15 - 17 Dicembre 1997
Comunicato stampa
La fotografia rimanda di solito all’immediatezza dell’immagine fissata , per un istante, nella sua veste percettibile e reale. L’obiettivo è in questo modo associato all’occhio umano e le funzioni di entrambi sembrano convergere. Eppure le fotografie, come tutte le produzioni grafico-pittoriche, possono restare nel filone vitale dell’arte. In quest’ultimo, nel suo fluire incessante e costante come il tempo attraverso la storia della civiltà umana, si collocano le foto di Roberto Salustro. Immagini pescate e salvate dall’oblio ma mai decontestualizzate temporalmente. Soprattutto mai statiche. Sono pausa, occasione per riflettere. Il loro dinamismo emerge nella dialettica che si instaura con lo spettatore. Intensificano la percezione dell’attimo mediante la presa di coscienza del se corporeo, del fruitore e della figura riflessa. Questa amplificazione sconfina addirittura nella creazione di un suono. Ritmo del respiro e del gesto che mettono in armonia il fatto estetico con i tempi del vissuto individuale e collettivo.
(L.F.)
L’occhio, l’immagine, la prima conoscenza dì ciò che la realtà, la vita stessa, nel suo fluire costante, si riflette e si fa pensiero, speculazione. L’occhio, e la ricerca di cogliere il momento, quel tempo che pare sospendersi nell ‘immagine eppur caricarsi di quella tensione comunicativa che il solo moto potrebbe sciogliere. La fotografia, sembrerebbe banalmente fermarsi al puro atto di fissare un tempo, un viso, solo per tramandarne la presenza. Diventa a volte riflessione, un pensiero in atto, quasi che un mezzo creato in un tempo e per un tempo così avido di dimenticare se stesso, suggerisca quella pausa dove il pensiero riprenda il respiro naturale del proprio essere. Una fotografia muta che pur trasmette un suono, la tensione dei volti, lo smarrimento, il sorriso di un incontro il vibrare stesso di quell’aria che raccoglie le intenzioni profonde di chi cerca, nel tempo e col tempo, quella ragione di un’arte difficile da definire, seppur la più umana nel suo essere. E, come la musica, una fotografia dà ad ognuno un’emozione diversa, personale, intima, solitaria eppur così universale: forse il riconoscersi come individuo nel genere stesso che faticosamente cerca di dimenticare la propria materia, cerca, nell’occhio, di riscoprire lo spirito che dia la ragione di una presenza.
Roberto Salustro