Christo_Impacchettamento di Porta Pinciana_installazione urbana_fotografia 50su150_50x70cm_1973_hi

Christo

Artist Christo unveils his first UK outdoor work, a 20m high installation on Serpentine Lake, with accompanying exhibition at  at The Serpentine Gallery on June 18, 2018 in London, England.

Christo e Jeanne-Claude, o più spesso solo Christo, è il nome d’arte con cui è conosciuta l’opera comune di Christo Javacheff, nato nel 1935 a Gabrovo in Bulgaria, e di Jeanne-Claude Denat de Guillebon 1935 Casablanca, Marocco; due artisti unici che attraverso la loro opera “svelano nascondendo”. Christo e Jeanne-Claude intervengono indifferentemente su un territorio, un oggetto, un monumento od un edificio per trasformarlo, tenendo sempre conto delle regole compositive date dalla storia dell’arte. Evidenziare nascondendo, proporre una percezione della realtà prima mai avuta, è questa in sintesi la loro Arte.
Nel 1958 Christo arriva a Parigi, dove  conosce la sua futura moglie e collaboratrice Jeanne Claude de Guillebon. Nascono i primi “wrapped objects” cioè oggetti impacchettati con i quali si fanno conoscere; tra gli oggetti vi sono: lattine, sedie, bottiglie e scatole avvolte da tessuto cerato e spago. Christo lavora sulla modificazione percettiva degli oggetti e dei luoghi, che sotto le sue mani cambiano natura, ma anche il modo di essere guardati. Un po’ il rovescio dell’operazione che ha fatto Duchamp con il ready-made quando innalzò l’oggetto d’uso, l’orinatoio, ad opera artistica. Christo fa il contrario: se in partenza ha un’opera d’arte (come le Mura Aureliane) questa è reinventata come un bizzarro oggetto d’uso. Se è un elemento naturale o un manufatto, si trasforma in opera artistica. E tutte comunque diventano indimenticabili perché protagoniste di una nuova estetica.
Nel 1961 si tiene la sua prima mostra personale con il testo critico di Pierre Restany alla galleria Haro Lauhus a Colonia. Christo, che nelle sue opere prende ispirazione da “L’enigma di Isidore Ducasse” (dove una macchina per cucire è avvolta in una coperta con dello spago) di Man Ray, oggi  viene considerato uno dei precursori della cosiddetta Land art, cioè arte del territorio. Le vaste realizzazioni nascono per essere temporanee e non modificano durevolmente il paesaggio. La sua opera è un intervento che richiede una forte progettualità e uno studio accurato del territorio, delle scelte artistiche adatte al luogo, ma è un operare che non entra in conflitto con questo, è anzi un’azione che sottolinea e cambia l’ambiente per attirare l’attenzione.
Già durante la sua breve adesione al gruppo dei Nouveau Réalistes, Christo abbandona la sua pratica di ritrattista per creare azioni ambientali, il suo impacchettare rende il contenuto al tempo stesso misterioso e valorizzato. Spesso le sue coperture hanno suscitato uno scandalo pubblico, perchè  vissute come un insulto ai luoghi prescelti invece che, come nelle intenzioni dell’artista, un omaggio. Nel periodo di durata del progetto, siti, oggetti ed edifici diventano totalmente altro da sé, assumono l’aspetto della scultura e diventano, anche in caso di manufatti noti o di isolate porzioni di natura, prodotto estetico autonomo, altra cosa rispetto a quello che sta sotto o dietro.
Tra i lavori più importanti si ricodano: 1971, il “Valley Curtain”  dispiega su 394 metri di larghezza, una tenda di polyamide arancione che sbarra il fondo di una  vallata in Colorado tra due fianchi rocciosi; nel 1975 a Roma impacchetta le Mura Aureliane, “The wall”; a Newport Rhode Island realizza “Ocean Front”,13940 metri quadri di tessuto di polipropilene che galleggiano sul mare; nel 1977 mette in opera progetto ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, di accatastamento di 390.500 bidoni di petrolio: “Abu Dhabi Mastaba, Project for United Arab Emirates”; nel 1985 esegue il progetto “The Umbrellas, project for Japan and Western U.S.A.”, con lo scopo di collegare tra di loro Giappone ed ovest degli Stati Uniti in una linea ideale formata da 3000 ombrelli di forma ottagonale, talora raggruppati, talora distanziati gli uni dagli altri, disposti seguendo l’andamento del terreno.

Sito web

 

 


Christo_Impacchettamento di Porta Pinciana_installazione urbana_fotografia 50su150_50x70cm_1973_hi

Impacchettamento di Porta Pinciana

installazione urbana

fotografia 50/150

 50 x 70 cm

1973

L‘Impacchettamento di Porta Pincina, datato 1973, si riferisce alla mostra Contemporanea di Roma, in cui l’artista realizza un intervento indimenticabile per la città: “impacchetta” le mura aureliane.
La sua è una provocazione molto forte, un modo inconsueto di portare l’arte nella città. Ma soprattutto, è il luogo a fare l’opera: Roma, città sacra  e culla dell’arte classica, viene investita di contemporaneità.
Christo vuole richiamare l’attenzione su un processo di metamorfosi, sulla realtà e sul mistero dell’oggetto, che il mondo di oggi non consente più di vedere.
Il suo intervento amplia il pubblico dell’arte coinvolgendo chiunque, sia quelli che lavorano al progetto, sia quelli che vi passano accanto. In questo modo egli permette all’uomo di leggere la realtà in una diversa modalità, svelando ciò che non si vede o ciò che non si sa di vedere.
Le sue opere sono negazioni: impacchettando esclude alla vista, ma contemporaneamente enfatizza un oggetto paesaggistico o un monumento, sottolineando il consueto (ormai reso invisibile dall’abitudine) dandogli un nuovo significato, restituendogli una dignità che l’uso improprio della società gli aveva negato.
Il suo metodo tocca diverse problematiche riguardanti il modo di concepire l’arte: è difficile dire quale sia l’opera, il risultato finito o tutto il processo di progettazione che lo ha determinato.
Il carattere temporaneo della sua opera è importante: la concezione dell’eternità dell’arte è, per Christo, antistorica e antidialettica, è un’espressione della società capitalistica.
Ecco allora che sotto la sue mani e con il rivestimento che aggiunge, le storiche Mura Aureliane cambiano natura, ma anche il modo di essere guardate.

Presso la sede del Muspac, è possibile visionare anche un video riguardante la realizzazione dello storico evento.

Martina Sconci

Falci&Barzaghi_abbastanza bene ma...pezzi d'oro_materiali vari_2009

Falci S. & Barzaghi S.

SALVATORE FALCI, nato nel 1950, vive e lavora a Bergamo.

Dal 2012 Avvio progetto artistico Arte e Luogo in Brasile. Dal 2005 Avvio progetto artistico interculturale Arte e Luogo, con il Camerun. Dal 2004 Docente di Metod. e Tecniche della Sperimentazione Artistica” presso Università di Bergamo.
Dal 2000 docente di arti visive all’accademia L.A.B.A. di Brescia. Dal 1994 docente di arti visive all’Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo.
1999 Co-organizzatore progetto “Oreste alla Biennale” Padiglione Italia Biennale di Venezia. 1998 Artista residente per tre mesi presso “International Art Space”, Kellerberrin, Australia. 1998 Convegno “Come spiegare a mia madre che quello che faccio serve a qualcosa”, Bologna. 1997 Co-organizzatore del progetto Oreste zero a Paliano e nel 1998 Oreste 1. 1993 Avvio del progetto A.A.V.V. metodo di coinvolgimento artisti. 1980 Co-fondatore del “Gruppo di Piombino”.
 
Personali
2012 Ti ascolto e prendo appunti, Corpi scomodi, Cantù.
2011 Veux-tu jouer avec moi? con Armida Gandini, Galerie Koma, Mons, Belgio.
2010 Abbastanza bene ma… con Simona Barzaghi, Fondazione MUDIMA, Milano.
2010 La stagione dell’erba, Palazzo Ferrazzi, San Gervasio Bresciano, Brescia.
2009 Abbastanza bene ma…,performance con Simona Barzaghi, Fondazine MUDIMA, Milano.
2009 l’Impossibilità di un’isola, con Simona Barzaghi, Spazio 10, Vercelli.
2008 Ci@o, come st@i?, con Simona Barzaghi, galleria  Decidue , Milano.
2005 Memory, Insurgent Space, Tirana.
2004 Itai doshin in Tirana, Galleria Nazionale, Tirana.
2002 Dai, parliamone, Galleria Aliceealtrilavoriincorso, Roma.
2000 Silent Communication, Studio Casoli, Milano.
1998 Salvatore Falci, International Art Space Kellerberrin, Australia.
1998 Dai ! sorridimi, Galleria Zone c/o Graffio, Bologna.
1995 Stazioni, Galleria Zoo 21.00/23.00, Bologna.
1994 Aggregazione ’94, Studio Casoli, Galleria Il Milione, Viafarini, C/so Buenos Aires, Milano.
1991 Ponte S. Eufemia, Galleria Alice , Roma; Moquette e polvere, Galleria Casoli, Milano.
1989 Colonie a Venezia, Studio Casoli, Milano; Materassi, Galleria Alice, Roma.
1987 Azioni costanti, Lascala, Roma.
1985 Itai-Doshin Galleria Lascala, Roma.


SIMONA BARZAGHI

Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha svolto attività di ricerca sia nelle arti visive realizzando mostre personali e collettive che in ambito teatrale come danzatrice occupandosi del linguaggio del corpo. 
La sua ricerca è sempre stata indirizzata sullo spazio della relazione nei suoi molteplici aspetti in particolare tra l’uomo e la natura.Il campo d’ indagine si rivolge all’ambito del limite, del confine,delle dinamiche che caratterizzano i diversi incroci possibili all’interno di uno spazio inteso come fisico ma anche sociale e mentale. Uno spazio in cui spesso il pubblico è chiamato a partecipare direttamente diventando elemento determinante nel farsi dell ‘opera. Dal 2006 in collaborazione con S.Falci, questo spazio d’indagine si è allargato ai new media ,sugli aspetti relazionali propri della comunicazione digitale esplorando così le modificazioni d’identità dell’individuo che sta sul confine tra il reale e il virtuale.

 

 

 

SITO WEB

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Falci&Barzaghi_abbastanza bene ma...pezzi d'oro_materiali vari_2009

Abbastanza bene ma…pezzi d’oro

memoria usb, oro e materiali vari

dimensioni variabili

2009

 

 

L’opera è stata gentilmente donata dagli artisti al MUSPAC, per la ricostituzione

della collezione permanente, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009

L’opera “Abbastanza bene ma…pezzi d’oro” è il risuItato di una performance in cui i due artisti Simona Barzaghi e Salvatore Falci, nel maggio 2009, sono rimasti chiusi per sette giorni in una parte blindata della Fondazione Mudima a Milano, assolutamente vuota, con a disposizione soltanto due computer online. La qualità della loro permanenza variava con le relazioni possibili attraverso i contatti email, Msn, skype, facebook. Le relazioni virtuali diventavano reali quando, dopo il contatto in rete, il pubblico arrivava alla fondazione con oggetti e beni di consumo. Tutti gli oggetti o residui di ciò che le persone hanno portato durante la performance sono stai affogati in pepite dorate. All’interno è contenuta anche una memoria USB con i dati, gli scritti, i video e le foto come testimonianza del contatto, visibili connettendo un computer o un i phone.

i Buchi Bianchi 2

I BUCHI BIANCHI corto teatrale di e con Massimo Sconci

10 Giugno 2018

Regia, Testo e Interpretazione: Massimo Sconci
Musiche di scena: Jose De La Paz || Andrea De Petris
Assistenti alla regia: Gioia D’Angelo || Luca Avallone

 

 

 

 

 

I Buchi Bianchi è la storia di un bombardamento in una guerra silenziosa vissuta da un giovane ragazzo siriano.
I Buchi Bianchi è una serie di racconti vissuti oppure mai accaduti. I Buchi Bianchi è l’ironia del protagonista, in tutta la sua fragilità e la sua forza d’animo.
Con un monologo teatrale è possibile cambiare il Mondo in quindici minuti?

Questo Corto Teatrale vuole essere uno spunto di riflessione sulla condizione di guerra silenziosa in cui si trova oggi il Nostro Mondo. La messa in scena è ridotta all’essenziale, con Massimo Sconci in veste di autore e narratore che ci racconta la storia di Ahmir, un ragazzo capace di ancora di osservare e di guardarsi attorno.
Una vicenda che è quella di tanti altri individui del Mondo, personaggi ironici e amari, in una condizione umana che non cede e continua a resistere.

locandina I buchi bianchi_n
Laboratorio teatrale di Chiara Guidi

LETTERE DALLA NOTTE laboratorio e lettura teatrale di Chiara Guidi

08 - 11 Maggio 2018

evento organizzato dall’Università degli Studi dell’Aquila

 

Lettere dalla notte sono state scritte da Nelly Sachs, una delle voci poetiche più appartate e potenti del Novecento,
premio Nobel nel 1966, e ora riscoperta da Chiara Guidi in collaborazione con Elena Di Gioia.
Una voce soltanto, così amava definirsi sia per quella fede che portava “…impregnare di dolore la polvere, darle
un’anima” che per quel credo che la guidava “…io credo in un universo invisibile nel quale inscriviamo ciò che
abbiamo inconsapevolmente compiuto…”.
Dentro le sue parole, nella polvere che spesso evoca, si intravede il cammino doloroso dei popoli e delle genti, a cui
la poesia dà voce, facendo scaturire la musica.
Per incontrare Nelly Sachs, grazie alla traduzione di Anna Ruchat, Chiara Guidi darà voce non solo ad alcune
lettere tratte da Lettere dalla notte ma anche a una parte del carteggio che ebbe tra il 1954 e il 1969 con una delle
voci più intense della poesia, Paul Celan, con cui condivise la condizione di esule dalla storia e dalle ferite del
Novecento.
Chiara Guidi, inoltre, consegnerà ad un coro cittadino alcune poesie.

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UNA STORIA ASSURDA spettacolo teatrale di Luca Avallone

15 aprile 2018

Spettacolo teatrale di Luca Avallone

 

“Una giornata normale. Una posta qualunque piena di gente in coda. Due individui ordinari entrano e aspettano il loro turno. Si chiacchiera del più e del meno, di lavoro, della crisi economica, del mondo in generale. Insomma un normale spaccato di vita quotidiana. Ma la normalità è solo apparenza. All’improvviso qualcosa stravolge quella giornata “qualunque” e le persone che attendono il proprio turno si ritrovano con una pistola puntata alla testa, ostaggio di una rapina messa in atto proprio da quei due uomini che fino a un momento prima fingevano di non conoscersi.

Dal dramma al giallo, dal thriller al surreale tutto in 60 minuti pregni di tensione e di una travolgente carica emotiva. Uno spettacolo intrigante e adrenalinico che lascia con il fiato sospeso dall’inizio alla fine.”