Scimia

Scimia Pierpaolo

scimia pierpaolo

Nato a L’Aquila il 20 settembre 1975 ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di L’Aquila, dove ha frequentato la sezione di Pittura. In quegli anni ha sperimentato vari percorsi, in particolare la pittura tradizionale, la pop art e l’arte concettuale. Al termine del ciclo di studi accademici, si diploma con il massimo dei voti con tesi riguardante Palazzo Centi in L’Aquila (aspetti artistici, storici e architettonici), costruito sulle macerie delle case crollate con il terremoto del 1703; non avrebbe mai pensato di vivere e vedere ciò che accadde 306 anni prima. Oggi la sua attenzione artistica è rivolta principalmente alla riscoperta del “mestiere”, cioè allo studio, all’approfondimento e alla realizzazione di tutte le tecniche pittoriche che si sono sviluppate nel corso dei secoli, aspetti fondamentali per la storia e la sopravvivenza della vera arte della pittura. Ritiene che l’attenzione al passato non sia ne una involuzione professionale, ne timore o disinteresse per il presente o per il futuro. Pier Paolo Scimia crede che una profonda ed onesta conoscenza del passato sia la sola possibilità che il futuro abbia per diventare istantaneamente un presente vivo e, successivamente, un passato valido dal quale attingere con fiducia per il futuro successivo. L’arte possiede una specifica autonomia linguistica ma, contemporaneamente, trasmette significati, osserva criticamente il mondo, non esortando mai all’indifferenza e al distacco. Viveva e vive a L’Aquila… lavorava e lavora a L’Aquila.

Tratto dal sito dell’artista.

SITO WEB


Scimia

Undicisettembreduemilauno

Orologi su specchio

2001

 

ARTE E/E’ GUERRA

 

Mostra collettiva d’arte contemporanea

 

15 Novembre – 15 Dicembre 2001

 

VEDI EVENTO
MarioSchifano_Le avventure di Pinocchio_serigrafia 59su250_1992_hi

Schifano Mario

mario-schifano

Nasce a Homs in Libia il 20 settembre 1934. 
I suoi debutti sono nell’ambito della cultura informale con tele ad alto spessore materico. Con opere di questo genere inaugura la sua prima personale nel 1959 alla Galleria Appia Antica di Roma. E’ comunque in occasione della mostra del 1960 alla Galleria La Salita in compagnia di Angeli, Festa, Lo Savio e Uncini, che la critica comincia a interessarsi del suo lavoro. Abbandonata l’esperienza informale, ora dipinge quadri monocromi, grandi carte incollate su tela e ricoperte di un solo colore, tattile, superficiale, sgocciolante. Il dipinto diventa “schermo”, punto di partenza, spazio di un evento negato in cui, qualche anno dopo, affioreranno cifre, lettere, frammenti segnici della civiltà consumistica, quali il marchio della Esso e della Coca-Cola. Nel 1962 Schifano è negli Stati Uniti; conosce da vicino la Pop Art, resta colpito dall’opera di Dine e Kline ed espone alla Sidney Janis Gallery di New York nella mostra The New Realist. Nel 1964 viene per la prima volta invitato alla Biennale di Venezia. L’artista opera ora per cicli tematici: i paesaggi anemici, la rivisitazione della storia dell’arte con i lavori dedicati al Futurismo. E’attratto dalle immagini prelevabili dai mezzi di comunicazione di massa e quindi patrimoni della collettività. Si occupano di questa fase del lavoro di Schifano tanto critici attenti, come Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo e Alberto Boatto, quanto scrittori illustri, quali Alberto Moravia e Goffredo Parise. Allo Studio Marconi presenta nel 1967 il lungometraggio Anna Carini vista in agosto dalle farfalle, cui farà seguito la trilogia di film composta da Satellite, Umano non umano, Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani. Le sue prime esperienze cinematografiche, portate avanti parallelamente a quelle pittoriche, risalgono comunque al 1964 e da queste subito si evince l’attenzione critica che l’artista presta all’ininterrotto flusso di immagini prodotto dalla nostra civiltà tecnologica in cui il reale viene sempre sostituito dal suo “doppio”, sia esso fotografico o televisivo o cinematografico.
Agli inizi degli anni Settanta Schifano comincia a riportare delle isolate immagini televisive direttamente su tela emulsionata, riproponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. Dapprima attinge moltissimo dal materiale girato per un film mai realizzato Laboratorio umano, poi dal patrimonio di immagini che quotidianamente trasmettono le nostre stazioni televisive. Tra gli anni Settanta e Ottanta partecipa a importanti mostre: “Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960-70” e “Contemporanea”, entrambe a cura di Achille Bonito Oliva; “Europa/America, l’astrazione determinata 1960-76” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Bologna; “Arte e critica 1980”, a cura di Maurizio Calvesi; “Identité italienne” a cura di Germano Celant; “Arte italiana nel XX secolo” organizzata dalla Royal Academy di Londra. E’ presente alle edizioni del 1982 e del 1984 della Biennale di Venezia. L’attenzione per il naturale caratterizza tutta l’attuale ricerca di Schifano: paesaggi, gigli d’acqua, campi di grano, movimenti del mare, distese di sabbia sono ricreati, reinventati, filtrati attraverso ricordi, pulsioni, sensazioni, affioramenti del profondo, sequenze di immagini veicolate da apparecchi televisivi, dalla pubblicità, dai rotocalchi, e si configurano pertanto come geografie della memoria. Nel 1990 il Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della sua riapertura, gli dedica una rassegna intitolata “Divulgare”, con opere di grande formato realizzate per l’occasione. Nel 1996 Schifano rende un omaggio alla sua Musa ausiliaria, ovvero alla televisione, intesa quale flusso continuo di immagini in grado di strutturarsi come vera e unica realtà totalizzante della nostra epoca. Se alla fine degli anni Sessanta si limitava a estrapolare dai programmi televisivi dei singoli fotogrammi e a proiettarli decontestualizzati sulla tela, ora, invece, interviene sulle immagini pittoricamente, mutandone ulteriormente il senso. 
Schifano muore a Roma il 26 gennaio 1998.

(Da: “Mario Schifano per esempio”, Ed. Charta 1998)

 

 


MarioSchifano_Le avventure di Pinocchio_serigrafia 59su250_1992_hi
 

Le avventure di Pinocchio

serigrafia inserita nell’omonimo libro 59/250

1992

Schifano

Bicicletta

smalto su tela

60 × 90 cm

 

schifano1

Casa

serigrafia ritoccata a mano 127/199

100 x 100 cm

1988

 

Sasso_crollo imminente_law

Sasso Mario

mario-sasso

Nasce a Staffolo, provincia di Ancona, nel dicembre del 1934, e presto si trasferisce con la sua famiglia nella vicina città di Jesi. Da ragazzo frequenta lo studio di alcuni pittori locali. Diciottenne va a Torino, dove segue i corsi della Scuola di Grafica di Armando Testa.
Nel 1958 si trasferisce a Roma dove dipinge un nutrito ciclo di quadri informali, e nel 1959 inizia a collaborare con la Rai, Radio televisione italiana, avviando un percorso di ricerca che lo porta ad affiancare alla pittura la progettazione grafica nei nuovi media elettronici della televisione. Realizza la sigla di Non è mai troppo tardi, storica trasmissione che contribuisce all’alfabetizzazione di tanti italiani.
Nell’ottobre 1968, su incarico della Rai, va in Libia dove prende parte all’istituzione della locale televisione nazionale e realizza una serie di quadri ispirati al mondo arabo.
Nei primi anni Settanta, nello studio di via Oslavia, dipinge Spazi chiusi – Spazi aperti, un ciclo di quadri sul tema dell’inquietudine urbana, caratterizzati da un forte accento poetico e da una pittura divisionista sottratta all’ingrandimento fotografico, a cui Sasso fa esplicito riferimento.
Più tardi dalle sue opere scompare la figura umana, ma non la presenza dell’uomo, che popola intensamente, come un’attesa, le immagini del mondo abitato – i muri, le finestre – e gli oggetti urbani molto ravvicinati – il pavé, i telefoni pubblici, le cassette postali – con inquadrature vicine al linguaggio della ripresa e del montaggio elettronico. 
Nel 1978 Sasso progetta il primo intervento luminoso di dimensione urbana, scrivendo con la luce sul palazzo a vetri della Rai di viale Mazzini a Roma, in occasione dell’inaugurazione della terza rete televisiva. L’esperimento viene ripetuto più tardi sul palazzo dell’Eni all’Eur. 
Nel 1980 alla libreria Il Ferro di Cavallo di Roma tiene la prima del suo film-ambiente Il risveglio dell’arte dalla morte, che dà avvio alla sperimentazione tecnologica dell’artista, con una forte riflessione sul mondo della pittura. Successivamente Sasso rielabora elettronicamente, tramite un sintetizzatore, alcune immagini girate da un elicottero, che vengono poi stampate in cibachrome e poi esposte insieme ad un ciclo di quadri dal titolo Tra cielo e terra.ad Ancona.
Nel corso degli anni Ottanta, la metropoli notturna diventa un pretesto per dipingere l’energia della luce, ora frammentata nell’unità luminosa del pixel; questo ciclo di quadri, dal titolo Pictogrammi-videogrammi, viene esposto a cura di Vittorio Fagone che dell’artista dice: “Mario Sasso confrontandosi con il video e la pittura dimostra come possono utilmente intrecciarsi in un nodo le due storie e le due pratiche; e tuttavia, senza che mai ne risulti confuso il filo continuo”. Contemporaneamente progetta e realizza le prime sigle tridimensionali prodotte in Italia, quella del Tg 2 nel 1984 e del Tg 3 nel 1986, con musica di Brian Eno. Nello stesso anno realizza un video sulla Gioconda di Leonardo, dipinto virtualmente al paintbox da Picasso, De Chirico, Kandinskij, Pollock, e proiettato alla Biennale di Venezia, dedicata al tema Arte e Scienza, il quale successivamente diventa la sigla della rubrica d’arte di RaiUno Grandi Mostre.
Il passaggio successivo della ricerca artistica di Sasso va verso l’astrazione dello stradario: “l’artista infatti estrapola dalle pagine gialle, che accompagnano l’elenco telefonico, alcune cartine topografiche della città di Roma e New York e le interdice attraverso il ricorso ad una pittura gestuale (Achile Bonito Oliva)”; in questi quadri Sasso inserisce dei video a cristalli liquidi che contengono animazioni realizzate in computer grafica.
Nel 1990 progetta insieme all’architetto Mao Benedetto l’obelisco elettronico all’interno del quale scorrono le immagini tridimensionali del video Le città continue ispirato a Le città invisibili di Italo Calvino. Nello stesso anno studia per RaiSat un’innovativa impaginazione di rete, invitando gli artisti Baruchello,Canali, Nespolo, Luzzati, Plessi, Cucchi, Verde, Nam June Paik, Patella, Boetti e Studio Azzurro a presentare uno story board per realizzare dei count down di dieci secondi in cui il segno di ogni artista è abbinato ad un diverso genere televisivo. Sempre per RaiSat realizza, con le musiche di Nicola Sani, il video Footprint, con cui vince la Nica d’Oro al festival d’Arte Elettronica di Linz.
Gli anni Novanta sono gli anni della ricerca elettronica delle videoinstallazioni. Realizza L’omaggio a Dziga VertovLa stanza diBaconLe città continue (Videocartoline)L’omaggio a Leopardi e la Torre delle Trilogie, un monolite di sessanta monitors, alto sette metri, sul tema della luce, dell’acqua e del colore, con musiche di Nicola Sani, ordinato dall’azienda iGuzzini Illuminazione, in cui l’artista sperimenta la tecnica del montaggio verticale, e con cui vince il premio Guggenheim. La Torre viene successivamente esposta al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, nel padiglione italiano di Hannover 2000.  Sasso viene invitato a due edizioni della Quadriennale di Roma e al Siggraph di Los Angeles.Nel 1996 è invitato alla biennale di Skironio ad Atene con una videoinstallazione
Nel 1999 per il concerto di Nicola Sani Non tutte le isole hanno il mare intorno al Teatro Pergolesi di Jesi elabora tre videoinstallazioni in cui è previsto un coinvolgimento con il pubblico.
Ad Ancona nel 2002 realizza al porto una proiezione su un ventaglio d’acqua di notevoli dimensioni. La nuvola, realizzata con una speciale installazione idraulica, rimanda le immagini delle opere dei grandi maestri dell’arte marchigiani, a cui l’opera è dedicata. Nel 2003 tiene una mostra Antologica al Premio Salvi di Sassoferrato, con installazioni anche a Fabriano e Jesi. Nel 2005, a Bruxelles, realizza una mostra nella residenza dell’Ambasciatore d’Italia, presso l’Unione Europea.
Nel 2006 Sasso espone per la prima volta insieme il ciclo La ruota di Duchamp, quattro videotape dedicati a Ingres, Bacon, Hopper e all’arte del Novecento, composti in un’unica installazione a Fabriano nel portico della piazza cittadina, per il Premio Ermanno Casoli, in occasione della mostra su Gentile da Fabriano. Nella stessa occasione realizza anche l’installazione della Quadreria di Ritratti. Nel 2007 è presente con una videoinstallazione alla Mostra itinerante “Viaggio nell’Arte Italiana 1950 / 80 a cura di Maurizio Calvesi, Marisa Vescovo, Lorenzo Canova.
Negli ultimi anni la pittura diventa prevalentemente digitale e il mezzo informatico contribuisce ad una sempre maggiore smaterializzazione delle immagini. La metropoli globalizzata si trasforma in galassia, e il quadro diventa oggetto, prendendo la forma di telo e di pacco.
Con questa produzione Mario Sasso nell’aprile del 2008, espone alla galleria pH7 di Roma. Una personale curata da Massimo Riposati. Nell’ottobre dello stesso anno a Sasso viene ordinata una mostra antologica al Museo d’Arte Contemporanea di Mosca, organizzata da GLAZon ART, a cura di Annalisa Filoni. La mostra viene documentata da un libro edito dalla Fondazione Volume, con un testo di Victor Misiano. Nel 2009 Mario Sasso riceve il premio Città di Staffolo dove espone nella chiesa di S.Francesco, la video installazione “trittico”, a cura di Nicoletta Rosetti. In settembre, la Fondazione Città Italia, lo invita con altri 12 artisti ad una mostra-evento, alla Triennale di Milano, dove gli elaborati vengono venduti ad un’asta in favore dei non vedenti. Nel 2010 è invitato a partecipare con una videoinstallazione alla biennale di Carrara, a cura di Federica Forti. Nell’agosto dello stesso anno espone alcune installazioni, sul tema della città, nella palazzina Azzurra di San Benedetto del Tronto, a cura di Giancarlo Bassotti. Nel 2011 è invitato nel padiglione Italiano alla 54 edizione della Biennale di Venezia con un’installazione video dedicata alle Avanguardie storiche Sovietiche. E’ in preparazione una mostra antologica al Museo dell’Ara Pacis di Roma.


Sasso_crollo imminente_law

Crollo imminente

elaborazione elettronica

stampa su pvc

80 x 70 cm

2002

 

 

L’opera è stata gentilmente donata dall’artista al MUSPAC, per la ricostituzione

della collezione permanente, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009


“IL TEMA DELLA CITTA’ SCORRE DA MOLTI ANNI NELLA MIA PRODUZIONE PITTORICA ED ELETTRONICA,
“CROLLO IMMINENTE” E’ IL TITOLO DELL’OPERA CHE HO DONATO, AL MUSEO SPERIMENTALE D’ARTE CONTEMPORANEA DELL’AQUILA, PERCHE’ IL TITOLO COINCIDE
CON UN PRESUNTO “CROLLO” SIMULATO DAL BERNINI ,(dice la leggenda) NELLA GRANDE SCULTURA DELLA FONTANA “DEI QUATTRO FIUMI” DI PIAZZA NAVONA IN ROMA. DOVE IL GESTO DI UN “BRACCIO” TESO,ESCE DAL BLOCCO DI MARMO A  MO’ DI PROTEZIONE DELLA FONTANA, VERSO L’OPERA ARCHITETTONICA DEL BORROMINI, COSTRUITA A POCHI METRI
DALLA FONTANA STESSA.
IL LAVORO REALIZZATO TRA IL 2000 E IL 2002 APPARTIENE AL CICLO DEI QUADRI REALIZZATI AL COMPUTER CON TECNICHE DIGITALI E STAMPATE A GETTITO D’INCHIOSTRO SU PVC”.

Mario Sasso

ottobre 2011


blue-black 2010 low

Sarra Alessandro

SARRA profilo inviata da lui

Born in Roma.

Solo shows

2010 “ Wallpainting” Nido London Private exhibition Artus Collection; 2009 “SevenDays” NotFair Gallery Milan; 2007 “Ritrattotutto” Neon>fdv Gallery Milan “Ritrattodifamiglia” (i don’t want to sleep alone) Panni House Roma; 2005 “Two Works” Curated by Emanuela Nobile Mino SC02Artecontemporanea Roma; 2004“Mario Dance Floor” Curated by Emanuela Nobile Mino Nicola Maria Bramante Gallery Turin; 2001 “Alloscurodituttointemporeale” Curated by Elena Dragan Loser.

Groupshows

2011 “Ente Comunale di Consumo” Curated by Claudio Libero Pisano; 2009“The Buffer Zone” Curated by Cecilia Canziani e Lexi Eberspacher American Accademy Rome; 2008 “Emergency Art Care” Curated by D. Bozhkov e I. Boubnova Bourgas Bulgaria “Unfair Fair” curated by Cecilia Canziani e Vincent Honore Loto Arte Rome “Esplorazioni” Temple University Rome “Unpacking the Archive” 1:1 proiects Rome; 2007 “As a drop of water on a k-way” curated by Norberto Dalmath e Scintilla Robina c/o careof Milan; 2006 “Premio Vasto” curated by Silvia Pegoraro Museo Civico Palazzo d’Avalos Vasto “Grazie per una volta” Valentina Bonomo Gallery Rome “Open Video Projects” Curated by Lorenzo benedetti e Sarra Brill American Accademy in Rome; 2005 “PJ” Rialtosantambrogio Rome; 2002 “D-segni” Annamarie Linkee Studio Anmsterdam.

 


blue-black 2010 low

Blue-Black

olio su tela

30 x 40 cm

2010

 

 

L’opera è stata gentilmente donata dall’artista al MUSPAC, per la ricostituzione

della collezione permanente, gravemente danneggiata dal sisma del 6 aprile 2009

 

“Blue-Black” è un lavoro che fa parte di una serie di piccoli quadri che definisco “monocromi”, non tanto per l’uso del colore singolarmente, ma più per la suggestione che la pittura riesce a volte a restituire, attraverso il gioco dello svelarsi. Penso che la pittura stessa ,in generale abbia una sensualità nelle sue ritmiche, non sempre gli riesce, ma è nelle sue corde”.

Alessandro Sarra
ottobre 2011