13 - 26 Maggio 2012
mostra a cura di Martina Sconci
“la moderna Cappuccetto Rosso, allevata a suon di pubblicità, non ha nulla in contrario a lasciarsi mangiare dal lupo”.
Marshall McLuhan
L’Io e il suo doppio, il corpo e l’anima, il positivo e il negativo, il bianco e il nero, il femminile e il maschile, il conscio e l’inconscio, rappresentano gli opposti che sono parte del nostro essere. Ognuno di noi è solito proiettare nell’altra parte di sé tutte le possibilità non realizzate, che potrebbero accadere e a cui la fantasia si aggrappa ancora, le aspirazioni dell’Io che il destino non ha permesso si realizzassero e tutti i desideri repressi, i sogni negati.
Monticelli & Pagone fanno propria questa ambiguità dell’essere: rinunciano a una individualità artistica per un agire comune, che si rispecchia in tutte le loro opere.
Uomini e donne dal volto coperto si confrontano con il proprio doppio e con la propria ombra. La conoscono e l’affrontano, anche nei suoi tratti più conturbanti, per trovare una propria autenticità. Interagendo con essa si possono scoprire tutti i contenuti positivi che la formano, per attingere alle sue potenzialità celate.
Come nelle macchie di Rorschach, le enigmatiche figure di Monticelli & Pagone si specchiano dandosi le spalle, ma perdono la loro identità nel momento in cui si abbandonano alle immagini mediatiche. Non a caso le loro teste sono occultate, le loro menti messe a tacere, isolate da una carta stagnola che li rende alieni dalla realtà, a favore di una corporeità forte e ingombrante. I corpi nudi, ancora legati ai marchi della società consumistica, si confrontano con quello che ne rimane una volta spogliati dai feticci della contemporaneità. Rappresentano, nel senso heideggeriano del termine, da una parte l’inautentico ed esistentivo – cioè tutto quello che concerne la banalità del quotidiano – dall’altra parte, nella loro immagine speculare, l’autentico e l’esistenziale, cioè la aletheia, verità dis-velata dell’essere.
Shut Out – Chiusi Fuori indica la condizione di sradicamento sociale e la perdita di identità causata dall’energia naturale del Terrae Motus ma anche dall’immagine riflessa di una catastrofe generalizzata del vivere, che coinvolge l’intero corpo sociale.
Così come i simboli delle mode diventano superficie dei nostri corpi, allo stesso modo le crepe della città dell’Aquila sono anche le crepe esistenziali che rimangono attaccate alla nostra pelle e alla nostra mente, da cui non riusciamo a liberarci.
Sempre Heidegger ci ricorda che l’uomo è un essere “gettato” nel mondo, ma è anche “trascendenza” rispetto a questa situazione nel senso che, essendoci dentro, può decidere se vivere nel mondo senza coscienza oppure trascendere da esso.
Forse allora è proprio questo che ci stanno chiedendo Monticelli & Pagone. Psicologi dell’arte ci mostrano le loro tavole di Rorschach obbligandoci a una scelta: lasciarsi rassicurare, consolare o “massaggiare” (M. McLuhan) dai medium oppure decidere di uscire dalla nostra condizione di caos ritrovando noi stessi?
Martina Sconci