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SABATINO TARQUINI Mostra al Castello Cinquecentesco dell’Aquila

19 Dicembre 2001

Riemerge finalmente, da un meritato e lungo oblio, la figura di Sabatino Tarquini, pittore, scultore ed intagliatore vissuto artisticamente tra il 1909 ed il 1940. La riscoperta, grazie al contributo del Comune di Prata d’Ansidonia, sua terra natale, e della Comunità Montana Campo

Imperatore-Piana di Navelli (che, già si era segnalata alcuni anni fa per l’interessante mostra fotografica La civiltà del territorio, sfociata poi in

una apprezzata pubblicazione) si è concretizzata, il 25 agosto, in una giornata dedicata alla vita e all’’opera di Tarquini ed in un libro.

Il volume, a cura di Domenico Marcocci, Antonio Mattozza ed Enrico Sconci (con prefazione di Ferdinando Bologna), ripercorre le tappe fondamentali di questo artista complesso e poliedrico, geniale e sfortunato. Dai primi anni vissuti a Prata (in una parte di Abruzzo che a fine ‘800 attraversa una profonda crisi economica causata dal declino della pastorizia, crisi che sfocerà nell’emigrazione Oltreoceano) alla scuola di Arti e Mestieri dell’Aquila, dall’incontro con Teofilo Patini, del quale l’artista è continuatore e superatore nel campo della pittura, alle prime esperienze come intagliatore e scultore, la vita di Sabatino Tarquini influenzerà sempre la sua arte, con la prima che, alla fine, avrà il sopravvento sulla seconda

(…)

da Sipario n.97, 1996

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NATALE PER I PALESTINESI…PASQUA IN PALESTINA Rassegna d’arte contemporanea

18 Dicembre – 6 Gennaio 2001

Rassegna d’Arte Contemporanea, con la partecipazione di 100 artisti abruzzesi, organizzata da Solidarietà internazionale con Land Research Center Gerusalemme.

 

Presso il Muspac, il Museo sperimentale di arte contemporanea dell’Aquila, rilevante laboratorio di ricerche visive e concettuali operante da più di dieci anni sotto la direzione dell’architetto Enrico Sconci, si è tenuta sino al 3 gennaio una significativa rassegna alla quale hanno partecipato cento artisti abruzzesi. La mostra, promossa dall’associazione “Solidarietà con…” ed il “Land Reserch Center Jerusalem” è stata patrocinata dall’Accademia di Belle arti dell’Aquila e come tema portante ha avuto quello del Natale di solidarietà in Palestina. L’importanza critica ed artistica di quella iniziativa risiede in un aspetto: si è trattato, della rassegna regionale con un’amplissima e qualificata presenza di pittori e scultori abruzzesi, da quelle ultime, allora sistematiche, svoltesi negli anni sessanta a Teramo, Penne, Avezzano e L’Aquila. Da quel periodo, rare sono state le occasioni per un’esplorazione organica e complessiva delle evoluzioni stilistiche degli artisti nati ed operanti in Abruzzo a partire dalla generazione anni venti in poi. Nella mostra del Muspac si è ritentato dunque un confronto aggiornato tra la produzione recente degli artisti provenienti dalle varie aree territoriali, cercando di offrire un primo quadro della situazione e delle possibili prospettive, in attesa di una riflessione critica più ampia e della necessità di un primo livello di storicizzazione. Tra gli espositori, nell’impossibilità di menzionarli tutti, sono da rilevare le opere dei tre decani dell’arte abruzzese: i sulmonesi Gaetano Pallozzi e Italo Picini, con quest’ultimo che si caratterizza per la sua pittura impegnata e tematizzata sulle condizioni di emarginazione dei bambini palestinesi, il pescarese Elio Di Blasio, tra i primi a cimentarsi con i linguaggi dell’astratto e dell’informale, ed il chietino Gaetano Memmo. In evidenza la produzione del maestro pescarese Franco Summa. Tra i teramani di notevole interesse le ultime ricerche plastiche di Silvestro Cutuli e Fausto Cheng, così come per i pescaresi Colangelo e Grunert…

 

Alberto Melarangelo

 

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PAESAGGI IMMATERIALI Presentazione del volume “Musica e suoni dell’ambiente” curato da Albert Mayr

16 Dicembre 2001

Interventi di A. Colimberti – G. Antognozzi – M. Gallucci – A.Mayr – F. Michi – L. Miti

Musica e suoni dell’ambiente a cura di Albert Mayr

Oggi, dopo trent’anni di ricerche ed esperienze condotte a Vancouver dal compositore e teorico canadese R.Murray Schafer, lo studio del paesaggio sonoro ha sviluppato numerose elaborazioni teoriche e indagini sul campo. I “soundscape stu-dies” si sono ormai estesi a numerose aree del mondo e, contemporaneamente alla loro espansione geografica, si sono arricchiti di contributi spesso ori-ginali e affascinanti, ma inevita-bilmente eterogenei. Il presente volume ha lo scopo di permette-re al lettore di costruirsi un pro-prio percorso nella materia. Il volume è diviso in tre parti che rispecchiano le attuali attività nell’ambito della nostra tematica la prima parte contiene riflessio-ni teoriche condotte da varie angolazioni; la seconda parte documenta alcuni aspetti del lavoro sul campo; nella terza parte vi è una panoramica su progetti ed esperienze artistiche collegate al tema, insieme ad alcune considerazioni sulle modalità di inserimento di quelle esperienze nel lavoro didattico.

Albert Mayr

Albert Mayr, compositore e ricer-catore, svolge la sua attività nei campi della musica sperimenta-le, si occupa di estetica del tempo e dei soundscape studies. Ha insegnato musica elettronica e sperimentale alla McGill University di Montrèal.

dal sito www.clueb.com)

 

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Giulio paolini, Il modello del tempio, il tempio del modello 1968 Litografia collezione permanente del Muspac

NATALE A L’AQUILA Mostre d’Arte Contemporanea con artisti dell’Arte Povera Italiana

15 Dicembre - 15 Gennaio 2001
L’Arte Povera è un movimento artistico sviluppatosi in Italia nella seconda metà degli anni Sessanta. Il movimento nasce con l’intento di “impoverire” la rete di segni di cui si serve la cultura quotidiana al fine di mettere pienamente in luce gli archetipi su cui si regge.

Di qui l’impiego nelle opere d’arte di materiali “poveri” quali terra, ferro, legno e stracci.

Altre caratteristiche, che accomunarono il movimento alle contemporanee esperienze concettuali, Pop Art, minimal e Land Art, furono il rilievo artistico dato al momento della concezione e realizzazione dell’opera, l’attenzione verso gli oggetti d’uso, le performances attraverso cui coinvolgere gli spettatori e gli interventi sul paesaggio (nel suo pieno rispetto). Principali figure del movimento furono Michelangelo Pistoletto, Iannis Kounellis, Giovanni Anselmo, Giuseppe Penone, Giulio Paolini, Mari o Merz, Luc iano Fabro e Gilberto Zorio. Teorico del gruppo fu il critico Germano Celant.

(dal sito www.artemotore.com)


 

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OMAGGIO A TULLIO CATALANO Collaborazione con il Centro AUSER del Trentino Memorial Exhibition

Gennaio - Dicembre 2001

Caro Tullio,

mi sembra ancora di sentire la tua voce al telefono e ti vedo dall’alto di quella vetrata costruita nel soppalco della galleria

di via Crispomonti, che mi serviva da “spioncino” per controllare l’ingresso. “Sono Tullio…” dicevi con la tua voce fioca

e un po’stridula, così come amava imitarla il tuo caro amico Ivan Barlafante, che come tanti affezionati studenti, oggi è

divenuto un bravissimo artista. A L’Aquila, in questa città pigra ed ottusamente chiusa alle novità dell’arte contemporanea,

hai avuto tanti amici e proseliti, riuscendo a lasciare un’importante memoria della tua breve ma intensa e singolare esistenza.

Ricordo con piacere quando passavi a trovarmi nelle gelide stanze della . galleria del Centro Multimediale “Quarto

di Santa Giusta”, sul cui nome abbiamo spesso scherzato, soprattutto quando un giorno due suorine, che passavano sempre

per quella via prima di rientrare al convento, avendo più volte visto sul portone la scritta multimediale e una tenda

nera, che serviva a non far entrare il freddo, mi dissero timidamente e un po’ scandalizzate: “ma qui che fate delle sedute

spiritiche?”. Dovetti rassicurarle, ma in effetti, se non proprio di sedute spiritiche, si trattava di conferenze ed incontri con

diversi spiriti di artisti nomadi come il tuo. Ne abbiamo organizzate molte, tutte vissute intensamente.

Ed il tuo spirito è stato per me di grande aiuto, soprattutto quando con studenti e studentesse più “aficionados” si parlava

d’arte e dei tuoi “Uffici per l’immaginazione preventiva”. Si faceva tesoro della tua esperienza artistica e del tuo grande

senso dell’humor di duchampiana memoria, che mi manca molto perché faceva stare tutti di buon umore.

Quando tornavi da Roma potevo essere aggiornato sui nuovi eventi, soprattutto sulle ultime mostre romane, che spesso

arricchivamo con qualche sano e piacevole pettegolezzo.

Conservo gelosamente nell’archivio del Museo alcuni tuoi rari cataloghi, ma soprattutto il giornale “Aut.Trib.17139”, che

avevi fondato in collaborazione con Carmelo Romeo. I numeri che mi hai regalato e che generosamente donavi anche

agli studenti più interessati, li espongo spesso insieme ad altri “cimeli”: quando li sfoglio sento ancora quel buon odore di

muffa che mi porta indietro nel tempo, agli anni della contestazione, dell’università, delle speranze e delle utopie.

La grafica, gli artisti, i saggi erano belli “tosti”, con grandi riflessioni critiche: parlavate di arte concettuale, quindi della

natura dell’arte e di linguistica ma anche di quell’ ”Arte Ideologica”, di quella pittura di idee che aveva fortemeente caratterizzato

gli anni ’60 e ’70 di cui tu, con grande lucidità, sei stato uno dei principali protagonisti. Ho ritrovato anche le

bozze dei testi che scrivesti per i primi numeri della rivista “Art E TrA”. Mentre li rileggo vedo anche le foto della mostra

“Histoire d’oeil- Glaucomi” che con Carmelo Romeo avete realizzato nel 1988 nella galleria di via Crispomonti. Riconosco

i volti di tutti gli studenti che hanno attraversato quello spazio, anche per le performance che venivano ideate da Fabio

Mauri. Li incontro spesso nelle varie mostre, alcuni di loro sono divenuti artisti: tutti ti ricordano con grande rimpianto.

Ora molti brani della tua esistenza sono mirabilmente testimoniati nel catalogo e nelle bellissime mostre che Gabriele Di

ha organizzato per te.

La tua amicizia mi ha aiutato molto nel lavoro: nei primi anni mi sei stato di grande sostegno psicologico e morale, soprattutto

quando con Gianni Fileccia e Laura Cherubini decideste di organizzare, nel mese di settembre del ’95, la manifestazione

“Ad Usum Fabricae” negli spazi del Museo che con l’associazione avevamo appena aperto nella ex sede

dell’Accademia di Belle Arti.

Fu quella per me una grandissima occasione, perché tutte le stanze si riempirono di artisti di livello internazionale come

Luciano Fabro o Enrico Castellani, che aveva insegnato nei primi anni ’70 proprio in quelle stesse aule dell’Accademia.

L’installazione dell’opera di Kounellis diede molto rilievo alla mostra, così come le opere di Nunzio, Accardi, Baruchello

ed altri ancora. Tutti artisti che accettarono il tuo invito perché avevano una grande stima del tuo lavoro e del tuo talento.

Ho sempre invidiato poi il rapporto che eri riuscito ad avere con gli studenti, molti erano talmente attratti dalle tue idee

da seguirti anche nel comportamento, nel tuo modo di esistere.

A volte eri ipercritico nei confronti dell’arte e della società; eri sempre lucido, ironico e distaccato dai quei problemi giornalieri

che normalmente attanagliano tutti. Affrontavi le giornate con un certo disincanto e sembravi guidato da una folle

saggezza: da quella “libertà d’indifferenza” che rimane dopo la conoscenza. Quella sorta di “leggerezza dell’essere”, quel

tuo vivere alla giornata, che capisco solo ora, faceva parte di una visione più ampia del mondo che appartiene solo ai

grandi artisti.

Ho letto lettere e ricordi stupendi nel catalogo che ti è stato dedicato, con tutti sei riuscito ad avere rapporti umani molto

intensi e vissuti in profondità, come con il tuo caro amico Marcello Mariani, da cui ti recavi spesso e che fino alla fine ti

è stato sempre vicino.

Quando in Accademia dividevamo l’aula, parlavi spesso con grande competenza di Warhol e Duchamp, di cui citavi spesso

la famosa frase: “non c’è soluzione perché non esiste problema”. Negli ultimi tempi ti vedevo un po’ preoccupato ed

infastidito dal dover portare il telefonino perché dovevano chiamarti da Bologna per l’operazione.

Ti trovavi indubbiamente meglio con la tua piccola agenda piena di appunti, con numeri di telefono giganti e scarabocchi:

era un autentico capolavoro perché somigliava molto ai tuoi quadri. La dimenticavi ovunque, nei bar, a casa di amici,

più di una volta in galleria.

Ricordo che in una fredda giornata aquilana tornasti a prenderla: dopo essere stati per lungo tempo insieme, ti avviasti

velocemente lungo gli sdruccioli di via Crispomonti. Era tardi, ti recavi dai tuoi amici studenti che con grande calore ti

ospitavano, facendoti sentire “a casa”.

Da allora è passato molto tempo, ma sono certo che la memoria di te, della tua arte e della tua vita, durerà ancora a

lungo.

Enrico Sconci

(L’Aquila, 4 dicembre 2000)