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HAPPY BIRTHDAY MISTER JOHNS Progetto di Angelo Ricciardi

15 Maggio 2005

Collaborazione con l’artista Angelo Ricciardi per il progetto “Happy Birthday Mister Johns”

Jasper Johns nasce ad Augusta, Usa, il 15 Maggio del 1930. Compirà quest’anno 75 anni. HAPPY BIRTHAY, MISTER JOHNS! Performance dell’artista Angelo Ricciardi trae spunto da “three flags” (1958), uno dei suoi lavori più noti, ma con una leggera modifica: le stelle sostituiscono le strisce e viceversa. Ciò fa si che nasca una nuova bandiera, che, ci piace pensare, sia proprio quella che oggi Johns dipingerebbe. Le tre nuove bandiere saranno realizzate, in occasione del compleanno di Johns, in forma di torta a tre piani, che sarà tagliata ed assaggiata il giorno del suo compleanno a Napoli presso la galleria 404 arte contemporanea e allo stesso tempo in altri luoghi in Europa e negli Usa. Un omaggio al lavoro di un grande artista e, allo stesso tempo, una visualizzazione dello stato (irreversibile?) delle cose.

Grazie a: Francesca Comisso (a.titolo), Marco De Luca e Marzia Migliora-Maria Mesche Durchblick-Martin Krusche- Nello Teodori e Accademia di Belle Arti Piero Vannucci – Steffen Mueller – I Santini Del Prete- Francop Fiorillo e Enrico Sconci (Museo Sperimentale per l’arte contemporanea – Mary jo walters-Vito Pace e Hochschule fur Gestaltung – Alessandra Borsetti Venier e La Barbagianna-Coco Gordon e Alisa-George Quasha – Codice Ean – Eva Forsman-Alexandros Kyriakides e Annmarie Crampton.

HAPPY BIRTHDAY MISTER JOHNS! avrà luogo contemporaneamente a: Torino, Milano, Gleisdorf, Perugia, Stuttgart, Livorno, L’Aquila, Pforzheim, NewYork, Madison, Firenze, San Francesco, Roma, Glasgow

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NATIVE AMERICAN DREAM, OLTRE IL SOGNO AMERICANO, RUSSELL MEANS IN ITALIA Manifestazione organizzata dall'Associazione LHASA Laboratorio Autonomo Studi Antropologici

27 Aprile

LHASA Laboratorio Autonomo Studi Antropologici

 

Russell Means in Italia

 

Native American Dream, Oltre il sogno americano

 

l fortunato incontro con Russell Means, attore, musicista, pittore e personaggio politico di grande rilievo, avvenuto in occasione di un Pow Wow cerimoniale nella Riserva Lakota di Pine Ridge, ha consentito al Laboratorio Autonomo di Studi Antropologici – LHASA di elaborare, all’interno delle attività previste nel progetto pluriennale La Cultura del Viaggio, un programma di manifestazioni legate alla sua prossima presenza in Italia. Russell Means, insieme con la moglie Pearl, giungerà nel nostro Paese, dietro invito del LHASA, alla fine di aprile, e sarà a L’Aquila ospite dell’Associazione. Egli si è detto disponibile a discutere le sue multiformi esperienze come rappresentante di un Popolo le cui vicende storiche e la cui situazione attuale suscitano emozioni contrastanti: da un lato, c’è il fascino di una cultura inimitabile, della quale si stanno cercando di preservare gli aspetti più profondi ed universali; dall’altro, c’è l’indignazione, che sfugge a qualsiasi appropriazione di parte, per l’emarginazione cui una “civilizzazione” spesso cieca ha tentato di relegarla. Alle conversazioni con Russell Means faranno da adeguato contorno una serie di manifestazioni collegate, che dureranno diversi giorni e coinvolgeranno le scuole della Provincia e della Regione, i Dipartimenti di Storia Contemporanea, di Geografia, di Arti e Spettacolo della Facoltà di Lettere e la Facoltà di Scienze Naturali dell’Università dell’Aquila, i Dipartimenti di Antropologia, Americanistica, Scienze delle Comunicazioni della Facoltà di Lettere dell’Università di Roma, l’Accademia dell’Immagine, l’Istituto Nazionale di Storia Contemporanea, il Museo Sperimentale di Arte Contemporanea. Una mostra di pitture originali di Russell Means, un’esposizione fotografica sulla rinascita della cultura dei Nativi, a cura del Lhasa, gli interventi di scrittori, editori e giornalisti, proiezioni di filmati e serate teatrali e musicali contribuiranno a rendere l’incontro un vero evento culturale e spettacolare, di rilevanza nazionale ed internazionale. La riflessione sulla tutela dei diritti dei Popoli Nativi in ogni luogo del mondo, sul pericolo della discriminazione razziale, sulle diverse forme di colonizzazione, sullo sviluppo compatibile delle aree svantaggiate e sull’equilibrio necessario per un armonioso rapporto uomo – ambiente sarà parte integrante delle manifestazioni.

Mostra per la liberazione - 25 Aprile 05 043

L’AQUILA E LA GUERRA Mostra di artisti contemporanei

25 Aprile 2005

Interventi e testimonianze sul tema della Liberazione

 

Ennio Di Vincenzo, Elvezio Sfarra, Sandro Arduini, Riccardo Di Virgilio, Carlo Giancarli,
Pasquale De Carolis, Augusto Pelliccione, Enrico Innocenzi, Antonio Rauco,
Giovanni De Sanctis, Franco Fiorillo, Pasquale De Carolis, Romolo Bosi,
Silvio Cutuli, Alvaro Paternò, Fabrizio Sclocchin, Federico Marzolo, Angela Rossi,
Daniele Giuliani, Jukic Bogomir

 

 

 

Ieri sera il colonnello Stevens da radio Londra ha annunciato che l’Italia ha chiesto l’armistizio agli alleati. La guerra è dunque finita? Mio padre, tornato in Italia ai primi di luglio, dopo essere stato al fronte greco-albanese per quasi due anni, al comando di un battaglione di bersaglieri con il grado di tenente colonnello, appare molto allarmato. Che cosa accadrà ora con gli ex alleati tedeschi? Ma se sono cessate le ostilità con gli anglo-americani, perché allora proprio questa mattina una squadriglia di Spitfire inglese ancora una volta, ed ormai da mesi, ha mitragliato e spezzonato il vicino aeroporto di Monticchio non lontano dalla nostra villa? Anche quest’ anno con la chiusura delle scuole ci siamo trasferiti in campagna, ma questa volta con babbo che è finalmente tornato da noi. Tra le tante cose che ci ha riportato dal fronte, fucili dei vari eserciti, elmetti greci, tedeschi, persino inglesi, una cosa debbo dire mi ha a dir poco entusiasmato; si tratta di un enorme binocolo militare Zeiss, da avvistamento a lunga distanza. L’ingrandimento delle immagini è incredibile, e le cose sembrano veramente quasi a portata di mano. Ieri mattina ci ha sorvolato una formazione di fortezze volanti americane e con il binocolo appunto si vedevano nitidamente, nonostante volassero ad una considerevole quota, le stelle bianche sulle ali e sulla fusoliera e addirittura le torrette trasparenti delle mitragliatrici, poste a prua e nella parte posteriore degli aerei. Mio padre è sempre più preoccupato anche perché è venuto a trovarci nostro zio, Italo Buglioni, colonnello dei granatieri, il quale ha detto senza mezzi termini che è bene che anche gli ufficiali si diano alla macchia per sottrarsi a possibili e prevedibili rastrellamenti dei tedeschi che prima o poi arriveranno anche da noi, nell’ aquilano. Ci si chiede infatti come reagiranno i nazisti a quell’armistizio firmato dall’Italia proprio ieri mattina 8 settembre. Tra l’altro a metà luglio verso il 25, la radio ha annunciato che il Re ha fatto arrestare Mussolini. E’ tutto finito dunque? Ma dobbiamo veramente allarmarci tanto? Noi tre fratelli con mamma stiamo comunque vivendo un momento di grande felicità perché babbo è tornato dal fronte, stanco, molto provato, ma per fortuna sano e salvo. Questa mattina abbiamo deciso di andare sulla collina che sovrasta la nostra casa, sino al “Casino abbandonato”, io mia sorella Elena, mio fratello Giorgio con i cugini e con i figli del nostro colono Antonio. Ma prima, su incarico di mia madre, debbo andare a S. Elia al negozio di Specchio, a cercare di procurare delle patate e qualche pomodoro. Ho superato quindi la ferrovia che si trova al bivio per Avezzano, non molto lontana dal nostro cancello, nonostante però le sbarre del passaggio a livello fossero abbassate. Un vero azzardo, ma non me ne curo più di tanto perché ho fretta e soprattutto ho voglia di tornare presto, anche perché aspettiamo in mattinata degli amici che vengono a trovarci; sono sempre i soliti Carlo, Fernando, Giggetto e Bruno, il figlio del colonnello D’ Inzillo che noi chiamiamo “Fernandel” perché con il suo mento allungato assomiglia all’attore del cinema francese. Al mio ritorno li trovo infatti tutti insieme e come si era deciso, saliamo verso la collina dove ci sono lunghi filari di alberi di mele da cogliere e non lontano un vasto campo di “marrocchie” ormai mature che metteremo a cuocere sul fuoco. Ad un tratto sentiamo un forte rombo di aerei in avvicinamento proveniente dalla vicina montagna di Roio; afferro subito il binocolo che ormai porto sempre con me e con stupore avvisto una enorme formazione di aerei che ci sta sorvolando a bassa quota, ma non si tratta, come sempre, di aerei alleati perché sono al contrario trimotori tedeschi Junker 52, con la svastica sui timoni di direzione e la grande croce nera con i bordi bianchi degli aerei nazisti, ben visibile con il mio binocolo. Allora è questa la temuta reazione tedesca, di cui si parla, per l’armistizio firmato appena 4 giorni fa? Stiamo per subire un bombardamento? Questa mattina, nonostante l’armistizio, gli inglesi ci hanno mitragliato, adesso i tedeschi, ma che sta succedendo? Questo penso mentre seguo il volo della grossa e compatta formazione. Ma niente di tutto questo accade, anzi gli aerei si dirigono a quota ancora relativamente bassa, verso il Gran Sasso. Se seguitano così, mi dico, vanno a sbattere contro la montagna. Inquadro ancora i trimotori che puntano in direzione della stazione di arrivo della funivia. Ad un tratto vedo che i velivoli improvvisamente rompono la formazione, prendono quota ed iniziano a girare in circolo sulla verticale dell’albergo di Campo Imperatore. Questa manovra, per lo meno strana, dura diversi minuti ed infine gli apparecchi tornano in formazione, per poi scomparire dietro le montagne. Ma che diavolo hanno fatto? Non si sono sentite esplosioni, non si è trattato insomma di un bombardamento, e poi di quale obiettivo? Una esercitazione dunque, sul Gran Sasso? Ci guardiamo in faccia, ci interroghiamo ma non riusciamo a darci una spiegazione. Giorni fa, comunque, sono veramente arrivati, come si temeva, i tedeschi. Sono entrati dal cancello con una colonna di camion carichi di truppe, hanno percorso tutto il lungo vialone sino a fermarsi all’altezza dell’ultima scalinata. Alcuni mezzi hanno le mitragliatrici antiaeree, a 4 canne, installate a bordo, mentre numerosi carri armati “Tigre”, si sistemano lungo la stradina di Pizzutiglio” cercando riparo sotto gli alberi e la fitta boscaglia. Due ufficiali con modi arroganti intimano a mia madre di allontanarci al più presto, di sgombrare, di andarcene insomma, perché la villa deve essere requisita immediatamente per la truppa, altrimenti “Kaputt Kaputt” urlano. Mio padre per fortuna qualche giorno fa si è allontanato con mio zio Italo rifugiandosi in una casetta in mezzo al bosco che sovrasta la montagna di Bagno, del “Compare” dei nostri coloni, un certo Fabiuccio. Un tenente tedesco, mentre scendiamo portando qualcosa, frettolosamente ficcata in delle grandi lenzuola annodate, ferma me e mia sorella Elena lungo la scalinata, fumando una sigaretta, e con aria pesantemente ironica, ma certamente arrogante ci dice: “appiamo liberato fostro Duce che stafa prigioniero al Gran Sasso” indicando la montagna con la mano, “ma foi lo sapefate?” Ed è così che apprendiamo che cosa era successo l’altro giorno, il  12, quando abbiamo visto quelle strane acrobazie degli aerei che sorvolavano in circolo la zona dell’albergo di Campo Imperatore. Mussolini era stato dunque portato al Gran Sasso? Ma ora cosa accadrà? Cosa faranno questi tedeschi ormai presenti ovunque, con i loro carri armati, con le loro truppe, con le loro armi, con la loro rabbia nei confronti di noi italiani? Sono passati ormai lunghi mesi, gli alleati ci hanno liberato e finalmente abbiamo riacquistato la libertà, ma quanto dolore, quanti lutti. Abbiamo saputo solo giorni fa, sgomenti, che Bruno D’Inzillo che quella mattina del 12 settembre stava insieme a noi, appena 11 giorni dopo, il 23, era stato fucilato dai nazisti alle casermette insieme ad altri 8 compagni, catturati tutti a Collebrincioni, 8 ragazzi come lui, come noi, i primi italiani che avevano deciso di impugnare subito le armi, e reagire combattendo in montagna contro i tedeschi, i primi a cadere trucidati dai nazisti.

 

                                                                                                                                                                                                                             Bernardino Marinucci

AQUILA E LA GUERRA
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SOCIETA’ DANTE ALIGHIERI Celebrazione del Centenario del primo comitato della Dante aquilana

21 Aprile

La Società Dante Alighieri (Ente morale, R. D. n. 347 del 18 luglio 1893) ebbe il nome da Giosué Carducci e fu fondata in Roma nel 1889. Essa ha lo scopo (Art. 1 dello Statuto) di tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, tenendo alto dovunque il sentimento d’italianità, ravvivando i legami spirituali dei connazionali all’estero con la madre patria e alimentando tra gli stranieri l’amore e il culto per la civiltà italiana.
La Società Dante Alighieri è presente in 60 paesi nei cinque continenti, con una rete di circa 500 comitati, ai quali aderiscono circa mezzo milione di soci. Negli ultimi due mesi si è avuta l’apertura di nuove sedi a Tirana, Sofia, Cattaro, Amman, Nazareth e infine in Alaska, in Nepal, in Mongolia e nella penisola arabica. L’attuale Comitato della “Dante” dell’Aquila è stato ricostituito il 30 gennaio 2003. Non avendo ancora una propria sede, è ospitato, per quanto riguarda le riunioni del Direttivo e lo svolgimento delle Assemblee dei soci, dal MU.SP.A.C. (Museo Sperimentale Arte Contemporanea), in Via Paganica 17. Per gli appuntamenti culturali, invece, può contare sul concreto apporto della Carispaq, che mette a disposizione la propria prestigiosa Sala delle Assemblee. Il Direttivo attuale è composto da: Bruno Sabatini (presidente), Giorgio Tentarelli (vice presidente), Anna Brandani (segretaria), Elio Peretti (tesoriere), Liliana Biondi, Dante Capaldi, Walter Capezzali, Sandro Cordeschi, Marina De Marco, Amedeo Esposito, Ludovica Fabrizi, Maria Rita Magnante, Mario Narducci, Flavia Stara, Patrizia Tocci, Marcello Vittorini (consiglieri).

 

 

Titolo Originale: DANTE THE INFERNO CANTOS I-VIII

Regia: Peter Greenaway

Interpreti: John Gielgud, Bob Peck, Joanne Whalley

Durata: h 1.28

Nazionalità: UK 1989

Genere: drammatico

 

Miniserie inglese “A TV Dante” dell’89,che reca la firma collettiva di Tom Phillips, Raoul Ruiz ma soprattutto di Peter Greenaway, il carismatico, contorto, labirintico, multidisciplinare e spesso insopportabile autore de “I misteri del giardino di Compton House” e “Il ventre dell’architetto”. Il lavoro di Greenaway affronta i primi otto canti dell’Inferno in un caleidoscopio stilistico dove s’intersecano parti monologanti in primo piano, allegorie, numerologie, materiali d’archivio, eleganti nudi e riferimenti pittorici: i ruoli di Dante, Virgilio e Beatrice sono affidati rispettivamente a Bob Peck, John Gielgud e Joanna Whalley-Kilmer, e l’insieme rappresenta forse il più ambizioso (ancorché puntualmente fallito) tentativo di raccordare la fascinazione simbolistica del verso dantesco con l’infinito e inestricabile intrico di “segni” che popolano il morboso immaginario dell’autore inglese.

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