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RIVISTA ART E TRA Uscita del secondo numero della rivista dell’Associazione

Maggio 1990

White point – Enrico Sconci

Erotismo e Voyeurismo nell’opera di Vettor

Pisani – Mimma Pisani

Che cosa è la filosofia – Heidegger e la

questione tedesca – concerto da tavolo –

Fabio Mauri

Heidegger e la questione tedesca – Giacomo

Marramao

Dieter Schnebel – Enrico Sconci

Lettera asd Arturo Schwarz – Lucrezia De

Domizio

Dentro/Fuori Mauri/Cucchi Quando

l’essere abita il mondo – Mariano Apa

Franco Berdini – enigmi -Laura Cherubini

Verso l’idea di un’età indimenticabile –

Gabriele Perretta

Gino De Dominicis ovvero: il luogo dell’immortalità

reticente – Mariano Apa

Dichiarazione dei diritti sui beni culturali

– Pierluigi Mantini

Raffaele Colapietra. La città dell’Aquila

nell’ottocento…il secolo dimenticato – Enrico

Sconci

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89poesiarigore

POESIA / RIGORE Anni Settanta: una certa Idea dell'Arte

15 - 25 Dicembre 1989

POESIA / RIGORE – Anni settanta: una certa idea dell’arte

Presentazione di Mariano Apa

 

mostra d’arte contemporanea

artisti: Beuys, Calzolari, Ceroli, Chiari, Christo, De Dominicis, Kounellis, Mauri, Merz, Paolini, Pisani, Pistoletto, Schifano.

 

 

 

15 / 25 dicembre 1989 – inaugurazione venerdi 15 ore 18.00

 

BEUYS

CALZOLARI

CEROLI

CHIARI

CRISTO

DE DOMINICIS

KOUNELLIS

MAURI

MERZ

PAOLINI

PISANI

PISTOLETTO

SCHIFANO

 

Fermando il rumore può darsi che salga il Silenzio: si potrebbero interrompere le corse delle ferraglie, le puzze delle gomme, si può orse pulire il selciato davanti casa dei cocci di bottiglia caduti dal muro (…).

E forse potremo ricominciare a volere interrogare l’ombra su l’invisibile Montaliano muro

 

Si respira un desiderio, un bisogno, un sapore di primavera dal di dentro di questo inverno, c’è l’odore come di una tiepida e serena Domenica che faccia giustizia di tutti i calendari effimeri e indaffarati (…)… già Seurat ha descritto una « domenica pomeriggio a l’isola della Grande Jatte », a poi Merz «recentemente» ha scritto la sua « una domenica lunghissima dura approssimativamente dal 1966 e ora siamo al 1976».

La domenica è il tempo del riposo, ‑del ringraziamento, dell’ozio, dei pensieri puliti nel vuoto pneumatico del tempo curvo in cui «tutto ritorna»; perchè, come «espose» Cintoli: «i nodi vengono al pettine» (…).

E questa mostra è un piccolo frammento di un grande desiderio: che possa riproporsi il tempo delta capacita di stupirsi, di meravigliarsi ‑anche soltanto per un paesaggio da treno ‑ristabilendo il valore delta responsabilita nel <> che è >, che è luogo/ dove la pratica artistica si costituisce equivalente di una epica coralita.

 

Mariano Apa

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DIETER SCHNEBEL Mostra di partiture al "Quarto di Santa Giusta"

26 Settembre 1989

Mostra di partiture al “Quarto di Santa Giusta”

 

“…La bocca lavora, è impegnata non solo nell’ingestione del cibo, ma anche nell’emettere suoni che vanno dalla semplice espressione fino al linguaggio e alla musica…”

26 Settembre 1989 intervista a Dieter Schnebel realizzata presso il Centro Multimediale “Quarto di Santa Giusta” a L’Aquila in occasione del Festival di Performing Music “Gli strumenti della Fantasia” organizzato dall’Officina Musicale Italiana.

 

E.Sconci. Volevo sapere, come prima cosa, quando è iniziato il grande successo di Schnebel. leri parlando con Anna Castellani ho appreso che lei ha partecipato al movimento Fluxus di cui facevano parte anehe gli artisti e compositori Sylvano Bussotti e Giuseppe Chiari. Le sue prime composizioni di musica contemporanea sono iniziate in quel periodo, negli anni ’60, o ancora prima?

 

D.Schnebel. Ho scritto negli anni ’60 qualche cosa sulla musica seriale e poi sono andato avanti. C’erano anche in quel periodo del serialismo qualche tendenza e delle intenzioni che avevano una direzione verso una musica visiva e cosi ho fatto nel ’60 qualche pezzo con elementi visivi, per esempio “Visible Music” o “Reation”. Visible Music è un pezzo composto da un direttore e da uno strumentista, “Reazion” è un pezzo che ha uno strumentista e pubblico, il pubblico fa reazione ai suoni e ai rumori del pianista. Per esempio Sylvano Bussotti è stato uno dei primi che ha fatto questi pezzi. Questi elementi erano vicini a Fluxus e sono stati fatti anche molti concerti Fluxus.

 

E.S. Attualmente in Germania, qual’è la situazione della musica contemporanea, che periodo si stà attraversando?

 

D.S. Adesso abbiamo una sistuazione che potrei dire post moderna. C’è una generazione di compositori giovani che compongono una musica molto tradizionale, quartetti per archi, concerti per pianoforte, sinfonie ecc. Ci sono anche alcuni compositori giovani che vanno verso una direzione giusta, più sperimentale, ma ve ne sono pochi e sono autodidatta. Con i compositori vecchi come me la situazione è così -Stock hausen scrive un ciclo di 7 ore…

Kagel invece continua il suo teatro surrealista.

E’ importante che Kagel faccia queste cose perchè è uno dei compositori che oggi va in una direzione non così normale. Ligeti scrive musica tradizionale, concerti, pezzi per pianoforte. Poi abbiamo invece Schnebel che fa cose sperimentali per esempio questi pezzi del ciclo per orchestra. I primi tre pezzi di ieri sera fanno parte di questo ciclo, ma ho scritto anche pezzi che continuano la direzione degli anni ’60 è una linea… Negli ultimi anni ho scritto composizioni per orchestra, una messa per due solisti, due cori e orchestra che non è tanto normale. E’ molto importante perchè è un pezzo molto nuovo per orchestra. Sono molto importanti i rumori: rumori di acqua, di aria, di passi, anche rumore di motori e c’è anche una sorta di musica concreta in questa opera.

 

E.S. Vorrei sapere anche come trova la situuzinne italiana in particolare possiamo dire anche aquilana visto che l’Officina Musicale ltaliana ha continui rapporti con Sylvano Bussotti il quale ha scritto ancora dei pezzi dedicati a L’Aquila che vengono eseguiti spessissimo dalla stessa Officina. Esiste in questo periodo un rapporto musicale tra la Germania e l’Italia?

 

D.S. Negli anni ’60 con il Festival di Palermo e anche nei primi anni ’70 c’era uno scambio di cultura musicale fra la Germania e l’Italia.

Strano che vi sia stato questo cambiamento.

 

Adesso i tedeschi non conoscono la musica italiana e penso che anche gli italiani non conoscano bene gli sviluppi che ci sono in Germania.

Alcuni giovani compositori, Wolfgang Rihn che in Germania è molto famoso, lavora molto con le istituzioni.

In Germania è molto conosciuto Luigi Nono perchè è quasi diventato un compositore tedesco, ha un auditorio tedesco. E’ anche molto conosciuto in Germania il compositore Berio e Giorgio Battistelli che è venuto un anno a Berlino ed ha avuto molto successo.

La musica per esempio di Donatoni o di Aldo Clementi non è molto conosciuta adesso in Germania.

E’ molto conosciuta la musica di Scelsi, anche lui ha avuto grande successo. Penso che queste tendenze e questo minimalismo della musica di Scelsi sia molto attuale.

 

E.S L’influsso che ha avuto J. Cage nella musica contemporanea è ancora molto sentito? In Germania è un riferimento ancora importante?

 

D.S Penso che la musica di Cage, il suo pensiero musicale, dagli anni ’60 è stato molto importante, ha influenzato tutti. Adesso in Germania la musica contemporanea che viene scritta da questi giovani tradizionalisti, non sarebbe mai potuta esistere se non ci fosse stato Cage e anche se non ci fosse stato il primo Sthochausen. E’ una musica che parte da Schonberg e continua sulla scia di Cage, è il mio punto di vista.

 

E.S. L’Aquila ha una grande tradizione musicale, sulla scia di questa tradizione in questo periodo ci sono delle forze nuove come l’Officina Musicale Italiana che ha avuto il coraggio di organizzare quosto festival avvicinando molti ginvani alla musica contemporanea, abbiamo visto ieri la sala piena di studenti del conservatorio. Questo probabilmente significa che esiste un nunvo pubblico che vuole conoscere l’arte contemporanea.

Trova giusto che si sia organizzato un festival sulla Performing Music, cosa pensa in proposito.

 

 

D.S. E’ molto imporatante che si faccia adesso un festival come questo. Anche il pezzo “Experimentum mundi” di Battistelli è un pezzo importante che va in una giusta direzione.

E.S. Parlavamo l’altra sera del Futurismo italiano che ha avuto un’importanza fondamentale per lo sviluppo della musica contemporanea. Penso all’intonarumori, a Russolo, a Pratella e a tutte le geniali intuizioni dei futuristi anche nel campo musicale.Crede che questo contributo, che il loro ruolo sia stato importante a livello internazionale, voglio dire, anche in Germania se ne tiene conto, viene studiato in questi anni?

 

D.S. Non sono sicuro…, ma negli ultimi dieci anni si è riscoperto il futurismo, 5 anni fa c’è stata a Berlino una grande esposizione sul Futurismo russo, che è sconosciuto ed invece è molto importante. Ci sono delle composizioni fantastiche per pianoforte e orchestra.

 

E.S. Bene, la ringrazio, spero di risentirla ancora in qualche altra occasione, magari di nuovo a L’Aquila. La sua mostra di partiture è stata seguitissima qui in galleria e il suo concerto di ieri sera, l’esecuzione delle perfomances, è stato il tutto molto interessante, grazie di nuovo e a risentirci presto.

 

D.S. Grazie a tutti voi e auguri per l’attività della galleria.

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CHE COS’È LA FILOSOFIA. HEIDEGGER E LA QUESTIONE TEDESCA. CONCERTO DA TAVOLO Performance di Fabio Mauri

16 Maggio - 30 Giugno 1989

Heidegger – questione tedesca.

Atto in mostra. Con la partecipazione del filosofo Giacomo Marramao.

In esposizione fino al 30 giugno tavole

su Manipulation der Kultur.

 

 

 

FABIO MAURI-CHE COS’E’ LA FILOSOFIA. HEIDEGGER E LA QUESTIONE TEDESCA

 

Comunicato stampa

 

Concerto da tavolo “Che cos’è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca” è il titolo di un “concerto da tavolo” che Fabio Mauri ha ideato e si terrà martedi 16 maggio alle ore 19:00 nella galleria del Centro Multimediale “Quarto di Santa Giusta” a L’Aquila. Prodotto dal T.A.D.U.A. ed eseguito da dodici allievi dell’Accademia di Belle Arti, lo spettacolo da camera si avvale della violoncellista Norma Pallaroni e della presenza in scena del filosofo Giacomo Marramao. “Io non intendo fare “arte”, dice Mauri. Non ho questa intenzione. Non l’ho più!. Voglio solo “vedere” le cose che mostro. Anche il pubblico è un’immagine dello stesso tipo, già presente, assai prima di sedere qui, e altrettanto significativa ed ugualmente enigmatica”. Anche questa volta Fabio Mauri ha scelto L’Aquila, come nel 1980 con lo spettacolo “Gran Serata Futurista 1909-1930” che riscosse un grandissimo successo in tutta Italia, e fu ripetuto in nuove edizioni nel 1982 e nel 1986 a Venezia in occasione della mostra “Futurismo e Futurismi” a Palazzo Grassi. Questo “concerto da tavolo” o “atto in mostra” come lo definisce Mauri, è un esercizio sperimentale, che opera, con autorità, in uno spazio espressivo intermedio tra la pittura, il teatro, la performance e la musica. L’intervento del filosofo Giacomo Marramao non è confinato esclusivamente in un ruolo di “comparsa” o di “attore”, è un reale intervento “filosofico”. Marramao, si sa, ha studiato in Germania ed è un profondo conoscitore della lingua e della cultura filosofica tedesca. La scelta dello spazio della Galleria per questo spettacolo fa parte di una precisa logica concettuale: una stanza da esposizione per un evento folto e drammatico.

 

EIN BRUCKENPARTIZIP MUSS SCHWINGEN Un ponte quanto mai vibrante.

DAMASKUS’ ROSENDUFT/SCHLAGT AUF (…) / WIE EINE FLAMME

Il profumo delle rose di Damasco erompe verso il cielo/qual fiamma

DA SCHWEBTE UNTER VIELER GLOCKEN GEZYMBEL (…) DES LEBENS NAHRMUTTER UND

FURSPRECHERIN, UNSER ALLER SONNE, IN HEILIGER FRUHE.

Allora, fra i cembali di molte campane, la nutrice della vita, che ci persuade a vivere, il sole che è di noi tutti, sorse nell’ora sacra del mattino.

EIN PFERDCHEN STOLPERT OBER EINE DAME/EIN SAUGLING WILL EIN WEICHES WEIR

BESUCHEN

Un cavalluccio inciampa passando sopra una signora. Un poppante vuol fare una visita ad una donna soffice.

EIN ROT, EIN GRUN, EIN GRAD VORBEIGESENDET, EIN KLEINES KAUM BEGONNENES

PROFIL

Un rosso, un verde, un grigio hanno emesso, un profilo appena accennato

NICHTS

Nulla.

AUF

EINMAL IST ER TOT. WO IST SEIN LEBEN?

E d’improvviso è morto. Dove la sua vita?

MUSS SCHWEREN SCHALAF VON GRAUEN LIDERN STREIFEN

Pesante sonno deve dalle grigie palpebre detergere.

EIN KINDERWAGEN SCHREIT UND HUNDE FLUCHEN

Una carrozzella da bambini urla e cani bestemmiano.

AN EINEM FENSTER KLEBT EIN FETTER MANN

Ad una finestra è appiccicato un uomo grasso.

ICH BIN JA NOCH EIN KIND

Poichè sono ancora un bambino.

DOCH UBER ALLEN WORTEN/VERKUND’ ICH MENSCH, WIR SIND!

Ma al di sopra di ogni altra parola ti annuncio, uomo: noi siamo.

 

Le frasi sono tratte a caso, o per motivi fonetici, da Becker, Heym, Lichtenstein, Werfel e Rilke. Non vengono dette secondo il loro senso originario.

 

FABIO MAURI

CHE COSA E’ FILOSOFIA. HEIDEGGER E LA QUESTIONE TEDESCA

Concerto da tavolo

 

Comunicato Stampa

 

 

Ho deciso di porre in atto questa scena per non perdere la mano. Sono miei temi e atti di anni che vanno dal 1970 al 1980.

“Che cosa è filosofia Heidegger e la questione tedesca” è allestito, una volta di più, con il sistema del “Museo delle cere” intrecciato a quello degli “Esercizi spirituali”. Ridare vita a figure immobili di modo che l’attualità si riprenda il suo segreto (o tema intero), e restituisca con esattezza gli “inspiegabili”. In arte, come si sa, (forse non si sa diffusamente), l’enigma è doppio, quello dell’arte racchiude in sè quello del mondo, però lo rende formalmente praticabile. Qui si sgranano e ricompongono gli elementi che formano l’ibrido di un vecchio interrogativo: cosa è la Germania? E’ l’Europa? Che significa essere Europa? Non è stata Europa la Germania del ’30 e del ’40? Io credo lo sia stata. Credo che la natura (la cultura della natura) della Germania riguardi strettamente l’identità europea. Il concerto di significati si muove sul tavolo, poco più in là del cibo. Il rito conviviale non allontana ma si fa più prossimo all’enigma.

Che cosa si sperimenta? Da che parte si situa il giudizio?

Nei giudizi stessi che vi si intravvedono? L’insieme del rito, in conclusione armonico, di una forma così unitaria d’arte, impasta e confonde le differenze? Vi prego di farmi sapere. Io per me so che i problemi irrisolti possiedono l’invisibile e irresistibile prerogativa di restare intatti. Ma, ci si chiede, spetta a l’arte di risolvere i problemi del mondo?

Io credo che l’arte non abbia contenuti propri. E nemmeno l’arte sia contenuto dell’arte, sebbene conosca il successo della tesi opposta. L’arte, se è qualcosa di teoricamente definibile, si può dire con probità che è il luogo della forma definitiva del discorso, luogo apparentemente converso in una metafora geometrica, concavo il punto o la facoltà di accoglimento di temi all’interno di una potenza libera e mimica decisiva, capace di restituirseli per intero, di nuovo, integri e in primo piano. E di venirne a capo. Qui centra l’autore, certo. Ma è come se non v’entrasse del tutto, esclusivamente lui.

Le forme fanno giustizia da sole del terra e di se stesse, comunicando l’inesperienza poco duplicabile, un lampo di luce, accostamenti impropri che rendono partecipi del loro incognito senso accostamenti altrove propri.

Sto dicendo che lei poesia dice il ‘vero’?

Credo di si, però con una cautela: la poesia ha sempre bisogno di un mondo, in questo caso, questo mondo. L’arte può dare e ascoltare cose che non possono essere dette e ascoltate altrove. Non impunemente.

Ripeto: fatemi ‘sapere’.

Fabio Mauri Una scena per Heidegger

 

Una tesi dura (…«cosa è la Germania? L’Europa? Che significa essere Europa? Non è stata Europa la Germania del ’30 e del ’40? Io credo lo sia stata»), ma travesti tra gioco scenico, scarno nella messa in opera e raffinato nelle intenzioni, di continuo alternato tra le registrazioni di un Octoberfest saltellante e sanguigno e quelle, devastanti nella traduzione flautata dell’interprete, del processo Eichmann.

Fabio Mauri ha messo in scena “Heidegger e la questione tedesca” ieri sera al Quarto di Santa Giusta: un concerto da tavolo, perchè su tavolo si svolge, quadrato, allargato ad occupare quasi tutta la stanza e intorno il pubblicocommensale si siede e, con qualche esitazione iniziale, mangia crauti e salsicciotti e beve birra, fra armonie di Bach (registrate) a dissonanze di Berg, Webern, Shconberg (eseguite da Norma Pallaroni al violoncello). E sul tavolo gli attori (dieci allievi dell’Accademia di Belle Arti, in cui Mauri è docente di Estetica), ripetono di continuo, circolarmente, in tedesco, sempre le stesse brevissime frasi, tratte a caso o per motivi fonetici e non nel loro senso originario, da Becker, Heym, Lichtenstein, Werfel e Rilke, e sempre circolarmente si muovono con cadenza ritmica spezzata a tratti da un valzer lento, mentre fra loro un credibilissimo Heidegger e il professor Giacomo Marramao, docente di Filosofia tedesca all’Orientale di Napoli e già apprezzato (vezzo da intellettuale) in “Cavalli si nasce” di Staino. La breve scena (un’ora appena) è prodotta dal Teatro accademico dell’Universita dell’Aquila, che si conferma unico approdo possibile della sperimentazione.

 

da IL MESSAGGERO 17 Maggio