Nata a Vasto (Chieti) nel 1972. Pittrice e grafica, si è diplomata presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata sotto la guida dei professori Anna Maria Cognigni e Raoul Batocco. Ha esposto in varie città: nel 1995 è stata selezionata per una collettiva a Trieste dalla Fondazione Karaian; negli anni seguenti ha partecipato a varie mostre organizzate dall’Accademia di Belle Arti di Macerata, fra cui si citano la Mostra al Comune di Filottrano nel 1996, la Collettiva per l’Incisione tenuta nel Palazzo Contini di Macerata nel 1997 e la Rassegna Città d’Arte Moderna a Ripe nel 1999. Sue opere si trovano in diverse collezioni private.
Senza titolo
Gessetto su carta
50 x 35 cm
Il tema della figura prevale nella pittura di Elisabetta Celenza e costituisce il fulcro di una narrazione ove convivono senza distonie razionalità ed istinto, idee ed emozioni, in un tessuto stilistico originale ed efficace. Figure femminili enigmatiche, inquiete, sensuali si svelano nei volumetrici ritmi delle forme e dei colori, da cui emergono talora come creature di sogni impossibili sorprese in una lenta metamorfosi; figure che ci riconducono inevitabilmente alle problematiche sempre attuali dell’universo donna, con il portato dei sentimenti e delle pulsioni che vi si connettono irrefutabilmente.
Interpretazioni diverse, sempre appassionate e dense di emozionali rilievi, quelle che Elisabetta Celenza compie nel traslare le tematiche dalla creatività alle opere, nelle quali rende tattile la corporeità e l’interiorità dei soggetti attraverso una decisa scansione lineare e una strutturazione cromatica vivace, ricca di contrasti. Si comprende che la pittura per lei non è esercizio mimetico di un piacevole, occasionale abbandono alla forma, al colore, al soggetto, ma risposta sincera agli interni fremiti e travagli dell’anima, che dall’indistinta sfera dell’intuizione passano alla magica dimensione della fantasia per assumere una simbolica identità. Un’identità, tuttavia, non ricostruita nell’alveo di stereotipati canali di bellezza, ma con registri espressivi spesso drammatici, a volte persino crudi, pervasi di forte tensione, dove le immagini sembrano quasi scultoreamente modellate dai colori, dalle luci, dai contrasti timbrici, dai movimentati ritmi delle masse cromatiche. Le figure create da Elisabetta Celenza sono maschere di un’esistenza osservata con occhio disincantato; intensamente espressive, dai tratti anatomici alterati, dalle nudità ostentate, esse sono altresì simboliche parvenze di uno smarrimento di valori, cui implicitamente l’artista ci richiama con l’incisiva espressività delle sue validissime opere.
S. Perdicaro