15 - 22 - 29 Marzo 1989
Ha studiato filosofia all’Università di Roma, si è diplomato in clarinetto al Conservatorio e si è laureato in Composizione all’Università di New York. Concertista, compositore di colonne sonore per cinema e danza, ha fondato il gruppo Prima Materia con il quale ha dato concerti e tenuto seminari in tutta Europa.
IL POTERE MAGICO DEL SUONO. Potere del suono e non della musica.. Ciò perché suono e musica sono fenomeni di natura diversa, anche se molto spesso interagenti. La musica sappiamo tutti di che si tratta. Un fenomeno creato da esseri umani, la cui intenzionalità ( estetica, funzionale, sociale, rituale) può essere più o meno consapevole. Recenti sviluppi nella storia della musica non hanno finora capovolto il dato di fatto che la musica, in una parola, è cultura.
Il suono, invece, è fenomeno allo stesso tempo fisico e metafisico, realtà primordiale che appare nei miti di creazione di tutta l’umanità. Il “Nada Brama” dell’India e “in principio era il Verbo” dell’Occidente non solo hanno lo stesso “suono”, ma rimandano ad un’identità metaculturale di suono e di coscienza.
In India la dicotomia suono/musica è uno dei tanti sensi dell’espressione “anahata/ahata”, che letteralmente significa (suono) “originario/originato”.
E’ proprio in un momento come l’attuale, in cui la richiesta di soluzioni terapeutiche alternative appare sempre legittima, ma a volte disordinata e quasi affannosa che è necessario indagare sul suono ed isolarne l qualità primarie per meglio capirne gli effetti sinergici.
Vorrei quindi riferire e commentare due episodi, alla luce delle considerazioni precedenti e della mia esperienza di musicista, che proprio in questi giorni compie quattordici anni, di “overtone singer”.
Como, 1973. Il mio gruppo vocale, Prima materia, è invitato al Festival Autunno Musicale. E’ il nostro primo concerto in una situazione non underground né sperimentale, il che significa che per la maggioranza del pubblico sarà un’esperienza, letteralmente, inaudita. Dopo il concerto si avvicina una donna, all’apparenza del tutto normale, tra i cinquanta e i sessant’anni. E’ in uno stato di grande commozione e quasi agitazione, in lacrime ma senza disperazione si direbbe in modo liberatorio. La sua domanda è se uno o più membri del gruppo abbiano mai assistito o partecipato alla cerimonia di iniziazione di un certo ordine monacale. Chiaramente una domanda così è fatta per provocarne altre, e in breve emerge la seguente storia: la donna era entrata in monastero molto giovane e contro la sua volontà, giungendo fino ad un certo grado di ordinazione(con relativa cerimonia). In seguito era fuggita dal monastero ed aveva deposto l’abito in circostanze avventurose e drammatiche. In seguito si era sposata ed aveva avuto figli, attraversando però lunghi periodi di amnesia e disturbi mentali. Nella nostra musica aveva creduto di riconoscere i suoni di quella lontana cerimonia, rivivendo così esperienze profonde e traumatiche, più o meno rimosse ma forse mai accettate completamente. Ora si sentiva liberata da un gran peso.
Escludendo per cominciare l’ipotesi, assai improbabile, che la nostra musica fosse effettivamente eguale o molto simile a quella della cerimonia originale, bisogna pensare piuttosto che gli elementi di somiglianza siano da ricercare nei suoni e nelle particolari tecniche vocali che usavamo. In effetti queste tecniche amplificavano drammaticamente quell’effetto di risonanza e di lunga eco già tipica di luoghi rituali e di culto. La maggior parte di tali ambienti mette in rilievo la struttura del suono, che sembra sciogliersi in una miriade di componenti non caotiche né casuali, ma in possesso di una struttura interna simile alle iridescenze delle sfaccettature di un cristallo. Spesso l’architettura del luogo rispecchia una struttura armonica: è il caso cattedrali gotiche, delle abbazie cistercensi nel sud della Francia.
Ebbene quali sono gli elementi incantatori del suono, e perché la stessa struttura armonica, quando ci si rivela mediante tecniche particolari (es. canto Tantrico tibetano, “xoomi”, mongolo, ecc.) o particolari condizioni d’ascolto (stati di trance, meditazione, viaggio psichedelico ecc.) ha il potere di sospendere il flusso del pensiero cosciente e di calmare il dialogo interno? Qualsiasi suono si rivela composto di una frequenza di base più immediatamente audibile, che chiamiamo suono fondamentale, e di un numero (che può essere anche infinito) di frequenze che possono essere descritte come onde sinusoidali pure, chiamate armoniche o suoni armonici.
Tali frequenze formano rispettivamente alla fondamentale una serie di intervalli – per l’appunto la serie di armonici – che si dispongono secondo una progressione armonica: 1/1,1/2,1/3,1/4,1/5,1/6…
Il parametro musicale del timbro, che ad es. ci permettere di riconoscere un violino da una tromba, è controllato dalle interazioni tra il suono fondamentale ed armonici di varia intensità e durata.
Abbiamo qui la controparte sonora del fenomeno visivo dell’arcobaleno:anche la serie degli armonici si pone come fenomeno primario, vera e propria Prima Materia, punto d’incontro tra microcosmo e macrocosmo, terminale di computer universale. Per cui acquisire tecniche vocali che rendano possibile udire chiaramente una parte dello spettro armonico, nonché di assumerne controllo cosciente, selezionando con precisione entro un certo ambito di frequenze, significa acquisire uno strumento molto potente di trasformazione della coscienza.
Il nostro suono fondamentale, che corrisponde alla voce quotidiana, è prodotto e specchio fedele della nostra individualità. La nostra voce è come un’impronta digitale psichica, il calco fedele del nostro ego, di proiezioni, illusione, passioni, gioie e dolori, desideri e speranza. Invece gli armonici prodotti con tecniche vocali adeguate sono teoricamente indistinguibili da una persona all’altra, recando in sé informazione estremamente pura, non colorata od offuscata dalle nostre proiezioni e concrezioni mentali. Di qui l’effetto tipico di essere trasportati al di fuori del proprio ego, pur senza annullarlo e continuando rispettarne i diritti e l’esistenza.
Ma che tipo di “informazione” ci offre la serie degli armonici, una volta percepita e condotta parzialmente sotto controllo cosciente, mediante processi di biofeedback e di training della muscolatura involontaria? Tale informazione ha caratteristiche di purezza, ma anche di grande complessità: essa ci porta nel cuore dell’antica dottrina delle qualità psichiche, di cui rende possibili eventuali verifiche. Secondo tale dottrina, che costituisce il sostrato di molte “tecnologie interiori” (Arguelles), quali mantra, kaballah, sufismo, ogni lettera dell’alfabeto rispecchia e riproduce sul piano microcosmico un aspetto essenziale dell’universo o macrocosmo. Sarebbe riduttivo pertanto parlare di funzione simbolica del suono, per esempio, delle vocali, in quanto si tratta invece di una vera e propria ricreazione dell’universo. L’uso consapevole di suoni particolari e delle loro combinazioni ci permette pertanto di entrare in contatto con le qualità psichiche cosmiche, archetipiche, primarie. E se mi si consente un opinione personale, ritengo che il campo armonico (overtone singing) possa costituire un salto qualitativo di coscienza rispetto al livello del mantra, che oltretutto appare come l’espressione della vecchia spiritualità. Si può supporre che i mantra tradizionali siano stati elaborati collettivamente da grandi iniziati al fine di poter comunicare a chiunque l’esperienza degli armonici senza dirlo esplicitamente. Ma oggi che la coscienza planetaria è entrata in fase di accelerazione acquariana, l’antica esortazione a “diventare i propri maestri” non è più una vaga aspirazione ma concreta possibilità fatta di tecniche spirituali ben precise. Ovviamente, gli effetti del suono sulla coscienza non solo no escludono modificazioni della materia, ma in ultima analisi finiscono per dimostrare che tra “materia” e “spirito” le differenze possono essere di “densità” e mai comunque di qualità. Mi riferisco agli esperimenti di Ernst Chladni, il fisico viennese nato l’anno della nascita di Mozart (1756) e morto quello della morte di Beethoven (1827), proseguiti più tardi, in modo assai più articolato e consequenziale da Hans Jenny, che coniò anche il termine Kymatica, o scienza della vibrazione (kyma = onda). Rhladni fu il primo a scoprire ( forse a riscoprire) che particelle di sabbia o limature di ferro, sparse a caso su una superficie piatta, qualora vengono sottoposte ad una vibrazione (= frequenza) di intensità e lunghezza sufficiente si dispongono secondo schemi che sono quelli classici del mandala. Le figure di Chladni non solo sono eleganti ed esteticamente gradevoli, ma, sapendole leggere, ci dicono molte cose sulla natura del suono che fedelmente rappresentano secondo diverse costellazioni armoniche. Ricordiamo la definizione di mandala come mappa di coscienza, e viene da pensare che il suono creatore originario dei Veda e del Vangelo di Giovanni non sia da intendere come metafora cosmogonia, ma proprio in senso letterale. Il fatto che determinati suoni e non altri, abbiano il potere di far cambiare alla coscienza di stato (così come gli elettroni “saltano” di orbita se sottoposti ad un’energia) sufficiente, deve far supporre che tra suono e coscienza debbano esservi elementi comuni, in quanto entità totalmente dissimili avrebbero codici diversi e non potrebbero quindi comunicare. Se la trascendenza è attributo tradizionale della coscienza, e questa può essere così fortemente influenzata da certi suoni, gli stessi suoni avranno una struttura intrinsecamente trascendente (isomorfismo). Rimando ancora una volta alla serie dei suoni armonici che, tra l’altro, è infinita per definizione ed ha come limiti quelli della percezione e degli apparecchi di misura. Vale la pena di far notare un altro isomorfismo tra i suoni armonici, che si susseguono secondo intervalli progressivamente più piccoli, e la distribuzione dell’energia secondo il modello della meccanica quantistica, in cui l’energia si presenta in “pacchetti” (quanta). Secondo questo modello(e secondo l’esperienza auditiva) la continuità dell’universo sarebbe una delle tante illusioni della percezione.
Un fisico contemporaneo di cui non ricordo il nome ha scritto”Reality blinks on and off” ( la realtà è in continua oscillazione). Altri hanno detto che la realtà è un’allucinazione collettiva fondata sul consenso delle coscienze. Se si pensa che nel modello classico, “planetario”, dell’atomo le distanze tra le varie particelle sono proporzionalmente dell’ordine di grandezza delle distanze interplanetarie, per cui il nucleo di un atomo corrisponde ad un granello di polvere sospeso al centro del duomo di Milano, e l’elettrone più vicino copre un’ orbita che ne tocca il perimetro esterno, anche il nostro piccolo universo quotidiano appare improvvisamente vuoto. Avevo promesso una precisazione finale. Forse qualcuno si sta ancora chiedendo il senso di quel “magico” del titolo, anche se spero che per la maggior parte dei lettori la cosa non abbia più molta importanza. In realtà tutto è magia e nulla è magia.
CORSO DI CANTO ARMONICO
La pratica dell’Overtone Singing (letteralmente: “cantare armonici” o “cantare in armonici”), che in italiano si può tradurre Canto Armonico è un corpus di tecniche vocali che consentono l’emissione e il controllo di un suono fondamentale e di una parte dei suoi armonici; Alcune di queste tecniche sono molto antiche e sono state usate in diverse culture per scopi di trasformazione personale e magico religiosi, soprattutto nelle tradizioni indiana (mantra), sciamanico mongola (xoomi)e tantrico tibetana.Le lezioni (per il momento ne sono previste 3 nei giorni 15 22 29 marzo alle ore 20.30) saranno tenute da: Roberto Laneri, uno dei primi musicisti contemporanei che da solo e con il gruppo Prima Materia ha contribuito alla riscoperta del Centro Armonico nell’Occidente fin dai primi anni Settanta, facendone particolare oggetto di ricerca.