05 – 18 Ottobre 1996
Mostra d’arte contemporanea. Testo a cura di Elvira Procaccini, musiche originali di F. Gallo.
Con una serie di avvenimenti artistici legati a-mostre, spettacoli, incontri, eventi particolari, stiamo da tempo mettendo in connessione l’attività del nostro Museo Sperimentale con le attuali ricerche artistiche portate avanti nel rinnovato ambiente napoletano. Poter anche oggi essere partecipi di questo proficuo rapporto, che nel corso della storia culturale ed artistica delle città dell’Aquila e di Napoli è sempre esistito, non può che riempirei d’orgoglio.
La mostra di Cilvini, Picardi e Policastro, negli spazi del museo, ha rappresentato un’ occasione di dialogo e stimolo. Questo “modus operandi”, legato all’attività del Museo ed alla produzione di edizioni d’arte, molto curate dal punto di vista grafico, serve a costruire nuovi ponti, ad entrare in sintonia con la produzione di nuove proposte, e creare varie possibilità per uscire da un clima di paralisi che ormai da tempo sembra abbattersi sul mondo dell’arte, impedendo la circolazione delle idee.
L’arte genera arte: a partire dalle installazioni presentate a L’Aquila, gli artisti hanno creato una sorta di avamposto spirituale della sperimentazione artistica che mette in collegamento le due città. Gestendo autonomamente la grafica e le immagini del loro lavoro, ci offrono altre possibilità di lettura, allargando l’orizzonte di significati su cui si forma la nostra coscienza. Ecco allora come la possibilità di un incontro, lo scambio di opinioni durante le lunghe passeggiate notturne nei vicoli aquilani sulla situazione culturale napoletana ed aquilana, sulla natura dell’arte dei nostri giorni e sul come fare per comunicarla alle nuove generazioni, sui programmi del museo e sui modi di combattere la ottusa pigrizia dellocalismo: tutto questo fa anch’esso parte dell’arte, partecipa alla creazione di un atto culturale, che è quindi anche politico, perché ci offre la possibilità di affermare le nostre idee ed il nostro lavoro all’interno della società. Un impegno che mi auguro possa ancora durare a lungo e trovare la propria espansione al di là di qualsiasi frontiera mentale e geografica, per confrontare i e per poter meglio valutare le nostre azioni di “adesso”, del nostro tempo presente, per offrire un nostro modesto contributo al mondo dell’arte e soprattutto per dare un senso alla nostra esistenza.
Il direttore
Enrico Sconci