Nasce a Staffolo, provincia di Ancona, nel dicembre del 1934, e presto si trasferisce con la sua famiglia nella vicina città di Jesi. Da ragazzo frequenta lo studio di alcuni pittori locali. Diciottenne va a Torino, dove segue i corsi della Scuola di Grafica di Armando Testa.
Nel 1958 si trasferisce a Roma dove dipinge un nutrito ciclo di quadri informali, e nel 1959 inizia a collaborare con la Rai, Radio televisione italiana, avviando un percorso di ricerca che lo porta ad affiancare alla pittura la progettazione grafica nei nuovi media elettronici della televisione. Realizza la sigla di Non è mai troppo tardi, storica trasmissione che contribuisce all’alfabetizzazione di tanti italiani.
Nell’ottobre 1968, su incarico della Rai, va in Libia dove prende parte all’istituzione della locale televisione nazionale e realizza una serie di quadri ispirati al mondo arabo.
Nei primi anni Settanta, nello studio di via Oslavia, dipinge Spazi chiusi – Spazi aperti, un ciclo di quadri sul tema dell’inquietudine urbana, caratterizzati da un forte accento poetico e da una pittura divisionista sottratta all’ingrandimento fotografico, a cui Sasso fa esplicito riferimento.
Più tardi dalle sue opere scompare la figura umana, ma non la presenza dell’uomo, che popola intensamente, come un’attesa, le immagini del mondo abitato – i muri, le finestre – e gli oggetti urbani molto ravvicinati – il pavé, i telefoni pubblici, le cassette postali – con inquadrature vicine al linguaggio della ripresa e del montaggio elettronico.
Nel 1978 Sasso progetta il primo intervento luminoso di dimensione urbana, scrivendo con la luce sul palazzo a vetri della Rai di viale Mazzini a Roma, in occasione dell’inaugurazione della terza rete televisiva. L’esperimento viene ripetuto più tardi sul palazzo dell’Eni all’Eur.
Nel 1980 alla libreria Il Ferro di Cavallo di Roma tiene la prima del suo film-ambiente Il risveglio dell’arte dalla morte, che dà avvio alla sperimentazione tecnologica dell’artista, con una forte riflessione sul mondo della pittura. Successivamente Sasso rielabora elettronicamente, tramite un sintetizzatore, alcune immagini girate da un elicottero, che vengono poi stampate in cibachrome e poi esposte insieme ad un ciclo di quadri dal titolo Tra cielo e terra.ad Ancona.
Nel corso degli anni Ottanta, la metropoli notturna diventa un pretesto per dipingere l’energia della luce, ora frammentata nell’unità luminosa del pixel; questo ciclo di quadri, dal titolo Pictogrammi-videogrammi, viene esposto a cura di Vittorio Fagone che dell’artista dice: “Mario Sasso confrontandosi con il video e la pittura dimostra come possono utilmente intrecciarsi in un nodo le due storie e le due pratiche; e tuttavia, senza che mai ne risulti confuso il filo continuo”. Contemporaneamente progetta e realizza le prime sigle tridimensionali prodotte in Italia, quella del Tg 2 nel 1984 e del Tg 3 nel 1986, con musica di Brian Eno. Nello stesso anno realizza un video sulla Gioconda di Leonardo, dipinto virtualmente al paintbox da Picasso, De Chirico, Kandinskij, Pollock, e proiettato alla Biennale di Venezia, dedicata al tema Arte e Scienza, il quale successivamente diventa la sigla della rubrica d’arte di RaiUno Grandi Mostre.
Il passaggio successivo della ricerca artistica di Sasso va verso l’astrazione dello stradario: “l’artista infatti estrapola dalle pagine gialle, che accompagnano l’elenco telefonico, alcune cartine topografiche della città di Roma e New York e le interdice attraverso il ricorso ad una pittura gestuale (Achile Bonito Oliva)”; in questi quadri Sasso inserisce dei video a cristalli liquidi che contengono animazioni realizzate in computer grafica.
Nel 1990 progetta insieme all’architetto Mao Benedetto l’obelisco elettronico all’interno del quale scorrono le immagini tridimensionali del video Le città continue ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino. Nello stesso anno studia per RaiSat un’innovativa impaginazione di rete, invitando gli artisti Baruchello,Canali, Nespolo, Luzzati, Plessi, Cucchi, Verde, Nam June Paik, Patella, Boetti e Studio Azzurro a presentare uno story board per realizzare dei count down di dieci secondi in cui il segno di ogni artista è abbinato ad un diverso genere televisivo. Sempre per RaiSat realizza, con le musiche di Nicola Sani, il video Footprint, con cui vince la Nica d’Oro al festival d’Arte Elettronica di Linz.
Gli anni Novanta sono gli anni della ricerca elettronica delle videoinstallazioni. Realizza L’omaggio a Dziga Vertov, La stanza diBacon, Le città continue (Videocartoline), L’omaggio a Leopardi e la Torre delle Trilogie, un monolite di sessanta monitors, alto sette metri, sul tema della luce, dell’acqua e del colore, con musiche di Nicola Sani, ordinato dall’azienda iGuzzini Illuminazione, in cui l’artista sperimenta la tecnica del montaggio verticale, e con cui vince il premio Guggenheim. La Torre viene successivamente esposta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nel padiglione italiano di Hannover 2000. Sasso viene invitato a due edizioni della Quadriennale di Roma e al Siggraph di Los Angeles.Nel 1996 è invitato alla biennale di Skironio ad Atene con una videoinstallazione
Nel 1999 per il concerto di Nicola Sani Non tutte le isole hanno il mare intorno al Teatro Pergolesi di Jesi elabora tre videoinstallazioni in cui è previsto un coinvolgimento con il pubblico.
Ad Ancona nel 2002 realizza al porto una proiezione su un ventaglio d’acqua di notevoli dimensioni. La nuvola, realizzata con una speciale installazione idraulica, rimanda le immagini delle opere dei grandi maestri dell’arte marchigiani, a cui l’opera è dedicata. Nel 2003 tiene una mostra Antologica al Premio Salvi di Sassoferrato, con installazioni anche a Fabriano e Jesi. Nel 2005, a Bruxelles, realizza una mostra nella residenza dell’Ambasciatore d’Italia, presso l’Unione Europea.
Nel 2006 Sasso espone per la prima volta insieme il ciclo La ruota di Duchamp, quattro videotape dedicati a Ingres, Bacon, Hopper e all’arte del Novecento, composti in un’unica installazione a Fabriano nel portico della piazza cittadina, per il Premio Ermanno Casoli, in occasione della mostra su Gentile da Fabriano. Nella stessa occasione realizza anche l’installazione della Quadreria di Ritratti. Nel 2007 è presente con una videoinstallazione alla Mostra itinerante “Viaggio nell’Arte Italiana 1950 / 80 a cura di Maurizio Calvesi, Marisa Vescovo, Lorenzo Canova.
Negli ultimi anni la pittura diventa prevalentemente digitale e il mezzo informatico contribuisce ad una sempre maggiore smaterializzazione delle immagini. La metropoli globalizzata si trasforma in galassia, e il quadro diventa oggetto, prendendo la forma di telo e di pacco.
Con questa produzione Mario Sasso nell’aprile del 2008, espone alla galleria pH7 di Roma. Una personale curata da Massimo Riposati. Nell’ottobre dello stesso anno a Sasso viene ordinata una mostra antologica al Museo d’Arte Contemporanea di Mosca, organizzata da GLAZon ART, a cura di Annalisa Filoni. La mostra viene documentata da un libro edito dalla Fondazione Volume, con un testo di Victor Misiano. Nel 2009 Mario Sasso riceve il premio Città di Staffolo dove espone nella chiesa di S.Francesco, la video installazione “trittico”, a cura di Nicoletta Rosetti. In settembre, la Fondazione Città Italia, lo invita con altri 12 artisti ad una mostra-evento, alla Triennale di Milano, dove gli elaborati vengono venduti ad un’asta in favore dei non vedenti. Nel 2010 è invitato a partecipare con una videoinstallazione alla biennale di Carrara, a cura di Federica Forti. Nell’agosto dello stesso anno espone alcune installazioni, sul tema della città, nella palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, a cura di Giancarlo Bassotti. Nel 2011 è invitato nel padiglione Italiano alla 54 edizione della Biennale di Venezia con un’installazione video dedicata alle Avanguardie storiche Sovietiche. E’ in preparazione una mostra antologica al Museo dell’Ara Pacis di Roma.