ENRICO PULSONI Brusii

Il MuSpAC | Museo Sperimentale d’Arte Contemporanea dell’Aquila, in collaborazione con l’Archivio Enrico Pulsoni e la Fondazione Filiberto e Bianca Menna, è lieto di annunciare Brusii, un’antologica di Enrico Pulsoni che sarà inaugurata il 18 gennaio 2025, ore 17.00, da cui emerge la complessa ricerca d’un artista totale.

Curata da Ivan D’Alberto e Martina Sconci, coadiuvati da Antonello Tolve (curatore d’una recente monografia che raccoglie per capitoli l’intero corpus di opere realizzate dall’artista a partire dal 1975), questa nuova esposizione di Enrico Pulsoni (Avezzano, 1956), phantastisch aktor a detta di Tadeusz Kantor, è un ritorno alle origini, a una regione di appartenenza, l’Abruzzo, dove è nato e alla quale è rimasto sempre legato.

Brusii è infatti un progetto speciale che riunisce una serie di momenti della pittura, eleganti libri d’artista, spericolate terrecotte, veloci metalli e potenti papier mâché con l’idea di evidenziare non solo il variegato e labirintico percorso di un maestro da sempre attento a tecniche e materiali per creare «affilati brusii linguistici» (Tolve), ma anche la via d’una grandezza metafisica data da istanze che si nutrono di memorie autobiografiche, di scarnificazioni cromatiche, di scenari ancestrali legati a un territorio, l’Abruzzo appunto, mai dimenticato e anzi ricorrente – sistematicamente – sotto forma di coraggiosa allucinazione.

«Enrico Pulsoni», scriveva Marisa Vescovo nel 1989, in occasione d’una collettiva organizzata alla Galleria Roberto Peccolo di Livorno, «é uno di quegli artisti che da tempo ormai lavorano su un tema ben preciso, nel tentativo di ricompattare linguaggio, tempo, segno. L’artista nel dipanare il suo racconto, sintesi del non detto e dell’esperienza, mette in scena degli eventi che, come nel movimento sinuoso di un fiume, si intrecciano, spariscono, ritornano, proponendo le scansioni ritmiche di un momento di vita che si incunea nel profondo. Quelle di Pulsoni si evidenziano come delle presenze solari, luminose, ma instabili che confessano l’instabilità dell’io, la sua continua metamorfosi. La figura che popola sempre il lavoro di Pulsoni, é la spirale ovvero un labirinto, da leggere anche come luogo della leggerezza, che ci protegge dalla violenza che aleggia intorno. Il labirinto-arabesco dell’artista é soprattutto una sorta di negazione delle forme geometriche chiuse, oppure, come dice il filosofo tedesco Schlegel, una forma originaria della fantasia umana».

La mostra rientra all’interno del progetto ANNUALE D’ARTE 2025, sostenuto dal Comune dell’Aquila.

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