piero Mottola

UNO STIMOLO ACUSTICO EMOTIVAMENTE EVOCATIVO COSTRUITO SPERIMENTALMENTE Mostra personale di Piero Mottola

07 Marzo 1996

l suono-rumore come ricerca di una nuova esperienza emozionale nasce nei primi del ‘900 con il Futurismo e l’Arte dei rumori di Luigi Russolo: “Ci divertiremo ad orchestrare idealmente, insieme il fragore delle saracinesche dei negozi, le porte sbatacchianti, il brusio e lo scalpiccio delle folle, i diversi frastuoni delle stazioni, delle ferriere, delle filande, delle tipografie, delle centrali elettriche e delle ferrovie sotterranee”. La creazione della “nuova voluttà acustica” si concretizza con l’invenzione degli Intonarumori (Russoto 1913) e della loro capacità di astrazione dall’imitazione naturalistica dei rumori della vita quotidiana. “E poiché liberato così il rumore dalle necessità che lo producono, noi lo dominiamo, trasformandone a voler nostro il tono, l’intensità e il ritmo, lo sentiamo subito divenire materia autonoma, malleabile, pronta ad essere plasmata dalla volontà dell’artista, che la trasforma in elemento d’emozione, in opera d’arte”, “La prima esecuzione pubblica dell’orchestra d’intonarumori è del 21 aprile 1914, al Teatro Dal Verme di Milano. “Il pubblico – continua Russolo – si accalcò, si ammassò nel vastissimo teatro, ma non volle udire. Quella folla immensa tumultuava già, rumorosissima, mezz’ora prima che l’esecuzione incominciasse, e i primi proiettili cominciarono a piovere dalle gallerie sul velario ancora chiuso… Così il pubblico non sentì niente, quella sera, semplicemente perché i rumori, non intonati, preferì farli lui!” L’estetica futurista propone un nuovo tipo di relazione fruitiva. Lo spettatore (passivo) diventa attore (attivo) e contribuisce con la sua azione alla definizione del contenuto dell’opera. Marinetti, nel Teatro di Varietà (1913), afferma: “Il Teatro di Varietà è il solo che utilizzi la collaborazione del pubblico. Questo non vi rimane statico come uno stupido voyeur, ma partecipa rumorosamente all’azione, cantando anch’esso, accompagnando l’orchestra, comunicando con motti imprevisti e dialoghi bizzarri con gli attori”. Agli inizi degli anni ’50, Edgar Varèse, la Musica Concreta francese (Schaeffer, Henry) propongono, rispetto alle ricerche di Russolo un’evoluzione tecnologica (Prieberg 1963), elaborando opere musicali del tipo “Oéserts”, “Symphonie pour un homme seul”, “Variations pour une Porte et un Soupir”, dove le possibilità sonore degli oggetti della vita comune vengono sviscerati in tutti i loro aspetti espressivi. E’ un tipo di musica in cui vengono utilizzati prevalentemente stimoli sonori riconoscibili (Henry, a proposito di alcune sue composizioni, parla di “cinema perle orecchiej. All’opposto si pone la Musica Elettronica (Colonia, 1950) la cui ricerca è particolarmente incentrata sulla strutturazione del segnale acustico e sulla possibilità di poterlo organizzare e controllare in tutti i suoi aspetti, anche secondo regole stocastiche come avviene in alcune opere di Yannis Xenakis. Tuttavia, l’idea del coinvolgimento dello spettatore riemerge nuovamente agli inizi degli anni ’60, e viene teorizzata da Umberto Eco in “Opera aperta”. Parallelamente, gli artisti Fluxus tentano la strada dell’immedesimazione orgiastica come imitazione dei processi spontanei della natura. Annullano, cioè, la divisione tra composizione, esecuzione e fruizione; elevano lo spontaneismo ad opera d’arte. Vostell, scrive: “Il rumore volgare che è tradizionalmente rifiutato dalla musi- I Piero Mottola mentre esegue un suo brano ca, e che nasce da comportamenti umani naturali, è il tipico soggetto di un’azione Fluxus. Per esempio, l’azione di un bambino che mangia tranquillamente una banana seduto davanti al pubblico (in un pezzo di Alison Knowles) è un vero e proprio brano di vita interpretata in quindici minuti”. Per Giuseppe Chiari, massimo esponente Fluxus in Italia, la “musica è suonare” quindi lo spettatore viene invitato a “strimpellare non ha alcuna importanza ciò che suona, l’essenziale è che suoni”. A partire da queste sperimentazioni sonore sviluppate dalle avanguardie, può esistere oggi l’idea di una “interazione acustica”, capace di dar vita ad un’esperienza emozionale nuova, profonda ed originale, quindi non omologata e massificata? Una struttura acustica attivante non sul piano illusorio e virtuale ma su quello della vita reale ed individuale? Un’interazione capace di attivare un evento (Lombardo 1987), una situazione che non essendo prevedibile e conoscibile a priori si pone come elemento rivelatrice della personalità del fruitore. Gli “appuntamenti in progress sul suono rumore”, sono confronti aperti sulla necessità e sulla possibilità di attuare un coinvolgimento del pubblico nella produzione dell’opera.

Piero Mottola

Guitar California Trio

CALIFORNIA GUITAR TRIO special guest KAREN ATKINS.

03 Marzo 1996

Concerto di musica in collaborazione con l’Associazione Culturale “Diramazioni”.

 

Lo spirito internazionale dei California Guitar Trio si evidenzia e si caratterizza dalla fusione tra varie culture offerta dalla diversa nazionalità dei tre chitarristi formatisi artisticamente sotto la guida di Robert Fripp, leader straordinario dei King Crimson, alla fine degli anni 80. Paul Richards americano di Salt Lake City, Utah, Bert Lams belga di Bruxelles e Hideyo Moriya giapponese di Tokyo, dopo l’esperienza di studio e i live con Robert Fripp, si rincontrano a Los Angeles con il desiderio di formare insieme appunto i California Guitar Trio nel 1991, dando sfogo alla loro ricerca chitarristica e la loro maturazione artistica. Da quel momento gli attestati di stima e di notorietà si sono amplificati, attraverso la partecipazione alle Olimpiadi, la nomination ai Grammy ed altri eventi internazionali, ponendoli nell’olimpo dei grandi chitarristi famosi quali John McLaughlin, Al Di Meola, Steve Lukather, Pat Metheny, e tanti altri. La loro musica è stata scelta e trasmessa nello spazio come sveglia musicale per gli astronauti a bordo dello Space Shuttle della NASA. La musica del Trio è a ragione etichettata come ‘musica acustica’, dove l’“eclettismo” è la parola d’ordine, senza tuttavia sconfinare in voli pindarici fini a sé stessi. I tre chitarristi prendono spunto a volte dalla musica classica, da quella tradizionale, antica e medioevale o dalla musica etnica e altre volte dal jazz, dal rock, dal prog e dal blues, per riappropriarsene e darne una versione chitarristica lontana da luoghi comuni e fortemente espressiva. Spesso e volentieri sfoggiano la propria perizia e i propri virtuosismi per la gioia dei tanti guitar-maniacs, senza, tuttavia, perdere di vista l’idea di canzone e di semplicità, facendo godere della loro musica anche un pubblico meno smaliziato e preparato. Da Bach a Beethoven, da Mozart, a Strawinsky passando per la musica rock dei Pink Floyd, di Lou Reed o di Jeff Buckley.

 

www.cgtrio.com

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VIZIO E ARTE Sette artisti per sette vizi capitali - a cura di Gabriella Dalesio.

29 Febbraio - 11 Marzo 1996

Mostra d’arte contemporanea, Sette artisti per sette vizi capitali a cura di Gabriella Dalesio.

 

Sette artisti per sette vizi capitali? La domanda è impertinente o pertinente se vogliamo giocare con il gioco che quasi sempre l’arte ha nei confronti della realtà, sia quella mondana che può riguaradare tempi di corruzione o di piena barbarie ma anche quella antropologica sui comportamenti umani, sulle potenzialità di rinnovamento, ma anche sulle possibilità che l’essere umano ha di guardarsi dentro riconoscendo in sè stesso, prima di tutto, i propri vizi, le proprie passioni. Passione: essere soggetti a patimento. E quale è il maggiore patimento se non quello che, attinente agli impeti del desiderio, provoca, a catena, pensieri, azioni, per il fine di soddisfarlo? L’arte e gli artisti, se possiamo far coincidere un modus con chi di esso se ne fa interprete, a volte inconsapevole, si collocano sul crinale di un impossibile giudizio ma sicuramente di un potenziale critico riguardo all’umano agire, spesso non consapevole e meccanico. Ma si potrebbe obiettare- ed è qui che il confine con l’ “impertinente” si fa più arduo e ne sfiora il limite – che l’arte, nel suo impulso creativo, si è fatta voce delle passioni dell’animo, oltrepassandole. Ma sono le passioni i vizi o il vizio è uso reiterato e “programmato” di una passione? E l’arte non potrebbe essere forse all’estremo di questo limite, là dove la passione si sublima in qualcosa d’altro? Le domande che ci siamo posti hanno anche delle potenziali risposte, traduzioni “in immagini” delle logiche, a volte vicino all’assurdo, dei vizi. Ne è nata una mostra in cui la rappresentazione di essi ha generato piccole sfaccettature, o uno spaccato su una realtà sociale che tende, a grandi passi, verso una piena barbarie, e un impigrimento delle nostre capacità reattive, come è puntualizzato nel lavoro di Gianluigi Lama; o quella ancora più pervasiva di una “lussuria” che interviene, infida, a minare qualsiasi rapporto umano, influendo sulla stessa innocenza di chi inavvertitamente si presta al gioco della ricerca del piacere, per il piacere. E’ il lavoro di Toni Ferro che nella doppia immagine proiettiva della bambina e della bambola gonfiabile rivela la mina psicologica che si è innestata sulle identità degli individui. La sua è infatti un’arte antropologica che fa dell’essere umano e della sua trasformazione un discorso a ritroso, che riguarda le sue stesse origini. Chi invece sul crinale della passione (o del vizio) vi mette l’arte stessa è Peppe Capasso. Ponendosi in prima persona opera la doppia lettura di un vizio, la superbia, con i versi Rimbaud, di Majakovskij e di altri autori in abbinamento con un incudine che battendo porta la scena dell’arte su se stessa, avvicinando questo vizio alla saggezza, come altra faccia del potenziale artistico. Come risultato finale ne emerge una scultura che può essere osservata dentro scoprendo la propria nudità (un corpo di donna di un’opera classica). Ma, attenendoci alle regole del piccolo gioco, ad esempio quello della gola, posto in essere da Caterina Arcuri o di egoismi ben rappresentati dall’opera di Angela Romano che espone, a mò di teca, del pane ammuffito a dimostrazione di come l’avarizia possa trattenere, sino alla decomposizione, pur di non dare, concedere all’altro qualcosa che potremmo avere in sovrappiù. Ed è sempre l’altro il referente di chi, pur di non guardarsi dentro, prende a pretesto le altrui qualità per vivere di riflesso (negativo) in una catena di “sguardi” puntati fuori di sè: è il lavoro fotografico di Saveria Turrà. Ed è fuori di sè, fuori di cervello chi si fa irretire dalla passione dell’ira: è l’immagine di Hermes Ferro che come pone in scena un cervello vero sotto formalina.

 

Gabriella Dalesio

carnevale in musica 1

CARNEVALE IN MUSICA Allegorie, maschere e danze per il Carnevale

20 Febbraio 1996

Serata musicale organizzata dall’Assessorato alla Promozione Culturale del Comune dell’Aquila con il Conservatorio di Musica “A.Casella”. Concerto della scuola di mandolino del Maestro Fabio Menditto.

Fabio Menditto ha iniziato gli studi musicali con il Maestro Ugo Orlandi presso il Conservatorio “Cesare Pollini” di Padova nella cui sede si è brillantemente diplomato. Svolge un’intensa attività artistica che lo vede impegnato in qualità di concertista ed insegnante. Come solista ha suonato in gruppi cameristici ed in formazioni orchestrali per importanti Istituzioni musicali italiane (Teatro dell’Opera di Roma, Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Orchestra Sinfonica della RAI, Accademia Filarmonica Romana, etc.). All’estero ha tenuto numerosi concerti (Spagna, Francia, Austria, Svizzera, Germania, Slovacchia, Grecia, Pakistan). Ha effettuato registrazioni di musica antica pubblicate in CD per l’etichetta francese “P: Verany”. Attento e sensibile al recupero e alla esecuzione della musica originale per mandolino e per orchestra a plettro, svolge questa attività in seno al Circolo Mandolinistico Costantino Bertucci in veste di direttore artistico. Collabora con RAITRE per i programmi radiofonici riguardanti il repertorio colto di musica per mandolino. E’ professore di mandolino presso il Conservatorio “Alfredo Casella” di L’Aquila e ha tenuto Corsi internazionali di perfezionamento per l’Accademia Leonardo da Vinci di Catanzaro, per il Centro Musicale Calabrese “Francesco Cilea” e, all’estero, per la Società Artistica Rojana di Logrono, Spagna.

carnevale in musica