Nata a Giulianova (Termo) il 26/10/1976
Esercizi di stile
Installazione specchio e libro opera unica
1999
E’ d’obbligo innanzi tutto citare il libro che ha ispirato questo lavoro la cui lettura mi ha fin dall’inizio appassionata e divertita: “Esercizi di stile” di Raymond Queneau. Un episodio di vita quotidiana e 99 variazioni sul tema, in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova le figure retoriche, i diversi generi letterari, giocando con sostituzioni lessicali, frantumando la sintassi… Queneau ha quindi inventato un “gioco” esplicitandone le regole nel corso di una partita, giocata da lui stesso nel ’47. La mia partecipazione al gioco è finalizzata ad analizzare il testo, capirne le regole, rispettarle e giocare una nuova partita seguendo solo in parte le mosse. Prendendo in esame le figure retoriche, i divers generi letterari (“geometrico”) e i comportamenti linguistici quotidiani (“volgare”, “disinvolto”), ho inventato un nuovo episodio ripetuto ma variato per 23 volte che descrive la mia metamorfosi interiore resa ancor più evidente da una sequenza di immagini riguardanti il mio volto che cambia espressione nel corso dei 23 esercizi. Ho iniziato così a studiare la mimica del corpo umano interpretandone l’uso come linguaggio. Nel corso dei miei esercizi si dipana una struttura complessa di rimandi, fantasie e proiezioni che suggeriscono modi particolari di presentazione del corpo. Il lavoro nella sua globalità tende a rivelare il processo visivo e mentale, riducendo il linguaggio ad un “bit” d’informazione. Ad un’accurata ispezione, l’esperto di retorica si accorge che le figure di discorso e di pensiero sono rappresentate molto più di quanto i titoli lascino a dividere. E’ per questo motivo che il lettore si rende subito conto che c’è poco da capire, si tratta di ammirare il gioco di bravura. Per ammirarlo, il fruitoredeve capire la regola ma se la deve trovare da solo, e probabilmente mette in conto l’aspetto enigmistico del suo gioco. Queneau usa le figure retoriche per ottenere degli effetti comici ma nel contempo fa del comico anche sulla retorica. Presi singolarmente e fuori contesto gli esercizi non farebbero affatto ridere; essi risultano comici solo nel quadro del progetto, ovvero della scommessa che regge gli esercizi come complesso. Mi sono chiesta: “E’ possibile sottomettere un testo base e una parte del corpo, il volto, a tutte le variazioni pensabili, purché ciascuna segua una qualche regola?” Sulla base di questa domanda ho cominciato a giocare vincendo la mia partita con grande soddisfazione.
Lucia Piccioni