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Proietti Gian Luca

Roma 13 febbraio 1965. “Da sempre mi interesso delle problematiche d’arte e di comunicazione visiva; al ragionamento visivo delle immagini e dei suoi simili. I settori che frequento vanno dall’arte contemporanea (come artista e operatore), alla grafica editoriale e pubblicitaria (con cinabro), dalla didattica e docenza (insegno grafica pubblicitaria dal 1990 e web design dal 2002), alla organizzazione di eventi culturali e artistici (Il Suono di Una Mano Sola -prime edizioni-, Frontoneventi), ad internet, web design e visioni digitali (video, teatro, suono)”.


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Senza titolo

pittura su lastre di zingo

 

Tre installazioni al Muspac

Carrarini – Proietti – Soldati

4 – 14 Novembre 1999

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Pozzati Concetto

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Nato a Vo’Vecchio, Padova, 1935. Dal ’49 a Bologna, vi ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte. Si è occupato anche di grafica editoriale e pubblicitaria, il cui studio ha approfondito a Parigi nel ’55. Ha insegnato pittura all’Accademia di Urbino e Firenze, attualmente è direttore dell’Accademia d’Arte di Bologna. Per Pozzati si può parlare di “pittura della pittura”; egli stesso si definisce “ un rapinatore”, perché il suo lavoro è concentrato sulla storia della pittura. E “usa” l’immagine artistica per restituirla, ironicamente, ad una sua fragranza, ad una sua recuperata autenticità il suo lavoro, che rappresenta una personale rappresentazione della pop art, procede per nuclei pittorici, che di volta in volta si fondano su prelievi e rielaborazioni, tra il critico e l’onirico, di immagini appartenenti a vari linguaggi dell’arte passata e presente.


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Senza titolo

serigrafia

50 x 70 cm

 

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Papi Giovanni

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Frequenta gli artisti della Scuola Romana e dell’Arte Povera, i corsi di Giulio Carlo Argan e la facoltà di Architettura dove poi si laurea nell’83. Alla sua ricerca estetica, inizialmente di tipo concettuale con installazioni ambientali, segue la convivenza di una astrazione pittorica ed una manipolazione dei mezzi tradizionali dell’arte fino alla riscoperta di un linguaggio lirico mediato tra Arte e Natura.
Fin dalle prime partecipazioni – “La nuova generazione” X Quadriennale Nazionale d’Arte Moderna di Roma, 1975 – ha sempre accompagnato la sua ricerca artistica ad un’attività di promozione di eventi culturali, curando alcune pubblicazioni di ricerche storiche nel settore delle arti visive. Nello stesso tempo ha svolto diverse collaborazioni con istituzioni pubbliche per la promozione artistica e culturale del territorio della regione Lazio.
Nel 1976 è Commissario aggiunto per la Colombia alla Biennale di Venezia – Settore Arti Visive e Architettura: “Ambiente Partecipazione Strutture Culturali”; nei primi anni ‟80 collabora, nel Settore delle Arti-Visive, al Festival dei due Mondi di Spoleto, curando l’allestimento delle mostre ufficiali come : “W. Von Gloeden – Interventi di A.Warhol, J. Beuys e M. Pistoletto”; “Opere di Pietro Consagra”; “I disegni di Cy Twombly”; “Eric Satie e gli artisti del nostro tempo”; “James Ensor – Acqueforti e Disegni della Collezione Taevernier”. Negli stessi anni è responsabile del Settore Arti Visive del Festival: “Roma-Formello” curando e ideando eventi artistici come: “I materiali dell’Arte” ed “Essenziale-Complesso” con la partecipazione fra gli altri di: P. Dorazio, C. Lorenzetti, L. M. Patella, T. Magnoni, J. Roca Rey.
Negli anni ‟80 partecipa come designer ad alcuni progetti di arredo e di restauro ed in qualità di collaboratore, nel disegno ambientale, ad alcuni concorsi nazionali di progettazione con gruppi di architetti, dal titolo: “Area metropolitana fiorentina. Nuovo centro direzionale di Firenze” (progetto premiato); “Concorso per lo studio di modelli tipologici per la scuola” (progetto premiato); “Concorso di idee per la redazione del piano particolareggiato per la sistemazione della valle di Faul a Viterbo” (progetto premiato).
Negli anni „90 ha assunto la cattedra di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea nell’Istituto Quasar di Roma, ed è stato docente di Scenotecnica all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila. Ha svolto inoltre attività didattica con alcuni istituti d’arte a Roma.
Nello stesso periodo, realizza scenografie per il teatro di alcune opere di Shakespeare, fra le quali: “La Tempesta”; “La dodicesima notte”; “Le allegre comari di Windsor” e, nei primi anni 2000, promuove alcuni spettacoli teatrali di cui rielabora i testi, come: “ Mater Matuta – La grande Madre Mediterranea” e “L’Apocalisse di Giovanni”.
Negli anni 2000-2010 è stato promotore ed ideatore di convegni ed incontri, che hanno prodotto diverse pubblicazioni di cui ha seguito la cura e in cui ha partecipato con saggi e ricerche storiche, spesso in collaborazione con la Regione Lazio. In particolare, dal 1998 al 2007 ha assunto la carica di Presidente dell’Archeoclub d’Italia – Sede locale di Aprilia e nel 2004 l’incarico di Responsabile Artistico dell’azienda “APRILIA SERVIZI CULTURALI”. Nello stesso periodo ha realizzato importanti mostre personali e partecipato a diverse collettive.


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Senza titolo

pittura su legno

1996

 

IL SACRO QUOTIDIANO

Mostra personale di Giovanni Papi

28 Settembre – 10 Ottobre 1996

 

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Felix Policastro_Zotici intellettuali a confronto_pellicola adesiva elaborata al computer applicata su tela con intervento pittorico ad acrilici_40x40cm_hi

Policastro Felix

Policastro felix

Nasce il giovedì 14 settembre 1961 sulla riva sud dell’Orinoco a Ciudad Bolivar in Venezuela, dove ha vissuto fino all’età di 11 anni. Negli anni settanta i genitori, con incertezze, e non poche difficoltà di ambientazione si trasferirono in Italia definitivamente. Inizia così per Felix, una vera e propria enfatizzazione intellettuale, di ricordi, sensazioni e profumi vissuti in quegli anni. Trascorre un decennio, assolvendo ai doveri scolastici, e soddisfacendo, nei ritagli di tempo, la passione per la pittura. In quegli anni, rivolgeva l’interesse soprattutto alle tecniche pittoriche, azzardando nei primi anni ottanta una propria espressione artistica, con il solo uso di colori, e forme “fantastiche”. Non realizza molte tele in quel periodo, ma le mostra ad amici che dividono con lui le stesse passioni: Roberto Iossa, Paolo Castaldo, Vittorio Avella e più tardi, Fiormario Cilvini, Alfonso Caliendo. S’interessa da subito ai sistemi di comunicazione visiva, coltivando esperienze in diverse discipline, sperimentando tecniche innovative su materiali e supporti naturali. Ha realizzato diversi loghi e sigle, per aziende e privati. Progetta e realizza architetture e arredamenti d’interni, traslando la sua ricerca artistica nella funzionalità. La sua sperimentazione mira a cogliere un “progetto divino”, a instaurare un colloquio tra l’uomo e la natura. Nel 1988, assieme a Castaldo e Iossa , allestisce nel Palazzo Orsini una delle mostre più importanti di quel periodo: “I Luoghi Felici “, patrocinata dal Comune di Nola, che fece stampare un Catalogo con testo critico di Antonio Napolitano. L’anno successivo incontra, Luca/Luigi Castellano, Alik Cavaliere, Idetoshi Nagasawa, Enrico Baj, con i quali divide gli spazi del Palazzo Orsini per una mostra/evento: “Il Labirinto della Memoria” proposta da Il Centro Arte Multiplo, di quell’incontro Felix ricorda un’affettuosa critica fattagli dal maestro Luca «’O gualione ha saputo sprèmmere ‘o limone». Nel 1990, presenta “Pluvia” nella sede del Consolato del Venezuela; Enzo Battarra, assieme a Jorge Rondon Uzcategui (Console Generale del Venezuela a Napoli) curano i testi critici pubblicati, in tre lingue, nell’omonimo Catalogo. Lo stesso Rondon nel 1991 invita Felix e gli amici Iossa e Cilvini (presentatisi sotto la sigla UKEE), alla mostra tenuta nella Sala Carlo V al Maschio Angioino intitolata: “Venezuela Terra Magica”. Nello stesso anno conosce Felice Carmine Simonetti – Il Poeta -, dall’incontro nasce subito una amicizia ed una reciproca collaborazione, soprattutto sul tema dell’eternità, gli dedica la copertina del numero 19 di “Mito” e assieme, nell’estate del 1991 presentano nel giardino di Carlotta “luogo” dei poeti di Pietroburgo, l’evento: “di me stesso, di Felix Policastro, del desiderio profetico”. Nel 1992 il direttore della galleria Croix Baragnon di Toulouse in Francia, gli dedica una personale, intitolata: “Alcabala” . …”Il termine indica i controlli obbligatori che si devono affrontare, attraversando il Venezuela per giungere in Amazzonia. “Alcabala” è quindi un passaggio obbligato, una sosta necessaria per poi ripartire” … Così Enzo Battarra recensì la mostra sulle pagine di “Juliet” N° 64 di ottobre del 1993. In quel periodo conosce Tommaso Ferrillo, che inaugura la stagione artistica con la mostra: “Paragua” nella sua neonata galleria ArteXArte, diventando nel tempo il referente accreditato per il suo lavoro. Si tratta, (scrive Arcangelo Izzo sulle pagine di “Segno”del 1993) di una mostra che assieme alle precedenti, non solo raccolgono sotto un arco voltaico cicli di opere, ma rinnovano una serie di eventi rivissuti da un artista che dalla battigia mediterranea guarda alla selva amazzonica, al cuore del mondo attraverso il corpo dell’arte. Negli stessi anni conosce Jolanda Capriglione, che scrive delle sue opere, poesie intense. Nel 1996 assieme ad Antonio Sgambati realizza il progetto artefuori che consiste nell’allestimento permanente di opere di artisti contemporanei nei siti aperti di Saviano. Insieme fondano l’Associazione Nazionale per la Liberazione del Merlo Maschio, che ricorre ogni anno per festeggiare, insieme con amici, artisti e poeti, l’ingresso della primavera, invocando pace e rispetto per ogni cultura. Nel 1998 Simona Barucco sceglie un suo video dal titolo “Trasformazione naturale” per la quinta edizione del Festival Europeo della Comunicazione Audiovisiva Breve, tenutasi a Palazzo Reale di Napoli. Negli anni 2000 i lavori di Felix si arricchiscono di nuovi segni che egli elabora al computer e realizza con materiali come la vetroresina, la cartapesta e la cera. Enrico Sconci, Direttore del MUSPAC Museo sperimentale d’arte contemporanea, lo invita per la Iª Annuale d’arte contemporanea, che si svolse nel Castello Cinquecentesco de L’Aquila proprio nel 2000. Lo stesso anno presenta l’opera “RESET” a Palazzo Reale di Napoli per la mostra “Cartolina per Napoli” curata da Arcangelo Izzo e promossa dalla galleria ArteXArte.

 


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Zotici intellettuali a confronto

Pellicola adesiva elaborata al computer, applicata su tela con intervento pittorico ad acrilici

40 x 40 cm

 

piunti

Piunti Massimo

La mostra del giovane artista Massimo Piunti, allestita negli spazi del Muspac, in via Paganica 17, ha ottenuto un grandissimo successo di pubblico, soprattutto giovanile, che entrando negli spazi del museo si è trovato come dinanzi ad un giardino Zen. Le bellissime installazioni di Piunti sono l’espressione di una grande sensibilità artistica che attraversa un vasto orizzonte di significati. La prima allude ad un campo di grano formato da sottili canne di bambù alle cui estremità sono attaccate delle foglioline dorate che come nella tradizione della “optical art” sembrano produrre una sottilissima vibrazione. Questo campo, avvolgente l’architettura del Museo, deve essere scoperto con gli occhi e con la mente, rimanda all’idea dell’ hortus conclusus , del paradiso perduto. L’uso delle foglioline di color giallo oro, posizionate sulle leggere canne che con un atteggiamento “minimalista” sono perfettamente allineate, sembrano riproduce l’alchimia di una sensibilità decorativa di klimtiana memoria. La seconda installazione, in una linea di perfetta coerenza linguistica con altre opere esposte, riproduce l’incantesimo di un’isola vicina o lontana, sulla cui spiaggia il mare porta alla deriva “segni”, oggetti a reazione poetica o forse detriti e scarti di una società dei consumi, che un remoto Robinson o un futuro Tom Hanks sarà ancora costretto a decifrare. Un sottofondo casuale di “suoni – rumori”, musiche e lingue di popoli diversi, (rumori a bassa frequenza emessi da una radio), formano una babele dei linguaggi fondendosi continuamente: sono elementi di una società multiculturale che ha accorciato le distanze fra i popoli e fra le varie aree geografiche. Significati e unità di senso si mescolano di continuo dandoci la sensazione di un viaggio della memoria in cui l’oriente s’incontra con l’occidente, la cultura locale con quella internazionale. Questa deriva fatta di terra e sabbia, tagliata e segnata da una strada, un percorso, evidenziato da due fili su cui sono appese lampadine a basso voltaggio, (forse luminarie di una festa popolare), ci sposta nel luogo dell’arte, in una scena teatrale deserta. Entrando nell’opera ci troviamo nello spazio del sogno, è come attraversare un “ponte” illuminato da luci fioche. Dall’alto, da un punto di vista privilegiato, che è ancora quello dell’arte, sembra riemergere un nuovo mondo, una seconda realtà. L’arte di Massimo Piunti produce questa sorta di stordimento, di spaesamento, si sposta continuamente in una linea intermedia tra la veglia e il sogno. In questo mondo fantastico, evidenziato anche nei suoi quadri, o meglio nelle sue scatole magiche, affiorano i ricordi della nostra infanzia. Con un’opulenza espressiva vengono messi in scena personaggi del circo, del teatro, ed ancora marionette, antiche foto, oggetti della memoria: tutti elementi di un decorativismo barocco, metafisico e surreale, di tipo felliniano. In altri piccoli quadretti, concepiti come piccole finestre che si aprono verso prospettive fantastiche della terra d’Abruzzo, si può intravedere la stessa sensibilità degli acquerelli di Folon oppure immaginare paesaggi orientali vicini alle inquadrature ed ai campi lunghi di Kurosawa. Da queste prospettive di paesaggi collinari, da queste visioni di sacre montagne, semi di piante ancora legati alla terra, come la fantasia dell’artista, si preparano a volare in alto nel cielo della poesia. Per questo grande senso scenografico e teatrale, per la calligrafia dei disegni vicina a quella di Paul Klee e simile a partiture musicali, questa mostra merita di essere visitata. In questo spazio della creatività, in queste infinite possibilità offerte dalla sperimentazione artistica, possiamo immergerci per conoscere e ritrovare territori mentali e culturali, troppo spesso ignorati dall’ottusa pigrizia di una società senza senso.

 

 

 

 

 

Enrico Sconci

 

 


piunti

Senza titolo

disegno su carta