Nasce a Palermo e nella stessa città ha inizio la sua formazione artistica, nel corso degli anni Settanta, in un periodo ricco di fermenti culturali e rinnovamenti del linguaggio espressivo delle Arti Visive.
Dal 1976 è docente di Discipline Pittoriche e affianca tale attività a quella artistica. Titolare della cattedra di DisciplineGrafiche e Pittoriche, fino al 2018, presso il Liceo Artistico Statale Vincenzo Ragusa e Otama Kiyohara di Palermo.
Sensibile alle tematiche emergenti nell’ambito della comunicazione e del linguaggio visivo contemporaneo, è impegnato attivamente nella ricerca artistica fin dagli anni Settanta. Con le sue opere ha partecipato, su invito, a parecchie e significative rassegne di arte visiva in Italia e all’Estero; ha realizzato inoltre numerosi progetti espositivi personali.
Ha esposto a:
Bagheria, Bari, Berlino, Bologna, Bruxelles, Caltanissetta, Catania, Civitavecchia, Comiso, Enna, Foggia, Forlì, Forte dei Marmi, Francavilla a Mare, Gibellina, Marina di Ravenna, Mazzara del Vallo, Messina, Monreale, Monzòn, New York, Palermo, Parenzo, Parigi, Praga, Ravenna, Roma, S. Cataldo, Taormina, Tarquinia.
Sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero e in alcuni musei:
Collezione Internazionale di Art Kite Foundation di Osaka; Collezione Wurth, Museum Würth Künzelsau; Museo Civico d’Arte Contemporanea Gibellina; MUSEUM Osservatorio dell’Arte Contemporanea in Sicilia Bagheria; Collezione Art Hotel Atelier Sul Mare Castel di Tusa; Collezione Fondazione Mazzullo Taormina; Museo delle Trame Mediterranee, Fondazione Orestiadi, Gibellina.
Hanno scritto:
Elio Filippo Accrocca, Zoe Baragli, Lucio Barbera, Pialuisa Bianco, Laura Bica, Giovanni Cappuzzo, Francesco Carbone, Toti Carpentieri, Sofia Cuccia, Nicolò D’Alessandro, Gillo Dorfles, Giuseppe Frazzetto, Francesco Gallo, Aldo Gerbino, Marina Giordano, Elio Giunta, Giuseppe La Monica, Tomasa Lotti, Nicola Micieli, Paola Nicita, Aurelio Pes, Cristina Pontisso, Eduardo Rebulla, Tommaso Romano, Anna Maria Ruta, Sebastiano Saglimbeni, Rita Salis, Gemma Salvo Barcellona, Franco Solmi, Franco Spena, Sergio Troisi, Emilia Valenza.
GILLO DORFLES
“Non tutto l’astrattismo geometrico è destinato a scomparire”; e neppure “il naturalismo mimetico può essere del tutto sconfitto”.
Queste due frasi forse riassumono un po’ quello che ci vien fatto di pensare di fronte all’ultima serie di dipinti di Giuseppe Simonetti.
Ed è, infatti, in questa contrapposizione – e al tempo stesso confluenza – delle due tendenze che mi sembra consistere una delle ragioni dell’attualità di questa pittura. Che è decisamente indirizzata a un recupero di quella urgenza cromatica di per sé autonoma, ma tuttavia consapevole come oggi non bastino più gli esercizi e i ragionamenti attorno alla complementarità dei colori, al loro contrasto simultaneo, ai “gradienti marginali” degli stessi, tanto accuratamente studiati – a partire da Goethe fino a Itten e Albers – giacché sono ormai divenuti più che altro dominio della psicologia percettivista. Come non basta prescindere dalla imitazione della natura o da una matericità del colore per offrire una ragion d’essere alla propria iniziativa pittorica.
Simonetti, per sua fortuna, appare molto consapevole di quanto ho detto or ora; e le sue opere – tanto nelle “Camere con vista”, che nel “Frammento d’infinito”; e ancor più in queste ultime tele, dove sono più netti i contrasti tra la fase timbrica del colore e la fase naturalistica di ipotetici paesaggi – sono la testimonianza d’una duplice ricerca: quella del colore di per sé – di questa “entità” che non sarà mai abbastanza studiata ed elaborata; e quella del rapporto tra area cromatica e brandelli di “terrestrità” (con tutti i richiami atmosferici o persino narrativi); sicché il confluire e il contrapporsi dei due momenti e delle due forme espressive permette all’artista di ottenere un’immagine globale – ma al tempo stesso sufficientemente discordante – perché sia evitato ogni compiacimento di natura ornamentale. Il fatto, poi, di aver volutamente evitato ogni ricerca di strutturazione armonica, di proporzionalità aurea, di composizione simmetrica, fa sì che queste opere si differenzino totalmente da quella d’un superato geometrismo, allo stesso modo che si differenziano dal rigorismo dell’arte concreta di svizzera memoria, per la frequente presenza d’un raffinato colore tonale.
(Presentazione della mostra “Lo spazio del colore”, Galleria d’Arte Gnaccarini, ottobre 2004, Bologna).
Sito web: http://www.giuseppesimonetti.com