8 Novembre - 13 Dicembre 1985
Mostra e presentazione del libro Incontro con Beuys
di Lucrezia De Domizio , Buby Durini , Italo Tomassoni
comunicato stampa
Si inaugura al Centro multimediale “Quarto di Santa Giusta” la nuova stagione artistica con la mostra di Joseph Beuys, uno dei più grandi maestri dell’arte contemporanea. All’ inaugurazione che si è tenuta venerdì 8 novembre, è stato presentato il libro “Incontro con Beuys” di Lucrezia De Domizio, Buby Durini, ed Italo Tomassoni. E’ merito di Lucrezia De Domizio, una fra le più grandi galleriste italiane, affermata anche a livello internazionale per le sue precise scelte culturali, quello di aver portato più volte Beuys in Italia diffondendone la sua opera ed il suo pensiero. Nella voluminosa pubblicazione, arricchita dalle bellissime foto di Buby Durini (tutte rigorosamente inedite), Beuys è visto sotto varie angolature. Beuys nel privato e nel rapporto con il pubblico, quindi Beuys pittore scultore, artista, visivo, ecologista, politico, biolologo, agronomo, antropologo, ma principalmente uomo e artista che si fondono. Il libro si compone di tre parti essenziali: la prima parte (ouverture) è una analisi e verifica storica del suo pensiero ed è rivolta a coloro che già ne conoscono il lavoro. La seconda parte contiene esperienze, dati, lavori, diari e documenti politici.
La terza parte del libro spiega in maniera semplice e comprensibile buona parte delle opere di Beuys, il suo pensiero, il suo essere uomo ed artista. Joseph Beuys è senza ombra di dubbio uno dei più grandi artisti di questo secolo. Nato a Kleve (Germania) nel 1921 , è emerso durante gli anni ’60 come la più significativa figura dell’arte contemporanea europea, sia per il carattere della sua arte, il cui filone è contrapposto a quello americano con la figura emblematica di Andy Warhol, sia per la natura delle sue idee. Per Beuys creatività e vita sociale sono profondamente legate e quindi lo sono anche arte e politica. Con la sua arte, attraverso studi di natura filosofica, arriva a teorizzare anche dei principi politico-economici. E’ stato lui il maggiore esponente all’enviroments e delle performances. Nel percorso di queste forme espressive c’è l’idea di energia umana, naturale e primordiale, ovvero il flusso della vita e della creatività. Per questo tutti i materiali usati sono sempre stati organici: grasso, feltro, zolfo, ferro, rame, sangue di lepre, cera di api, il proprio corpo e la propria voce.
Lucrezia De Domizio, Enrico Sconci, Buby Durini
Al centro dell’arte di Beuys sta l ’elemento antropologico, quindi l’uomo in rapporto con una società in crisi, l’uomo che è alienato dalla coscienza di se stesso, dal mondo naturale che lo circonda e dalle sue energie. Per Beuys l’unico mezzo rivoluzionario a disposizione dell’uomo è un concetto globale di arte, da cui nasca anche un nuovo concetto di scienza. Il destino filosofico dell’arte è la liberazione dell’uomo che deve potersi autodeterminare per estrinsecare le sue qualità innate. Quando Beuys parla, dell’uomo, parla anche di tutte le forze che hanno una relazione con lui, collegandolo verso il basso con gli animali, le piante, la natura, e verso l’alto con gli angeli o gli spiriti in modo che possa costruirsi il mondo direttamente con le proprie forze, senza l’intermediazione di nessun sommo sacerdote. Questa, sarà la vera, grande opera dell’arte moderna: la scultura sociale. Nel lavoro di Beuys, sono famosissime le lavagne, dove realizza una serie progressiva di segni, una sorta di diagramma, corrispondente al suo discorso. Anche quando fa delle conferenze, su dei fogli traccia delle “partiture” realizzate con dei disegni o dei simboli che non valgono tanto per la loro carica visiva, quanto come indizio di una sua poetica globale. Un quadratino di pelle di lepre, all’altezza del cuore, connota il principio del movimento, di rinascita, di reincarnazione. Beuys traccia schemi insiemi e piani di trasformazione della politica e della società sulla lavagna, strumento caratterizzante l’attività del “maestro”. Questi “theorema ta.” (spettacolo teoria; arti e scienze) sono accompagnati da discorsi, dibattiti, dialoghi poichè è la voce (il logos) che cerca, la comunione di tutti gli abitanti elementari del mondo, animali a umani.
Joseph Beuys, foto di Buby Durini
Essa in una prima fase, privilegia suoni minimi e segni fonici per promovere una comunicazione fra tutti gli esseri, contro il potere politico, contro il sistema, contro i mass-media ai quali bisogna opporre l’urgenza “di farsi l’informazione da soli”. Quando nel novembre del 1979 J. Beuys è a New York per la grande mostra al Gugghenheim Museum, batte tutti i record di affluenza. Nessun pittore europeo della generazione del dopoguerra aveva avuto una consacrazione tale. Buby Durini gli scatta delle foto che vengono disposte su due tele. La mostra si inaugura alle ore 18. Alle ore 16 dello stesso giorno B. vuole inaugurare una sua personale da R. Feldmann con alcune tracce della sua prima mostra americana, quando rimase alcuni giorni all’interno di una gabbia a “West Broadway con un cojote per impartirgli lezioni di storia dell’arte. Beuys era diventato l’eroe che conquista lo spazio del museo e della storia, piegandolo alle esigenze della rappresentazione e dell’apparizione dell’arte.