Tra le numerose attività del Muspac c’è soprattutto quella di promuovere i lavori di giovani talenti, per inserirli nel mondo dell’arte.
Il giovane artista aquilano Gabriele Sordini, si inserisce nel filone artistico che tende a rivalutare la linea come segno incisivo della corrente espressionista.
Enfatizzando il tratto di contorno delle figure e caratterizzandole con una forte gestualità, egli vuole rappresentare sensazioni ed emozioni soggettive. I suoi quadri raccontano storie di personaggi che vivono con la musica e si compenetrano con essa: “Triste suonatore di jazz” rimanda ad un’ intima dimensione sonora in cui l’uomo trova riparo e sicurezza.
Alla rigidezza ed angolosità delle linee, volte a sottolineare la tristezza del volto del suonatore, si contrappongono i morbidi segni che circondano la forma sinuosa e armoniosa del violoncello, da cui fuoriesce il suono che invade tutto il dipinto: la musica vuole uscire dal quadro per arrivare sino alle nostre orecchie, diventate ormai incapaci di recepire le sensazioni e le emozioni che l’arte intende trasmettere.
Il tutto viene evidenziato dal tratto del pennello, che l’artista pone in una posizione intermedia tra il disegno e il gesto pittorico, negando la materialità della pittura e del colore e facendo affiorare l’incisività del segno.
Evidenti in quest’opera i riferimenti ai grandi maestri dell’Espressionismo. Ritroviamo infatti Vincent Van Gogh nel forte e drammatico gesto pittorico, Ernst Ludwig Kirchner nell’incisività e angolosità del segno, Edvard Munch, nelle onde del suono che si propagano deformando l’ambiente circostante.
“L’espressione è un moto dall’interno verso l’esterno: è il soggetto che imprime di sé l’oggetto…. L’immagine non si libera dalla materia ma si imprime in essa con un atto di forza”
(G.C. Argan)
Martina Sconci
Triste suonatore di jazz
acrilico su tavola
2007