26 luglio - 6 settembre
IX Comunità Montana del Lazio
La manifestazione si è svolta nel Castello Orsini con la collaborazione delle Associazioni Culturali “Matissenonfacevajazz” di Roma e “Santacroce Arti visive” di Tivoli.
Artisti presenti in mostra: Bramante, Brandizzi, Bressan, Carelli, Carrarini, Cilvini, Correggiari, Fiorillo, Friso, Gana, Novella, Picardi, Policastro, Rapisarda, Regina Vittoria, Rusciano, Sabatini, Soldati, Vendramel.
All’inaugurazione della mostra è stato presentato l’ottavo numero della rivista ART E TRA, numero monografico interamente dedicato a Castel Madama.
a cura di Enrico Sconci
direzione artistica Marcovinicio Carelli
Editoriale del n. 10 di “Art e trA”
Un museo sperimentale ed itinerante a Castel Madama in onore di Margherita d’Austria
Eccoci di nuovo, dalla postazioni del Castello Brancaccio, al Castel Madama.
Accogliamo con grande entusiasmo questo secondo invito che ci viene rivolto dal Comune di Castel Madama sapendo che la Madama in questione Dobbiamo pensare allora di essere stati richiamati proprio dallo spirito di Margherita, per ricollegare in una azione collettiva, città e territori da lei stessa attraversati. Misteriosamente attratti da questi spazi esemplari, riscopriamo la storia e l’identità dei luoghi, che inteliggentemente ci vengono messi a disposizione per accogliere i pensieri dell’arte contemporanea.
Riprendiamo quindi “armi e bagagli” per tessere nuovi dialoghi con il passato e renderlo attuale: le “armi” affilate ed appuntite sono quelle del linguaggio dell’arte, i “bagagli culturali” quelli che ogni artista, proveniente da un territorio antropologico vastissimo come quello italiano, si porta dietro, alla ricerca di nuove dimore, contro le convenzioni linguistiche di un sistema dell’arte che sembra essere intellettualmente depresso, non essendo neanche più in grado di destare sorprese.
Con le armi del nostro museo, che non a caso chiamiamo sperimentale, vogliamo combattere questo sistema che rischia di incancrinirsi, stabilendo nuove relazioni e creando nuovi ponti, per cercare di rimettere continuamente in discussione il ruolo dell’arte nella nostra società, proponendo un concetto ampliato di arte, in linea con la “scultura sociale” di Beuys e con la sua arte antropologica.
Come teatranti ogni volta siamo pronti a riallestire la miracolosa scena dell’arte, per offrire occasioni diverse da mettere in mostra: per aprire discussioni, per stabilire confronti, per creare problemi, per opporci ad alcune volgarità del tempo presente che, non essendo più in grado di rispettare l’uomo, sta diventando impossibile.
Credo che il compito di noi tutti sia quello di batterci per restituire dignità a questi monumenti prestigiosi del nostro passato creando eventi che possano sottrarli ad una patetica solitudine, restituendo all’arte ed al suo ruolo totalizzante l’attenzione che merita. Diamo ad essa un ruolo attivo di centralità nei confronti del territorio, che non sia però solo a livello di ricordo e rimettiamola anche al centro dell’esperienza umana, dato che riconquistare un luogo e “riabitarlo” significa anche ridare all’uomo la possibilità di esistere, di superare il tempo per incontrare l’eternità.
Essendo impossibilitata a vivere il presente l’arte vive constantemente la propria solitudine, ma questo non gli impedisce di lasciare tracce del proprio passaggio ed imporre una nuova sacralità per ridare luce alle tenebre. Per questo c’è urgenza di arte, l’unica cosa rimasta agli uomini per restare uniti, l’unico reale valore di scambio contro un mondo chiuso dentro le proprie leggi politiche ed economiche. Impossibilitati a vivere il presente gli artisti si difendono con le armi della fantasia, cercando di rendere reali i fantasmi di questi castelli, facendo coincidere ironia e dramma, umorismo e tragedia dentro lo spazio mitico dell’arte, per sostituire la realtà, sperimentando e ricercando nuovi linguaggi che ci danno la possibilità di tirar fuori il nostro inconscio, alla ricerca di una totalità perduta. Per opporci al vuoto del presente, con amore e grazia le opere degli artisti cercheranno di rianimare questi spazi ideali di integrità aristica e spirituale di Castel Madama.
Come gli artisti manieristi preferiamo paradossalmente, ancor oggi, con lucido distacco, riavvicinarci a questi spazi della corte di Marcherita d’Austria, accettandone i favori, nella speranza che alle soglie del 2000, per essere veramente moderni, tutti gli assessori alla cultura possano ricoprire lo stesso ruolo dei principi e degli imperatori più illuminati, in una grande tensione neo-platonica, dove l’Idea e la forma dell’Arte, nel rispetto dei più profondi valori umani, possa riconciliarsi con la Natura e ridare nuova vita e splendore a questi meravigliosi Castelli della provincia di Roma.
Enrico Sconci
direttore del Museo Sperimentale dell’Aquila