Eliseo Mattiacci è nato a Cagli (Pesaro-Urbino) nel 1940. Al 1961 risale la sua prima mostra, una collettiva dedicata ai giovani artisti della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, in occasione della quale vince il primo premio per la scultura con l’opera Uomo meccanico. Nel 1964 si stabilisce a Roma. Del 1967 è la sua prima mostra personale: Mattiacci invade la galleria La Tartaruga di Roma con un tubo snodabile di ferro nichelato, lungo 150 metri, smaltato di “giallo agip”, che ha trasportato per le strade della città insieme ad un corteo di persone. Il Tubo, modificato in relazione ai diversi contesti, è presentato lo stesso anno nelle mostre collettive svoltesi a Foligno, a Parigi, alla Galleria La Bertesca di Genova, nella mostra “Mattiacci – Pascali” alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Nel 1968 a L’Attico di Roma, presentato da Vittorio Rubiu, Mattiacci espone opere realizzate con oggetti d’uso o materiali industriali manipolati, che provocano insolite esperienze tattili o esaltano visivamente forza di gravità, peso, magnetismo. La stessa dinamica compare in Tensione con pietra, esposto nella rassegna “Prospekt 69” a Düsseldorf e in Contrasti di peso e Calamita e trucioli, presentati da Alexadre Iolas a Parigi nel 1969. Nel catalogo della mostra, la prima di una lunga serie di esposizioni che Mattiacci tiene presso le gallerie di Iolas, l’artista scrive: “Amo esserci fisicamente nelle cose: poggiarci le mani, analizzarle e comprimerle, attraversarle: perché esistono. Per questo i materiali che uso sono vari: mi interessa vedere come reagiscono, come si piegano. Mi piace vedere una materia compressa da un peso, osservata in trasparenza, assistere a come si muove e varia nell’aria, nel sole, nella pioggia. Le dune di sabbia formate dal vento, oppure trattenute da membrane trasparenti; quel che galleggia, si arrotola, si srotola. E le azioni improvvise e instabili, l’incontro fortuito”. Dal 1968 si intensificano le opere di Mattiacci concepite nei termini di un’azione, in alcune delle quali lo spettatore viene coinvolto nel processo creativo. Risale a quell’anno “Lavori in corso”, realizzata al Circo Massimo a Roma insieme agli allievi dell’Istituto d’Arte; seguono nel 1969 “Percorso” a L’Attico e “Zatteronmarante” compiuta nell’ambito della mostra “Al di là della pittura” a San Benedetto del Tronto. Nel 1971 Mattiacci espone se stesso a L’Attico con le braccia ed il busto ingessati; nel 1972 con l’ausilio del pubblico mette in scena le azioni Sostituirsi con una parte dell’artista alla galleria Schema di Firenze e Senza titolo agli Incontri Internazionali d’Arte di Roma; nel 1973 presenta Rifarsi e Pensare il pensiero alla galleria Iolas di Milano; nel 1976 installa Essere – respirare alla galleria La Salita di Roma, dove gli spettatori affermano la loro presenza imprimendo la parola “Essere” su una lastra di piombo. Nel 1970 alla mostra “Processi di pensiero visualizzati – Junge italienische Avantgarde” al Kunstmuseum di Lucerna, Mattiacci espone Assistere intensamente al processo di crescita: un quadrato di terra nel quale, l’erba cresce, giorno dopo giorno, delineando la sagoma dell’artista. Anche in Radiografia ossea del proprio corpo, presentata per la prima volta nella galleria Franco Toselli di Milano nel 1971, come in altre opere dello stesso periodo, compare una rappresentazione del corpo dell’artista. Comunicazione, interesse esistenziale ed antropologico per l’altro da sé, costituiscono gli ambiti di riflessione di molti lavori realizzati da Mattiacci nell’arco degli anni Settanta: Alfabeti primari, Cultura mummificata, Planisfero con fusi orari e Progetto totale, tutti esposti nel 1972 nella sala personale alla Biennale di Venezia.
Senza titolo
litografia
50 x 70 cm