festa abaq

ABAQ 50° PARTY festa a base di arte e musica

23 gennaio 2019

In occasione dell’inaugurazione dell’a.a. 2018/2019 dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila – che in questo 2019 coincide con il cinquantenario dalla nascita dell’istituzione nel 1969 – presso la sede del MU.SP.A.C. si terrà ABAQ 50° PARTY, una festa a base di arte e musica, per ricordare e festeggiare i 50 anni dell’Accademia.

Per l’occasione sarà inaugurata anche l’esposizione “Storia di un’Accademia”, primo evento che apre al progetto   “Museo Vivo della Città Territorio per la rinascita dell’Aquila”

 

 

 

Programma:

18:00 Proiezioni di video d’arte

20:00 Buffet musicale

21:00 Musica live

22:30/24:00 Dj set Le Indiesponenti

festa abaq
Mirella Bentivoglio, Successo, litografia, 1969

SCRIVERE LIBERI scritture sperimentali e di ricerca dagli anni Sessanta ad oggi

14 dicembre 2018

Presso la sede del MU.SP.A.C. in Piazza d’Arti è stata inaugurata la mostra SCRIVERE LIBERI. Scritture sperimentali e di ricerca dagli anni Sessanta ad oggi, a cura di Giuseppe Garrera e Sebastiano Triulzi.

Il tema della mostra è quello della lingua liberata, del gioco e della libertà grammaticale, dell’attraversamento dei confini delle parole, della sperimentazione sulla lingua, delle scritture di ricerca verbo visive, concrete e asemantiche, dagli anni Sessanta fino ad oggi.
Argomenti centrali per il MU.SP.A.C., che da sempre ha prestato attenzione alla stretta reciprocità tra le varie forme espressive del linguaggio artistico.
La relazione tra poesia, arti figurative, suono, teatralità, nasce per la prima volta nelle Parole in libertà di Filippo Marinetti, nell’avanguardia globale del Futurismo, come strumento linguistico per tradurre in modo efficace la nuova sensibilità per le grandi scoperte filosofiche e scientifiche dei primi anni del Novecento (“il tempo e lo spazio morirono ieri”). Facendo entrare l’Arte nella Vita e la Vita nell’Arte, le Parole in libertà “orchestrano i colori, i rumori e i suoni, combinano i materiali della lingua e dei dialetti, le formule aritmetiche e geometriche, i segni musicali, le parole vecchie, deformate o nuove, i gridi degli animali, delle belve e dei motori” (F.M.). Sono “analogie disegnate” in cui il senso della parola è descritto anche graficamente dal modo in cui la parola è disposta, per poter essere interpretata teatralmente, come una partitura musicale.

La poesia di ricerca, concreta, visiva, fino alle sperimentazioni asemiche e puramente grafiche è continuata all’indomani della seconda guerra mondiale, proprio dalla necessità di espatriare dalla lingua, per liberare le parole, il mondo e se stessi.
Da subito si è sviluppata una furiosa e giocosa stagione poetica, internazionale, transterritoriale, fatta di sconfinamenti e superamento di barricate e steccati linguistici, tra jeux des mots, versi, calligrammi, nonsensi, disseminazioni, girandole sillabiche, materiali verbali, euforie alfabetiche, verso terre nuove, per disfarsi dal significato e vivere senza più linguaggi, patrie e ragioni grammaticali.
L’operato di quei felici distruttori di tutte le lettere e di tutti gli alfabeti non è mai cessato e continua nei territori della ricerca verbale odierna, ancor più che nel passato, sognando una lingua catastrofica, extraterritoriale, fluida, imprendibile, che non si lasci parlare e afferrare, che non persuada e commercializzi il mondo e il sentire: un progetto esemplare di scritture di ribellione (asemantiche, infantili, non allineate, disubbidienti, incomprensibili, sbagliate) non da “leggere” ma da “vedere”, con tanto di sparizione elocutoria di ogni io in vista di uno spazio verbovocovisuale, dove smarrirsi irrimediabilmente e da cui non fare più ritorno. Rappresenta la felicità di aggirarsi per i territori senza franchigie e confini della poesia, tra suoni, balbettii, sillabazioni, lallazioni, tartagliamenti, disgrafie, in un grande omaggio alla lingua e ai regni dell’insignificanza, alla dimestichezza con l’insensatezza e le assurde e poco serie giustificazioni dell’arte del far versi e creare suoni.
Come scriveva Emilio Villa, maestro di tutti: “Noi vogliamo portare in vista, in aura, in posta, in area l’esperienza fondamentale di vivere senza linguaggi, asportando e tagliandoci la lingua, per non parlare, per non leccare, per non morire”

In mostra i più importanti protagonisti, storici e attuali, di questa avanguardia, da Hansjörg Mayer con le leggendarie edizioni “futura” a Timm Ulrichs, Klaus Burkhard, Max Bense, Reinhard Döhl, Bob Cobbing, Ben Vautier, Ilse e Pierre Garnier, Eugen Gomringer, Hiro Kamimura, Yoko Ono, Augusto De Campos, Ferdinand Kriwet, Henri Chopin, Gerhard Rühm, Jiri Valoch, Endre Szkárosi, Katalin Ladik, Anne Tardos, Tóth Kinga, Soós Gergő, Szilágyi Rudolf, Lucinda Sherlock, Jean-Crtistophe Giaccottino, Anneke Baeten, Robert Keith, Emilio Villa, Carlo Belloli, Adriano Spatola, Arrigo Lora Totino, Anna Oberto, Giovanna Sandri, Patrizia Vicinelli, Irma Blank, Mirella Bentivoglio, Elisa Montessori, Rosa Foschi, Luca Patella, Marco Giovenale, Mariangela Guatteri, Enzo Patti, Ivana Spinelli, Laura Cingolani, Gianni Garrera, Francesco Aprile, Francesca Biasetton, Federica Luzzi, Jessica Iapino, Rafael González, Jim Leftwich, John M. Bennett, Federico Federici, Carl Baker, Max Renkel, Axel Calatayud, Sacha Archer, Dirk Vekemans, Mike Getsiv, David Kjellin, Rosaire Appel, Lina Stern, Matteo Fato, Valeri Scherstjanoi, Petra Schulze-Wollgast, Dona Mayoora, Luis González Boix, Luc Fierens, Fabio Lapiana, Carmen Racovitza, Laura Ortiz, Tchello d’Barros, Cecil Touchon, Miriam Midley, Johannes S.H. Bjerg, Cecelia Chapman per citarne alcuni: tedeschi, ungheresi, svizzeri, italiani, giapponesi, brasiliani, rumeni, russi, francesi, finlandesi, portoghesi, svedesi, canadesi , australiani, ucraini, polacchi, americani, insieme felici sovvertitori di tutte le lettere e di tutti gli alfabeti.

Articolo in PDF: Scriveri liberi

loc-scrivere-liberi-web
Daniele Parisi

EUHOE’ il Nuovo spettacolo di Daniele Parisi

09 novembre 2018

“E’ la fine di un’era, è la fine di tutto, è la fine di niente, se ricomincia tutto.”

La fine è alle porte, questo è almeno ciò che si sente mormorare alle finestre, fra i palazzi, nelle strade. Un delirio organizzato per mettere alla berlina questa umanità che sbraita sulla vita, sulla morte, su un Dio che neanche risponde, e sul cibo che diviene più che altro segno di tanta malnutrizione.”

 

Un one-man show fatto di ritmi affabulanti, umorismo allucinato, trasformismo, disperazione cronica, performance sceniche e vocali. Spettacolo per attore solo, parlato a più voci; tragicomico suo malgrado.

IMG_3045

Valentinuzzi Diego

img006

Nato a Monfalcone 2 ottobre 1953, pittore e curatore italiano contemporaneo che vive a Monfalcone.

Dopo la frequentazione del triennio “ Istituto superiore di Stato per l’artigianato”, la sua attività nel mondo dell’arte ha inizio nel 1974 con la conoscenza del pittore romano Giordano Giurina, tale incontro lo porta a frequentare assiduamente la capitale fino al 1976, dove oltre aver avuto modo di approfondire la sua formazione artistica, che matura tuttavia attraverso diverse esperienze, si applica all’arte affinata alla cromatologia-studio del colore, con svariate tecniche. In seguito, al rientro nella sua città collabora assiduamente con atelier artistici e design per la realizzazione di trompel’oeil, decorazioni varie per american bar, discoteche, navi da crociera. Fondamentale l’incontro con diversi galleristi per la diffusione delle sue opere tramite le aste televisive, che gli hanno permesso di valorizzare i propri lavori in tutta l’Italia settentrionale, inoltre si adopera da una ventina d’anni come interlocutore di rassegne d’arte di artisti giuliani a Venezia presso la Scoletta di San Zaccaria  e Palazzo delle Prigioni Vecchie. Ha collaborato anche per diversi anni con il critico d’Arte Vittorio Sutto nella trasmissione televisiva “il segno e il colore” in onda su Telefriuli

Tra le sue presenze principali ricordiamo la partecipazione alla 53° Biennale di Venezia, curata da “ Daniel Birnbaum “ e la 55° Biennale, con la direzione artistica di “ Massimiliano Gioni” dove in quest’ultima edizione gli viene dedica una pagina personale sul catalogo generale.

 

 

Sue opere si trovano in permanenza presso:

 

– Messina Sant’Angelo di Brolo “ Museo degli Angeli”

– Teramo Giulianova  “Museo d’arte dello splendore”

– Mantova Castel d’Ario “Museo Sartori”

– Trieste “Palazzo della Regione”

– Torino Moncalieri  “Pinacoteca A.Arduino”

– Gaeta” Pinacoteca Giovanni da Gaeta”

– L’Aquila “Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea “

 

 

 

SITO WEB


IMG_3045

Xanta Battaglia

Il neo post figurativo di Diego Valentinuzzi, ci porta ad un mondo tenue,sognato, con accostamenti coloristici da maturo maestro. Ogni tonalità è controllata esaltando le figurazioni con forme-simbolo per decretarne la fine del post modernismo decorati vista. La sue è una visione precisa e coerente (formale coloristica), moderna, che fa sperare in un mondo di pace e serenità, così i suoi lavori, si collocano oggi tra le esperienze positive e volontaristiche sotto una voce consumistica.

I cerchi, gli ovali, le sfere trasparenti e sospese le orbite regolari i salti temporali si uniscono in una maniera omogenea, diventando le tappe del ricordo per definirsi alla fine in una figura compiuta ed autonoma.

Dunque una visione precisa e coerente. Così i suoi dipinti  figurano oggi tra le speranze positive nella pittura che fa tendenza, che avremo modo sicuramente di apprezzare anche negli anni ad avvenire.