporary art in the evolving city, curated by Cecilia Canziani e Ilaria Gianni, 
organizaed by Nomas Foundation and IMF Foundation, Roma.
Legami creativi, curated by Renato Barilli e Fabio Cavallucci, Comune di Santa Sofia, Forlì.
SI, Sindrome Italiana, Magasin, Grenoble (C).
La scultura italiana del XXI secolo, curated by Marco Meneguzzo, Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano (C).
Practicing Memory – In the time of an all-engaging present, curated by Matteo Lucchetti, Fondazione Pistoletto, Biella.
Voices from Silence – Truth Unveiled by Time, curated by Ilaria Gianni, Opdahl Gallery, Berlin.
Squares of Rome, curated by Cecilia Casorati, Moca, Shangai (C).
Ibrido, curated by Giacinto Di Pietrantonio e Francesco Garutti, PAC, Milano (C)
Linguaggi e Sperimentazioni. Giovani artisti in una collezione contemporanea, curated by Giorgio Verzotti, Mart, 
Rovereto (C)
Les sculptures meurent aussi, a cura di Lorenzo Benedetti, Kunsthalle Mulhouse, Mulhouse.
2009
Qui è altrove!, a cura di Francesco Poli e Francesca Referza, Palazzo De Sanctis, Castelbasso. (C)
Emotional Community, a cura di Teresa Macrì, Galleria Monitor, Roma
Curatology, Viafarini DOCVA, Milano
Premio LUM, a cura di Luca Cerizza, Antonella Marino, Francesco Stocchi, Teatro Margherita, Bari. (C)
NEW ITALIAN EPIC, Brown Project Space, Milano
Senza Rete, a cura di Lorenzo Benedetti e Caroline Corbetta, Santo Spirito in Sassia, Roma. (C)
Cose mai Viste, a cura di Achille Bonito Oliva, Palazzo Barberini, Roma. (C)
Usine des rêves, a cura di Cecilia Casorati e Sabrina Vedovotto, 26cc – space for contemporary art, Roma (C)
Ri-creazione, 1:1 Proiect, Roma. (C)
2008 
On, a cura di Martina Angelotti, Piazza Verdi, Bologna.
Acromatica, a cura di Bartolomeo Pietromarchi, Galleria Edieuropa, Roma. (C) 
Fresco Bosco, a cura di Achille Bonito Oliva, Certosa di Padula, Padula (Sa). (C) 
Soft Cell: dinamiche nello spazio in Italia, a cura di Andrea Bruciati; la Comunale, 
Galleria Comunale d’Arte Contemporanea di Monfalcone, Monfalcone. (C)
Dai tempo al tempo, a cura di Pelin Uran, Fiona Parry, Joseph del Pesco, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per l’Arte, 
Guarente d’Alba, Cuneo. (C)
The Unfair Fair, a cura di Cecilia Canziani e Vincent Honorè, Loto Arte, Roma. 
Incipt, a cura di Ludovico Pratesi, Palazzo Rospigliosi, Roma. 
2007
Annisettanta. Il decennio lungo del secolo breve, a cura di Gianni Canova, la Triennale di Milano, Milano. (C)
Artètica – descrivere il resto, a cura di Katia Anguelova e Alessandra Poggianti, Porto Cesareo (Lecce). 
Deutsche Bank Italy Collection, Deutsche Bank, Milano. (C)
2006 
Confini – Boundaries, a cura di Saretto Cincinelli, Cristiana Collu e Roberto Pinto, Man, Nuoro. (C)
Circle Line, a cura di Marcello Smarrelli, RAM Rotonda di Senigallia, Senigallia. 
Tracce di un seminario, a cura di Roberto Pinto e Anna Daneri, Assab One, Milano. (C)
2005
Intra Moenia, a cura di Giusy Caroppo e Achille Bonito Oliva, Castel del Monte, Andria. (C)
Carillon-Corporarte, a cura di Antonella Marino, Showroom Calia, Matera. 
Arte all’Arte X / -a+a Luciano Pistoi, Castello di Linari. (C)

Awards:
2009

Premio d’Arte Contemporanea Ermanno Casoli, Fondazione Casoli, Fabbriano (vincitore)
Premio LUM per l’arte contemporanea, 1° Edition, LUM, libera Università
Mediterranea, Bari 
2008 
Premio Torino-Milano incontrano l’arte, 6° Edition, Camera di Commercio di Torino, Torino (vincitore) 
Premio Terna per l’arte contemporanea, 1° Edition, Terna, Roma (vincitore)

Residencies:

2005
Corso Superiore di Arte Visiva 2005, Fondazione Ratti, Como

 

 

 

 

 

SITO WEB


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Mattoni

Terra di Dresda

2011

Sabato 25 giugno all’Aquila Francesco Arena ha realizzato l’intervento dal titolo “Mattoni” (secondo appuntamento del progetto “L’Aquila l’identità del contesto” a cura di Francesca Referza e Maria Rosa Sossai). Con Mattoni Francesco Arena stabilisce un legame invisibile ma potente tra il passato e il presente di Dresda e il presente e il futuro dell’Aquila.
Dresda è un centro d’arte di importanza internazionale e di eccezionale bellezza, tanto da essere stata definita la Firenze sull’Elba. La città tedesca è stata scelta da Francesco Arena perché, durante la seconda guerra mondiale, ha subito un terribile bombardamento con migliaia di vittime.

Per realizzare l’intervento, Arena si è fatto spedire da Dresda venti chili di terra tratta da diversi punti della città e con questa ha realizzato dei mattoni che, dopo essere stati cotti, sono stati portati all’Aquila e utilizzati per costruire. Questi mattoni entreranno nel DNA della ricostruzione dell’Aquila, nel tessuto murario di alcune case della città che bisogna tirare su, nella speranza che, a partire da un mattone, si possa ricostruire l’intera città, come è accaduto per Dresda.
Dopo aver individuato alcuni edifici (tra cui la vecchia e la nuova sede del MUSPAC) in cui porre qualche mattone, in collaborazione con l’amministrazione della città, è stata collocata in municipio una “lapidella” di piccole dimensioni (cm 30 x 20) che racconta l’occasione e la motivazione dell’intervento. I Mattoni spariranno alla vista, saranno quindi volutamente antimonumentali, nella pratica, ma contribuiranno emotivamente, nelle intenzioni dell’artista, a rigenerare quell’identità della città che il terremoto e il tempo che passa, stanno provando a cancellare per sempre.
L’invisibilità è la parte fondante dell’opera, un monumento che c’è, ma che non si vede, in antitesi con la retorica di tanti altri monumenti, un monumento dislocato in vari luoghi, come reazione all’idea del monumento da piazza.

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Al Muspac va in scena “L’Aquila nuova, identità e crisi di un terremotato qualunque”

Da NewsTown 21 Marzo 2018

A pochi giorni di distanza dal nono anniversario del terremoto nel Capoluogo d’Abruzzo, l’attore aquilano Massimo Sconci porta in scena, per la prima volta, uno spettacolo dedicato alla sua città, da lui interamente scritto, diretto e interpretato. È il debutto Nazionale di L’Aquila nuova, ovvero “identità e crisi di un terremotato qualunque”. Il monologo teatrale si terrà il 29-30-31 Marzo, in via Ficara (zona Piazza D’Arti), presso il MU.SP.A.C. – Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea – nella periferia ovest dell’Aquila.
Successivamente, lo spettacolo andrà in scena anche a Roma, presso il Teatro Elettra (zona Colosseo) il 5-6-7-8 Aprile 2018, durante i giorni di commemorazione del Terremoto che colpì la città nell’Aprile 2009.
In scena un attore con una sedia e senza microfono, due paia di occhiali, un orsacchiotto di peluche e una valigia, per un allestimento scarno ed essenziale. Cornice di un racconto evocativo fatto di tante piccole storie, del passato, del presente e del futuro della città. Racconti vissuti oppure mai accaduti, intrecciati attorno all’abilità evocativa del narratore.
Punto cruciale dell’intera messa in scena è l’individuo. Un cittadino aquilano qualunque, che tenta con difficoltà di relazionarsi con qualcosa di imprevedibile come il terremoto. La sua ironia, tenerezza e fragilità può avere come reazione una inevitabile depressione oppure una necessaria resistenza. Il risultato è una narrazione che vorrebbe essere lineare, ma che inevitabilmente si frammenta in più capitoli differenti.
“Il capoluogo d’Abruzzo, come l’intera regione, da troppo tempo, e soprattutto negli ultimi mesi, sta vivendo una condizione di durissima crisi. Ma forse, su un palcoscenico, assieme al pubblico, c’è la possibilità di cominciare a immaginare una città diversa, migliore. Di certo non perfetta…ma sicuramente…nuova!!”, si legge nella nota del protagonista.
Lo spettacolo è stato prodotto dal MU.SP.A.C. e dal Collettivo “Attori in Primo Piano”. Un ringraziamento speciale va a Giancarlo Fares, compagnia Bolognini-Costa, compagnia Habitas e Centro Sociale ex-51.
Per info e prenotazioni 349.6365670 o 340.5544632.

 

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